Fino a che età si è giovani? Quando si diventa adulti? Di fatto, i “giovani” che incontriamo nella nostra pastorale giovanile hanno tutti dai 20 ai 35 anni... Abbiamo posto la domanda ad una specialista, che ringraziamo.

a cura di Valentino Romagnoli

 Età adulta che si fugge tuttavia

Adulti emergenti: una fase transitoria fra l’adolescenza e l’età adulta

 di Elvis Mazzoni
docente di Psicologia dell’età evolutiva presso l’Università di Bologna

 Come i tuoi genitori?

Facciamo un esperimento. Prendiamo ragazze e ragazzi di età compresa fra i diciotto e i trent’anni, i tipici studenti e studentesse dell’ultimo anno delle scuole secondarie, universitari e tutti coloro che sono alle prime esperienze lavorative terminate le scuole e l’università.

Porgiamo loro due semplici domande. Domanda 1, molto semplice: «Sei adulta/o?». La risposta non può che essere affermativa in quanto in Italia, come in gran parte del resto del mondo, l’età adulta si raggiunge al compimento del diciottesimo anno di età, che si fa coincidere anche con la fine dell’età adolescenziale. Ora, domanda 2, molto complessa: «Dunque sei adulto come i tuoi genitori?». Ecco che le certezze della prima risposta lasciano spazio a molti dubbi, anzi normalmente le risposte vanno da “assolutamente no” a “proprio no”. Approfondendo l’analisi e chiedendo loro di esprimere i motivi di tale risposta, le differenze percepite fra l’essere adulti dei genitori e l’essere adulti dei ragazzi tra i diciotto e i trent’anni riguardano essenzialmente l’autonomia economica, il possesso di una casa, il non avere figli, l’essere alla ricerca di una propria identità professionale, e tutta una serie di responsabilità che nelle società industrializzate sono tipiche della persona adulta.

 Transizione dell’adulto emergente

Arnett, psicologo americano che da tempo si interessa a tale fenomeno, evidenzia come esso sia l’espressione di un cambiamento culturale costante che ha investito le società industrializzate, ma già visibile anche in altri paesi emergenti, a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale sino ad oggi. La progressiva scolarizzazione, la richiesta di profili di competenze sempre più avanzati per cui l’università diviene un’esigenza anziché una delle tante opportunità, hanno progressivamente spostato avanti di dieci anni e più molti eventi della vita che cinquant’anni fa accadevano normalmente nei primi anni dell’età adulta. La conquista di una posizione lavorativa stabile, l’autonomia economica, il matrimonio, i figli, sono tutti eventi che cinquant’anni orsono accadevano normalmente entro i venticinque anni e che invece attualmente, in molti casi, avvengono fra i trenta e i quarant’anni. Arnett spiega questo fenomeno appunto proponendo un periodo di transizione, quello degli “adulti emergenti”, fra l’adolescenza e l’età adulta vera e propria caratterizzata da tutte le responsabilità tipiche che la caratterizzano.
Tale periodo transitorio è tipico delle società industrializzate, proprio perché le competenze lavorative e professionali richieste necessitano di un lungo periodo di apprendimento che passa anche per l’università, corsi di specializzazione, tirocini, master, ecc., nei quali agli adulti emergenti è dato modo, da un lato, di sviluppare specifiche abilità e competenze, dall’altro, di sperimentare varie identità professionali prima di decidere “cosa farò da grande”. In tali società, come la nostra italiana, terminata la scuola dell’obbligo, ragazze e ragazzi hanno varie possibilità di fare molte esperienze, anche cambiando e modificando percorsi (ad esempio all’università), in modo tale da definire pian piano il loro futuro lavorativo e professionale e sviluppare le competenze necessarie a raggiungerlo. Tale periodo è caratterizzato da varie transizioni: l’uscita dalla famiglia di origine, cambiamenti residenziali per l’università o per esigenze lavorative, le esperienze sentimentali, la costante ridefinizione del proprio capitale sociale (legami più o meno forti che supportano l’individuo a livello emotivo, informativo e conoscitivo), ecc. Tutti questi aspetti se, da un lato, permettono ai ragazzi di fare molteplici esperienze, di sbagliare per certi versi, di costruirsi pian piano un “abito su misura”, dall’altro spostano avanti di vari anni determinati traguardi che la generazione nota come Baby Boomers (nati fra il 1946 e il 1964) raggiungeva 10 anni prima. Proprio per tali caratteristiche, il periodo transitorio degli adulti emergenti è carico di ansie, incertezze, dubbi, ma anche di possibilità.
Ovviamente, tale periodo di transizione ha caratteristiche peculiari anche in base al fatto che si sia vicino ai vent’anni o vicino ai trent’anni. Arnett caratterizza infatti i ragazzi che terminano la scuola dell’obbligo e affrontano le prime esperienze lavorative, oppure entrano in università, come Younger Emerging Adults, con un’età compresa fra i diciotto e i ventiquattro-venticinque anni. Dopo l’università invece, oppure nelle esperienze lavorative successive, si parla invece di Older Emerging Adults, con un’età che va dai venticinque ai trent’anni. In linea di massima, dopo i trent’anni una persona dovrebbe aver raggiunto quella maturità lavorativo/professionale e “di vita” che ne fanno una persona adulta a tutti gli effetti per le società industrializzate.

