La condizione della donna in Etiopia, come in molti altri Paesi africani, non è delle migliori, in bilico tra tradizioni ancorate in un passato remoto e il progresso tecnologico che si sta rapidamente diffondendo anche in Africa; abbiamo chiesto di parlarci della condizione femminile a un medico italiano, che presta servizio in una clinica missionaria in Etiopia, e a una consacrata etiope dell’Istituto Missionario Ancelle dei Poveri.

a cura di Saverio Orselli

 Quello che le donne fanno

Impegni e multiple attività delle donne etiopi

 di Stefano Cenerini
medico missionario in Etiopia

 15 attività e 8 mani

Con piacere accolgo l’invito a scrivere alcune riflessioni sulla condizione femminile in Etiopia, vista dalla mia particolare posizione di medico presso una remota clinica missionaria.


Parto subito con una provocazione del saveriano Mario Menin, direttore di Missione oggi: «I missionari e le missionarie non vanno più a fare proselitismo ad gentes, a dare soltanto. Sono uomini e donne inter gentes, che testimoniano il regno di Dio in mezzo alle culture e religioni diverse, rispondendo alle nuove sfide della missione».
Tutti i giorni, nella mia attività medica in mezzo alla gente di campagna, è facile esaltarsi per qualche risultato eccezionale o deprimersi per il contrario. In entrambi i casi cerco di concentrarmi su un unico punto: testimoniare il vangelo con il servizio medico. Nella clinica si nota subito la schiacciante presenza di pazienti di sesso femminile: mamme (a volte nonne) che portano bambini piccoli, gravide, ovviamente anche donne di mezza età ed anziane. La figura qui a lato, recuperata molti anni fa in una bacheca di un ospedale rurale, visualizza magnificamente l’importanza del lavoro (non retribuito!) della donna in Etiopia.
In quattordici anni d’Africa, pur non avendo mai incontrato per strada una donna siffatta, quanto raffigurato mi risulta familiare. Ragguardevoli certamente le prestazioni: quindici “attività” in essere con “sole” otto mani, per non parlare del lattante appeso sulla schiena con un asciugamano. In breve: andare a prendere l’acqua, sostenere il marito, lavare i vestiti, pestare nel mortaio, commerciare, raccogliere legna, pulire, partorire e allevare i bambini, coltivare, cucinare, macinare, procurarsi i medicinali, svolgere lavoro d’ufficio, alfabetizzarsi, preoccuparsi del vestiario. Per compiere così tante attività le donne si fanno aiutare. Alle figlie, già dai cinque anni di età, toccano alcuni “ruoli istituzionali” dai quali non possono esimersi: aiuto nelle faccende domestiche, cura dei fratellini, raccolta della legna, rifornimento dell'acqua. Il cerchio si allarga quindi dalla giovane mamma ai bambini, ma il sesso predominante resta quello femminile.

 Le donne curano

D’altro canto è vero che i tempi cambiano: quante ragazze e giovani donne si presentano da noi con il telefonino in mano e i capelli colorati, a significare che l’attaccamento al bene della famiglia non è più così forte come un tempo. Balzano facilmente in mente ricordi di persone o situazioni in cui mi è realmente capitato di vedere ciò che la figura visualizza. Tra le pieghe della mia attività medica - che raramente lascia tempo per altro - cerco tuttavia di ascoltare racconti o aneddoti, allo scopo di comprendere meglio l’ambiente sociale in cui mi trovo. Più si conoscono l’ambiente e le persone, migliore è il servizio sanitario offerto.
Ecco alcuni esempi che, sulla base della mia esperienza, spiegano ancora meglio le capacità della donna rappresentata nel disegno. L’allattamento spesso si prolunga ben oltre i due anni di vita del figlio, a dimostrazione che non si tratta solo di un nutrimento iniziale ma anche del portare il piccolo ad un certo livello di accrescimento corporeo. Negli anni in cui mi sono occupato a lungo di malati di AIDS (inizialmente solo per un minimo sostegno medico in attesa della naturale evoluzione della malattia, poi per la terapia antiretrovirale “salvavita”), molto spesso le figure centrali per la crescita di neonati e bambini erano le nonne, costrette a sostituire per sempre le figlie (e talvolta anche le nuore) già morte. Non si trattava di una visione facile: tuttavia nonostante l’età, la cura offerta ai nipotini (definizione più appropriata sarebbe figli acquisiti!) era spesso buona, a testimonianza del grande impegno profuso.
In tanti casi di bambini e ragazzi con lesioni cutanee croniche, la differenza spesso non la fanno le medicine ma la pulizia accurata e quotidiana della ferita; sono molto rari i casi in cui i padri si accollano questa cura. Ancora: i giovani affetti da epilessia, che spesso arrivano in clinica dopo anni di disparati tentativi terapeutici, sono molto meglio accuditi dalle mamme, soprattutto dopo aver compreso quanto fondamentale sia la regolarità nel rifornimento del farmaco.

Le donne al governo

La conclusione è di stretta attualità: dall’aprile 2018 l’Etiopia ha un nuovo primo ministro, Abiy Ahmed. Da allora, quanto abbia radicalmente modificato lo status quo richiederebbe molto più spazio di quello a disposizione, per cui mi limiterò a citare solo alcuni eventi recenti, che vedono la novità di tante donne in posti chiave, in quanto egli sostiene apertamente che sono meno corrotte degli uomini!
Nel nuovo governo, snellito a soli venti ministri, dieci sono guidati da donne e non si tratta di ministeri di secondo piano. Il nuovo Presidente della Repubblica - con funzioni simili al Presidente italiano - è Sahle-Work Zewde, una veterana della diplomazia etiope; mentre alla presidenza della Corte suprema è Meaza Ashenafi. Alla giovane Billen Seyoum, etiope di origine ma canadese di nazionalità, è stata affidata la direzione dell’ufficio stampa del Primo Ministro e alla guida dell’ufficio elettorale nazionale (ci saranno le elezioni politiche nel 2020) è stata posta Birtukan Mideksa, da sempre all’opposizione e per molti anni in carcere. A Derartu Tulu, massima gloria femminile nella storia dell’atletica (mezzofondo e fondo) nazionale, è stata affidata la presidenza della Federazione di Atletica, la più importante del paese. Più innovativo di così, dal punto di vista femminile, il comportamento del nuovo premier non poteva proprio essere!