Dall’India un coraggioso quadro della situazione della donna nell’immenso Paese asiatico; poi ampi stralci della lettera con cui il Papa ha indetto un Mese missionario straordinario per l’ottobre 2019.

Saverio Orselli

 Chiamarlo amore non si può

La condizione delle donne in India

 di Maria Joseph
Direttrice Generale delle Ancelle dei Poveri

 Le ancelle partecipano

Come Ancelle dei Poveri in India cerchiamo costantemente di partecipare alle difficoltà della gente, adottando uno stile di vita semplice e scegliendo di vivere nelle condizioni ordinarie delle persone.

Siamo coinvolte, sia nelle aree urbane come in quelle rurali del nostro Paese, in varie attività di sviluppo sociale, in modo particolare in favore degli emarginati, specialmente donne e bambini.
Le donne in India soffrono principalmente a tre livelli. Il sistema delle “caste” è radicato per tradizione nella cultura del Paese. È causa di sofferenze per le comunità di casta bassa, e in queste sono le donne a soffrire maggiormente. A causa del classismo le donne soffrono di estrema povertà, che provoca malnutrizione e salute cagionevole; proprio in quanto femmine, le donne vanno soggette a discriminazioni in ogni stadio della loro vita.
Nell’insieme le donne sono vittime di molte diseguaglianze che sono il risultato di pratiche discriminatorie della cultura socio-religiosa, economica e politica trasmessa nei secoli. Le donne sono il pilastro della casa. Lavorano duramente in famiglia e contribuiscono a sostenere l’economia domestica, ma la loro esistenza ed il loro contributo non è riconosciuto; così sono sottovalutate sia in casa come nella società.
La maggioranza delle donne in India è attivamente occupata in lavori tradizionali e non tradizionali. Nel settore agricolo sono impiegate solamente come forza lavoro e sebbene contribuiscano per il 60% del lavoro agricolo, la terra è sempre a nome dell’uomo. Nonostante che nel 1976 sia passata la legge sulla parità dei salari - che proibisce le discriminazioni di paga basata sui generi - in pratica la disparità di salario persiste.
Tra i problemi affrontati dalle donne in India vi sono molti pregiudizi di genere. Lo stato assoggettato delle donne in famiglia e nella comunità è ancora prevalente. Le donne in India non sono considerate anche a causa di una delle più radicate credenze religiose, secondo cui il rito funebre dei genitori deve essere eseguito solo da un uomo, il figlio o il parente maschio più prossimo. Così una famiglia, pur avendo molte figlie, desidera ardentemente un maschio.

 Sul rogo, per aborto e di inedia

L’aborto delle femmine viene praticato dopo aver ottenuto il referto medico che dichiara il sesso del feto. Questa pratica è tuttora comune in India: dovuto a ciò, secondo le statistiche, la media nazionale delle nascite è di 933 femmine su 1000 maschi. L’infanticidio delle femmine è praticato all’interno delle famiglie che non alimentano e lasciano morire di inedia le bambine entro il primo anno di età. I motivi sono diversi, non ultimo l’obbligo per i genitori di provvedere una ricca dote alle figlie per il matrimonio.
Sono i figli maschi che si prendono cura dei genitori anziani. Il figlio porta a casa soldi, la sposa e la sua ricca dote. L’uomo trasmette il nome della famiglia alle generazioni successive. Anche nell’educazione persiste la disparità tra maschi e femmine. Generalmente in India le donne non vanno a scuola. Solo il 39% delle bambine frequenta le scuole primarie; dopo le elementari, le ragazze abbandonano gli studi per problemi finanziari e per mancanza di scuole superiori nelle vicinanze e per l’insicurezza delle strade per giovani donne.
La media delle donne che sanno leggere e scrivere è del 63% in confronto a quella degli uomini che è dell’82%. Nelle scuole le ragazze si sentono insicure, perché il corpo insegnante è composto da uomini e per la mancanza di servizi igienici. La società ritiene che dopo il matrimonio le donne debbano dedicarsi alle faccende domestiche e alla cura dei genitori anziani piuttosto che frequentare la scuola. Imparare a governare la casa giova al buon andamento del matrimonio stesso.
Le donne sono insicure e sfruttate in casa propria, nelle scuole, sui mezzi pubblici, negli uffici e anche in strada. Nel Paese vengono denunciati solo il 20% dei casi di violenze sessuali. Anche le violenze domestiche sono una piaga dolorosa: in India il 60-80% delle donne subisce qualche forma di abuso e violenza durante la vita matrimoniale. Le violenze fisiche relegano automaticamente le donne in uno stato di inferiorità. Il 70% delle donne sposate fra i 15 e 49 anni di età è vittima di maltrattamenti e di rapporti sessuali imposti. Nel Paese, secondo le statistiche, sono 400 le donne che ogni anno vengono arse in famiglia - le cosiddette ‘morti per la dote’ - una violenza terribile, che avviene quando la dote che la sposa ha portato non è ritenuta sufficiente dalla famiglia dello sposo e viene nascosta denunciando la morte come accidentale. 

La sfida dell’uguaglianza

Fa parte della tradizione culturale dare in sposa le figlie ancora bambine, per evitare di pagare la dote. Nell’India rurale il 70% delle ragazze si sposa prima dei 18 anni e il 56% di queste partorisce prima dei 19 anni.
Uno dei principali problemi che le donne e le bambine debbono affrontare dalla nascita è la scarsa alimentazione. Dovuto alla povertà e alle limitate entrate finanziarie delle famiglie, latte, uova e frutta sono riservate a nutrire i maschi, mentre le femmine debbono accontentarsi di riso e lenticchie, con la conseguenza che vanno soggette a denutrizione e malattie. Molti casi di morte delle partorienti sono dovuti alla malnutrizione.
Indipendentemente da età, sesso e istruzione, nelle città o nei villaggi, le persone usano droghe di vario tipo, con grande danno individuale, familiare e sociale. Un ultimo aspetto drammatico per la vita delle donne è riservato alle vedove: la tradizione culturale del nostro Paese le considera inutili e di peso. Sono maltrattate ed abbandonate dalla famiglia, dai figli e dalla società.
Le Ancelle in India lavorano senza risparmiarsi per liberare le donne da tutte queste forme di schiavitù. La nostra consacrazione secolare ci chiede di agire come lievito e sale nella società. Cerchiamo di trasformare la società con la nostra presenza fra le persone, lavorando insieme con loro, educandole, rendendole capaci di organizzarsi per acquisire i loro diritti e con il nostro impegno affrontare l’educazione dei giovani sia delle aree urbane come di quelle rurali. La sfida quindi è di stabilire valori di uguaglianza, distinguendo le tradizioni essenziali e rimanendo centrate nella fede.