 Peter Pan si connette

Un aspetto particolarmente interessante evidenziato da Arnett è che tale periodo transitorio non avverrebbe “una tantum” nella vita degli individui, ma potrebbero esservi, anche in età più avanzata, un ritorno a questa fase: si pensi alla perdita del lavoro, alla separazione fra coniugi, al cambiamento di città per esigenze lavorative. Ognuno di queste transizioni della vita delle persone potrebbe far rivivere aspetti tipici del periodo degli adulti emergenti e dunque caricare gli individui di nuove ansie, incertezze e dubbi sul proprio futuro.
Un elemento che però differenzia, e di molto, l’attuale periodo degli adulti emergenti da quanto accadeva alla generazione Baby Boomers è l’utilizzo di Internet. Internet, e i vari applicativi che caratterizzano la rete, in particolare i Social Networks, è certamente una delle tecnologie che maggiormente supporta gli adulti emergenti nelle loro transizioni. La possibilità, ad esempio, di iscriversi all’università ed avere informazioni sui corsi, sui luoghi, sugli alloggi, ecc., senza doversi spostare, permette di avere una sorta di pre-socializzazione che risulterà fondamentale nel momento in cui la ragazza o il ragazzo si sposteranno nel luogo scelto per proseguire gli studi. Allo stesso modo, la possibilità di condividere informazioni e conoscenze in merito a determinate esperienze lavorative e professionali, fa sì che non si entri in un nuovo ambiente di lavoro completamente “alla cieca”, ma si siano ricevute adeguate informazioni per affrontare al meglio tale esperienza. Ancora Internet è anche luogo di costruzione di reti sociali, legami più o meno forti ed anche relazioni, per quanto sia anche la principale causa di separazioni e divorzi.
Il ritratto con cui possiamo pertanto caratterizzare il periodo degli “adulti emergenti” è che si tratta di un periodo transitorio, in cui vi sono poche certezze, ma in cui dovrebbero svilupparsi le basi delle future certezze. È un periodo di “prove e tentativi”, di percorsi intrapresi e spesso modificati, il tutto verso il raggiungimento di quei traguardi tipici con cui le società industrializzate definiscono l’età adulta: stabilità lavorativa, autonomia economica, famiglia, figli, ecc. E in tutto questo percorso, dal 1991 in poi, Internet è divenuta sempre più una tecnologia insostituibile per pervenire a quegli specifici obiettivi professionali e di vita che ogni adulto emergente spera di poter raggiungere.