«Il potere logora chi ce l’ha» - «il potere logora chi non ce l’ha». In mezzo ci stiamo noi, che a volte ci giochiamo le nostre quote di potere, a volte - spesso - subiamo il potere di chi lo detiene legittimamente se lo esercita nei termini di legge. Comunque logorati.

a cura della Redazione di “Ne vale la pena”

 

Il carcere logora

Dove non si puote ciò che si vuole

 DIETRO LE SBARRE

Alla ricerca del potere perduto

Mamma mia! Non posso fare questo, non posso fare quello, non posso andare dove mi pare e non posso tornare a casa quando voglio.

Sono anni che mi arrabbio perché non posso fare nulla di ciò che mi piace, e anzi, a pensarci bene, non ho nemmeno il più piccolo potere di decidere su qualcosa.
Mi ricordo che da piccolo, nonostante non avessi nessun potere di decisione, scelsi di andare controcorrente e mi diplomai con il “massimo di sbagli”, col far tutto il contrario di quello che mi dicevano. Anch’io avevo finalmente un mio potere, quello di sbagliare. In fondo anche questo è un potere. Chissà a quante persone è capitato che la mamma dicesse loro «Qui comando io, finché non compi 18 anni fai quello che dico io, dopo sarai libero di decidere e di fare come ti pare e se vorrai te ne andrai di casa».
Ho aspettato tanto gli agognati 18 anni per poter assaporare questo preziosissimo potere, ma purtroppo, grazie al mio diploma, sono finito sempre nei guai. Adesso che mi trovo in carcere sono costretto a rispettare regole e condizioni di un potere ben più pesante di quello imposto dalla mia famiglia.
Tutti nasciamo con una “dote” di potere: per esercitare questo dono con umanità forse è necessario essere speciali. Il potere utilizzato senza equilibrio rende antipatici, arroganti, strafottenti. In ogni luogo del mondo sono presenti forme di potere e in fondo ogni nostra scelta e ogni nostra azione è il risultato di una dinamica di potere, il nostro e quello altrui. Anche in carcere il potere che esercitiamo gli uni verso gli altri può trasformarsi in prepotenza. L’auspicio è che tutti, in ogni situazione ci troviamo, sappiamo esercitare il nostro dono in maniera esemplare, perché comandare significa soprattutto caricarsi di responsabilità e rispetto verso gli altri.
Certo, il potere è attraente. Io sono alla ricerca del mio, il tempo per ora non mi manca. Dopo aver aspettato 18 anni per cercarlo fuori dalle mura amiche, mi tocca, adesso, aspettare il mio fine pena e, una volta fuori dalle mura nemiche, cercare di capire fino in fondo come mai è così difficile esercitare ogni forma di potere, anche quello di essere liberi e di vivere come vogliamo. Intanto qui in carcere ho qualche occasione per “allenarmi”.

Pasquale Acconciaioco

 Punti di vista

Sono tante le persone che esercitano diversi tipi di potere, ma c’è anche chi non può farlo assolutamente, come noi detenuti.
I politici hanno ruoli di comando che, una volta acquisiti, non sono più disposti a cedere. Il parlamentare dovrebbe essere un rappresentante del popolo, in quanto eletto dallo stesso, ma purtroppo questo concetto viene quotidianamente violato da una maggioranza di politici individualisti e speculatori. Si può quindi parlare di una vera e propria casta libera di commettere abusi, quasi intoccabile dalla magistratura, nonostante le continue notizie di reati commessi nell’esercizio delle funzioni pubbliche.
Nel contesto carcerario è inevitabile provare una forte repulsione nei confronti di questa casta, in quanto le ingiustizie processuali e la disparità di giudizio verso questi “privilegiati” nelle aule di tribunali ci risultano particolarmente odiose. Molti reati sono spesso puniti con sentenze pesanti quando si tratta di cittadini “normali”, mentre, nel caso l’imputato sia un politico, la sentenza prende spesso una piega totalmente diversa, con pene irrisorie e raggirabili, o con assoluzioni eclatanti.
La rabbia che ci prende quando sentiamo queste notizie, sta proprio nel constatare questo sistema malato e sproporzionato, non tanto per le condanne che abbiamo subito, ma nel verificare che la magistratura giudicante adotta due pesi e due misure, quando invece il metodo di giudizio dovrebbe essere molto più severo per chi ci rappresenta e commette reati contro l’interesse pubblico.
Ad oggi infatti non si ha più una percezione positiva della politica, forse perché dopo decenni di casi giudiziari eclatanti e vicende politico-mafiose che hanno caratterizzato la maggioranza dei partiti politici, le persone hanno perso fiducia in chi ci governa e ci rappresenta. Auguriamoci almeno che il futuro ci possa sorprendere, facendoci tornare fiducia verso la classe politica e il suo potere, oltre che nella imparzialità di giudizio della magistratura con sentenze eque e certe, per tutti i politici che commettono reati.

Marco Mangianti e Filippo Milazzo

 Il potere di scegliere

Il potere ha tante sfaccettature, in tutti gli aspetti della vita. Anche noi abbiamo un potere, quello di scegliere. Noi detenuti siamo consapevoli che, se ci troviamo a vivere in questa realtà, è perché non abbiamo saputo fare la scelta giusta. Era quindi nostro potere decidere di non commettere quel reato; ma la vita va avanti. Ho riscoperto che anch’io, nel mio piccolo, posso riscattarmi potendo fare del bene a questa piccola comunità carceraria. Nella sezione penale della Casa Circondariale “Rocco d’Amato” di Bologna, infatti, ho avuto l’opportunità di rilanciare la biblioteca interna che sembrava ormai destinata a morire. L’eredità assunta era molto scoraggiante, ma non ha spento il mio potere nel voler rivitalizzare un luogo di ritrovo che per noi detenuti è fondamentale. Grazie alla mia testardaggine e all’impegno dei volontari, siamo riusciti non solo a portare un rinnovamento al catalogo, ma anche avere dei libri che mancavano in una biblioteca che potesse ritenersi tale nel suo piccolo. Il mio impegno ha dato i suoi frutti con un risultato insperato: oltre 1200 libri prestati ai detenuti e riportati nell’ultimo semestre. Il mio costante volere-potere ha portato ordine, disciplina e rispetto della cultura in un luogo dove tutto questo mancava, un luogo dove i detenuti possono trovare il libro che cercano.

                                                                                                                                                                  Maurizio Bianchi e Alessandro Siino

 E se dono non fosse?

«Non avresti nessun potere, se non ti fosse stato dato dall’alto» obiettava Gesù a Pilato. Per la nostra esperienza dubitiamo che il potere provenga dall’alto. Ha più il volto della tentazione diabolica che quello celeste del dono.

                                                                                                                                                                                                                                                                Marcello Matté