Dopo averli ospitati nel n. 2/2019 in piena fase di preparazione, ritroviamo i ragazzi di Faenza reduci dall’esperienza missionaria estiva del Campo di lavoro in Etiopia, per condividerne le tante emozioni, mentre dell’India e di nuovi aspetti della missione ne parliamo con il Ministro Provinciale, fr. Lorenzo Motti, reduce da un viaggio nel Karnataka e non solo.

a cura di Saverio Orselli

 L’aria che ti cambia

Esperienza di missione 

del gruppo forAfrica di Faenza

 Prepararsi: dentro alla vita, non dal balcone

Papa Francesco nella sua lettera ai giovani dice: «Cari giovani, per favore, non guardate la vita “dal balcone”, ponetevi dentro di essa.

Gesù non è rimasto sul balcone, si è messo dentro; non guardate la “vita dal balcone”, entrate in essa come ha fatto Gesù. Ma soprattutto in un modo o nell’altro lottate per il bene comune, siate servitori dei poveri, siate protagonisti della rivoluzione della carità e del servizio, capaci di resistere alle patologie dell’individualismo consumista e superficiale».
Quest’estate abbiamo provato a non guardare la vita dal balcone, ma dal vetro di una jeep sulle strade dell’Etiopia e sinceramente c’è tutto un mondo diverso che non conosciamo là fuori.
Il progetto forAfrica nasce da un gruppo di amici che gravita intorno alla parrocchia del Santissimo Crocifisso dei frati cappuccini di Faenza e che ha vissuto insieme campi estivi ed esperienze di servizio. Nel marzo del 2018 i cappuccini di Imola ci hanno lanciato una proposta ambiziosa: organizzare e partire per un campo missionario in Etiopia. Dopo una lunga riflessione, si è formato un gruppo di quattordici giovani e insieme abbiamo accettato questa sfida. Abbiamo dedicato un anno e mezzo alla formazione attraverso incontri mensili, organizzati dalla diocesi, utili per incontrare altri missionari e per riflettere sui temi della diversità, del dialogo interreligioso e della vocazione missionaria. Allo stesso tempo, per permettere a tutti di vivere l’esperienza, abbiamo organizzato diversi eventi di autofinanziamento come cene, aperitivi e altri servizi. Abbiamo inoltre organizzato una raccolta fondi on line tramite il progetto di crowdfunding “Adotta una classe” per aiutare i frati Cappuccini dell’Emilia-Romagna a portare a termine il progetto di costruzione della scuola di Tarcha, una città nel sud dell’Etiopia.

 Partire: oltre la barriera

Sentendoci più o meno pronti ma sicuramente spaventati e incuriositi, il 26 luglio siamo partiti alla volta dell’Etiopia. Siamo atterrati a notte fonda e, usciti dall’aeroporto di Addis Abeba, ci siamo subito sentiti in un mondo completamente diverso dal nostro. La prima cosa che ci ha colpito è stata l’impressione di respirare un’aria diversa da quella di casa e la sensazione di essere immersi in una situazione caotica, tra cani, sporcizia, poca luce e la guida spericolata dei frati che erano venuti a prenderci per accompagnarci nel primo convento.
Dopo la prima notte nella capitale, la mattina abbiamo intrapreso il nostro viaggio in jeep verso la città di Soddo, la prima tappa del nostro campo missionario. Lungo il tragitto abbiamo assistito alle forti contraddizioni della capitale: i grandi cartelloni pubblicitari e le persone povere addormentate negli angoli, i grandi palazzi e le case in lamiera, tante auto che circolavano e gli animali liberi per la strada.
Lasciata alle spalle Addis Abeba il paesaggio ha fatto spazio alle verdi e sterminate campagne. La stagione delle piogge dona un verde smeraldo ad ogni angolo. Lungo la strada abbiamo incrociato diversi sguardi e saluti, incuriositi da così tanti giovani bianchi in viaggio.
Il convento di Soddo è stata la nostra base per la prima settimana. Durante il giorno ci dividevamo in due gruppi con due destinazioni diverse: il primo gruppo si dirigeva verso lo Smiling Village di Soddo, un centro di animazione ed educazione per bambini di strada; il secondo si recava nella parrocchia di Shanto, un piccolo villaggio di campagna. In entrambi i luoghi abbiamo organizzato un centro estivo per i bambini, offrendo giochi e attività ai più piccoli.
In questa prima parte del viaggio abbiamo incontrato i sorrisi affettuosi dei bambini, ognuno dei quali cela una storia diversa, la curiosità spontanea verso la diversità e la novità, l’energia e l’entusiasmo contagioso.
La seconda parte della nostra esperienza si è svolta a Gassa Chare, un villaggio della regione del Dawro Konta dove è presente una missione dei frati Cappuccini. Qui abbiamo organizzato con un centinaio di ragazzi etiopi della nostra età un “Festival internazionale dei giovani”. L’intento era quello di creare, attraverso esperienze e attività, uno scambio culturale tra Italia ed Etiopia. Guidati da alcune parole chiave, abbiamo affrontato alcuni temi universali come le relazioni, la preghiera, il sogno, il corpo o la musica. Nonostante la barriera linguistica, siamo riusciti a instaurare un dialogo attraverso gesti, musica, balli e giochi. Sono emerse da questo confronto le differenze culturali ma anche i molti elementi in comune tra tutti i giovani cristiani: i sogni per il futuro, la voglia d’indipendenza, i valori della famiglia e della fede.

 Ritornare: somme e bilanci da condividere

Siamo tornati a Faenza a metà agosto ed ogni giorno abbiamo sempre di più la consapevolezza di quanto sia difficile raccontare la nostra esperienza etiope. L’Etiopia ci ha lasciato tanto ed è complesso mettere in ordine i pensieri, fare la somma delle emozioni provate e il bilancio dei colpi al cuore ricevuti.
Al termine di questo viaggio sono molti i ricordi delle esperienze e le emozioni che ci portiamo dentro. Il popolo etiope ci ha insegnato che per comunicare non servono molte parole ma bastano un semplice sorriso o un piccolo gesto per esprimere molto. Vivere tre settimane insieme e condividere questa esperienza ci ha permesso anche di riflettere maggiormente su noi stessi, sulla nostra cultura e sulle nostre abitudini: riconsiderando il valore che diamo ai nostri sogni, il ruolo che abbiamo nella nostra società e il ruolo che Dio ha nelle nostre vite.
La nostra missione non si è conclusa. Vivere un’esperienza unica come questa richiede di essere condivisa con quante più persone possibile, in modo da testimoniare quanto si è vissuto. Per questo abbiamo invitato tutta la nostra comunità a partecipare alla serata “Sognando l’Etiopia”, un’occasione che abbiamo sfruttato per narrare la nostra avventura. Attraverso racconti, video, testimonianze e condivisioni abbiamo cercato di esprimere le emozioni ed i ricordi che ci accompagneranno per sempre.
Nonostante la nostra buona volontà e l’impegno nel condividere l’esperienza missionaria, crediamo che non esista modo migliore per comprenderla se non vivendola sulla propria pelle. Quelle settimane ci hanno insegnato ad allargare i nostri orizzonti, a metterci in discussione, e ad apprezzare il valore di molte cose che diamo per scontate. Per questo, da quando siamo tornati, consigliamo a tutti di partire per un’esperienza missionaria o comunque di cambiare la propria prospettiva. Solo così si può scendere dal “balcone” e partecipare alla “rivoluzione della carità”.