Il carcere non ha fascino. Non ce n’è nelle sbarre che rinchiudono la libertà. Non ce n’è nella ripetizione ossessiva di rituali burocratici e disumanizzanti. Non ce n’è nella negazione dell’affettività. Ma sì, c’è fascino in carcere! Sì, ce n’è in chi sogna percorsi di giustizia riparativa. Sì, ce n’è nella speranza di chi ricomincia dopo aver sbagliato. Sì, ce n’è in chi cammina a fianco dei detenuti per il piacere di farlo. Il fascino ama farsi trovare dove non t’immagini. Perciò è venuto a nascondersi tra noi in carcere?

a cura della Redazione di “Ne vale la pena”

  

Il fascino dentro ti rimane

Come farsi fregare, guarire e sorprendere

DIETRO LE SBARRE

Ripartire dalla bellezza

Il fascino malefico della bella vita è quello che ha preso più spazio nel corso della mia esistenza.

Se ora mi trovo in questa condizione di recluso, ciò è sicuramente dovuto al fascino di una vita senza limiti che ho subito. Ero convinto che le cose materiali fossero le più importanti e venissero prima di tutto e che di conseguenza il resto sarebbe venuto da solo.
Ora che sono passati anni e sono maturato un po’, la mia attenzione si è rivolta altrove. Ho avuto la tenacia di non arrendermi allo sconforto per una condanna lunga e ho intrapreso gli studi e ora, dopo il diploma, sono al primo anno di lettere e filosofia.
Qualcosa in me è cambiato e l’essere rapito dal fascino di certe letture di autori (come Socrate, Agostino e Kant) che, mai e poi mai avrei creduto di leggere fino ad appassionarmici, mi ha portato a vedere le cose in modo diverso e più responsabile. Quello che credevo in passato si sta verificando in questa mia seconda vita, ovvero che, sì, tutto il resto viene da solo.
I miei interessi e le mie relazioni le ho viste mutare nel tempo e, allora, il fascino che un’esistenza diversa fosse possibile mi ha catturato e ammaliato, con la differenza però che non mi devo preoccupare, come in passato, per quello che accadrà, perché mai niente ora potrà andare peggio della mia prima vita.
Adesso il fascino è ancora più significativo perché mi ha mostrato le sue due facce e, uscendo vincente da una situazione in cui è facile perdersi e difficile ritrovarsi, penso che questo fascino sia più autentico, più duraturo e veramente affascinante.

Gabriele Baraldi

 Ogni volta più bella

Dove c’è vita, c’è posto per qualcosa di attraente. La natura dell’uomo, nonostante le condizioni e le situazioni che deve affrontare, ha bisogno di bellezza e fascino. Su queste basi, l’essere umano crea le opportunità necessarie per sentirsi bene spiritualmente.
Trovandomi attualmente in carcere, un mondo a me sconosciuto, cerco il modo di evadere da questo luogo isolato. Per questo ho iniziato a frequentare un corso di iconografia che per la prima volta mi ha consentito di dipingere quadri sacri. All’inizio mi sembrava qualcosa di irraggiungibile, osservando l’originale della Madonna con il Gesù bambino che viene venerato nella Basilica di San Luca. Poi è stato proprio dipingendo pian piano e toccando con mano ogni parte di questa icona, che ho notato dei cambiamenti dentro di me che nemmeno io avrei potuto immaginare. Più partecipavo a questo laboratorio, più esso diventava affascinante e attraente, fino al punto che mi sembrava quasi di poter comunicare con queste icone. Quando sono riuscito a portare a termine la mia prima icona, ho provato davvero un’immensa felicità e soddisfazione per un oggetto sacro, fatto da me secondo canoni di arte e bellezza. Ora, più la osservo, e più bella ed affascinante mi sembra. Immergermi nel mondo dell’arte mi fa sentire veramente bene: ora ho trovato la ricchezza dello spirito.

Xhaferi Gentian

 Una “zia” in redazione

“Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”, dice il proverbio. Quindi ciò che affascina non è necessariamente bello. Anzi spesso si sente dire di una persona, o di un ambiente, o di una situazione, o di un oggetto: “non è bello, ma ha il suo fascino”. Mi sforzo e penso: “Può essere bello il carcere?” o, meglio, “può esserci un po’ di fascino in un luogo così brutto?”
Ebbene, posso dire che, sfatando il luogo comune per cui lavoro e ‘cose da fare’ sono quasi sempre un peso poco attraente, qui ho conosciuto tante persone, i volontari, che lavorano fuori e, in aggiunta, dedicano tempo gratuitamente a fare cose con noi, per la gioia di incontrarci e, se possibile, di aiutarci. E questo mi affascina. Capisco anche che, per loro, un luogo brutto come questo non è forse poi così brutto: forse anche per loro questo ambiente ha il suo fascino. Per me che sono detenuto è complessivamente orrendo, eppure, in questi anni di detenzione ho visto tanta gente entrarci, attratta da un’esperienza umana profonda che va sicuramente al di là delle apparenze.
Ho visto professori entusiasti ed orgogliosi di avere portato i loro studenti ad incontrarci, e sono rimasto colpito, anzi ammaliato, dai professori che qui lavorano ogni giorno con passione. Ma le persone che più mi affascinano sono i volontari, soprattutto se penso che da parte loro il tempo passato con noi è tutto un dono, senza nessun tornaconto materiale. Come ho detto i volontari sono tanti ed ognuno a modo suo esercita su di me un fascino particolare; ma una di loro mi ha colpito più di altri, forse perché ormai da anni ‘lavoriamo’ insieme al progetto di giornalismo. Grazie a lei, la nostra ‘zia’, abbiamo creato un gruppo, anzi una Redazione (con la R maiuscola): ogni martedì ci troviamo in biblioteca e viviamo tutti qualche ora speciale, in cui lavoriamo e lavorando ci divertiamo ricercando la bellezza nello scrivere e nel descrivere la vita di detenzione. Così il fascino di questa esperienza spezza le sbarre e ci porta soddisfazione e spesso allegria.
La ‘zia’, superando notevoli difficoltà nel suo percorso da volontaria è ancora grintosa più che mai e ogni martedì è qui con noi con passione e tenacia. Per me questa è una storia affascinante!
Ho conosciuto il volontariato in carcere e non so se quando uscirò sarò in grado di farlo anch’io, ma forse in questa esperienza lo sto già facendo insieme a lei.

Pasquale Acconciaioco