Evangelizzare sulla via della bellezza. Un altro esempio, tra alcuni già mostrati, ci porta a Pietrarubbia, in provincia di Pesaro-Urbino. Dove si connette l’adorazione perpetua del Santissimo, alla contemplazione della bellezza dell’arte e del creato, in funzione direttamente evangelizzatrice. Siamo tra le monache del monastero di San Lazzaro e Santa Maria Maddalena. Entusiaste e totalmente rapite dalla ricerca di Dio nella bellezza, ovunque essa si mostri.

di Gilberto Borghi

 Bello, bello e adorabile

Per la ricomposizione della vita frammentata

 Da Monza a Pietrarubbia

Un monastero di recente fondazione, quello di San Lazzaro e Santa Maria Maddalena, a Pietrarubbia. Una comunità monastica dedita all’Adorazione eucaristica.

Sono le Monache dell’Adorazione Perpetua. Ma cosa ha di particolare questa esperienza? Si potrebbe dire che l’adorazione qui prende la forma di una vera e propria evangelizzazione diretta. Sappiamo bene come in tutte le forme di adorazione si possa chiedere a Dio la conversione delle persone. Ma qui si va oltre. Suor Maria Gloria Riva, anima e fondatrice del monastero di Pietrarubbia, attinge ad una intuizione della beata Maria Maddalena dell’Incarnazione, morta 200 anni fa: «dalla bellezza delle cose visibili si giunge alla bellezza dell’Invisibile».
Da questa ispirazione Suor Maria Gloria struttura una vita contemplativa in cui le monache accompagnano i fedeli a conoscere Cristo e il vangelo attraverso esperienze sensibili, come contemplare un quadro e interpretarlo o ascoltare una musica e meditarne il messaggio. La beata Maria Maddalena parlava di quella realtà visibile che è il santissimo Sacramento per la quale si vede - in terra - la presenza del Bellissimo. Su questa scia le monache di Pietrarubbia hanno dunque colto la grande opportunità missionaria che offre la via pulchritudinis, la via della bellezza.
La storia è semplice. L’8 di febbraio del 2007, suor Maria Gloria, con suor Maria Karola e tre postulanti (Teodora, Marina, Adriana) partono dal loro Monastero di monache agostiniane di origine (Monza) per fondarne uno nuovo, ad experimentum. I risultati non tardano a venire. Già allo scadere del 2008, dopo il grande evento della beatificazione di madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, il monastero ottiene il permesso della Santa Sede di elaborare Costituzioni proprie. Queste vengono approvate, con diritto diocesano, nel marzo del 2009. Nel 2010 entrano tre postulanti e, tra il 2013 e il 2014, altre tre.

 Un fine lungo due dimensioni

La comunità segue l’ispirazione agostiniana avviando una collaborazione, sul piano formativo, soprattutto con il Monastero delle agostiniane di Urbino, ma anche con tutte le sorelle e i fratelli dell’Ordine. Ma la comunità è seguita con sollecitudine e interesse anche oltre oceano, dalle sorelle “Adoratrici della Federazione dello Spirito Santo” (Messico) e dal monastero californiano dell’“Adorazione” di San Francisco, con il quale, nel 2010, la comunità realizza un film sulla storia della Beata. I contatti sono frequenti sia per la venuta delle sorelle di San Francisco in Italia, sia per l’annuale partecipazione delle monache ai loro corsi di formazione. Il 31 marzo 2009 il monastero di Pietrarubbia riceve l’approvazione diocesana con decreto, come associazione pubblica di fedeli, ma con la prospettiva di diventare monastero sui juris.
Le monache professano i voti di castità, povertà, obbedienza e osservano la clausura. Attualmente la comunità è composta da dieci sorelle, delle quali madre superiora è suor Maria Gloria Riva. Studiosa di sacra Scrittura, ebraico biblico e tradizione rabbinica, ha sviluppato un percorso di conoscenza del simbolo dell’arte, da quella paleocristiana a quella moderna, rivelando una profonda capacità di ripescare i valori simbolici dentro ai segni delle grandi immagini dell’arte e a quelli delle grandi opere musicali. Ha pubblicato su tali argomenti numerosi testi, per vari editori, e collabora con diverse testate giornalistiche. È titolare di una seguitissima rubrica di arte sacra sul quotidiano «Avvenire».
Il fine della comunità è delineato bene dalle parole della beata Maria Maddalena dell’Incarnazione: amare e servire Dio nella pratica delle virtù e animare tutte le creature alla fuga dal peccato e alla bellezza della vita interiore. Un fine unico, che si sviluppa in due imprescindibili dimensioni: la contemplazione adorante del Mistero, inteso come bellezza inesauribili che ci pervade, e l’educazione del popolo alla fede in quello stesso Mistero. Il monastero pratica l’accoglienza, sia quotidianamente, per partecipare alle funzioni liturgiche o per turni di adorazione eucaristica; sia per momenti di ritiro personali, oppure per incontri comunitari che possono prevedere anche il pernottamento. Il principale compito di evangelizzazione è di avvicinare gli ospiti alla bellezza dell’adorazione eucaristica e alla liturgia, mediante il canto monastico accompagnato da organo o da cetra, oppure offrendo spazi di meditazione della Parola, ma sempre in relazione ad immagini o a canti e musiche che educano al significato di fede dei segni grafici o musicali.

 La bellezza ricompone

È un nuovo modo di fare evangelizzazione attraverso il linguaggio della bellezza. E oggi è estremamente interessante, perché offre, a chi lo vive, una via per ricomporre la frammentazione dell’esistenza nell’esperienza della bellezza e ritrovare così un punto di riferimento sicuro, l’eucaristia, per dare risposta al relativismo, oggi davvero pervasivo. Parallelamente offrono un tempo che si prolunga oltre l’istante, a tutti coloro che sono sempre minacciati dall’orologio, che così poco possiedono il proprio tempo; un tempo rigenerante e sereno, il tempo della liturgia e della lode, che ci permette di uscire, nella contemplazione della bellezza, dall’essere preda dell’istante e poter ricostruire tracce del valore del futuro, inteso come ricerca del Bellissimo.
E la prima bellezza che annunciano in questo modo è la radice della fede: il kerygma, inteso come la folgorante bellezza della resurrezione di Cristo. Così, dall’adorazione eucaristica sono educate alla bellezza di uno sguardo diverso sulle cose, sulle realtà quotidiane, sulle bellezze visibili, le persone, la natura, l’arte, la musica; tutte cose che portano già in sé la traccia della resurrezione finale. L’annuncio di speranza che quotidianamente ne emerge è davvero stimolante: l’affascinante abbraccia i nostri giorni brevi e da lì sgorga la Speranza che non muore, perché nasce dalla sorgente della bellezza: Gesù realmente presente nell’ostia. Questa è la particolare coloritura della via pulchritudinis che le monache adottano come mezzo per evangelizzare. contagiando il loro cammino verso il Bellissimo, Dio.
Le Adoratrici sono missionarie di una Presenza, sono indicatrici che annunciano «imparate di nuovo a guardare», perché guardando l’eucaristia si impara a guardare le immagini in maniera nuova (e viceversa riconoscendo il bello in certe immagini si arriva al Bello assoluto, Dio). Così, le monache dell’adorazione mirano a condurre l’uomo a fare esperienza del Mistero, rivolgendosi non solo a chi già vive o è vicino alla fede, ma anche a chi, sensibile alla bellezza in tutte le sue forme, ne ricerca il senso pieno e trascendente.