Dalla Romagna con amore

Il diario di viaggio di due cappuccini

 di Luigi Martignani
frate cappuccino, responsabile dell’archivio generale dei cappuccini a Roma

 In Europa

Da sempre il “viaggio” rappresenta una metafora della vita.

Pensiamo ad Ulisse, viaggiatore nell’Odissea, a Dante, pellegrino dello spirito nella Divina Commedia, per giungere a film come La strada di Fellini, 2001 Odissea nello spazio o la trilogia del Signore degli anelli. Non solo il viaggio in se stesso, come esperienza e apertura al nuovo, ma anche il racconto del viaggio diventa occasione di riflessione, confronto con l’altro, necessità di maturazione culturale e spirituale.
La scoperta e la pubblicazione di questo diario di viaggio di due frati cappuccini che si avventurano nell’Europa della seconda metà del XVII secolo apre una finestra su un mondo diverso da quello attuale, ma comunque segnato dalla curiosità, dal gusto della novità, dall’incontro con l’ignoto. Abbiamo in queste pagine l’opportunità di conoscere da vicino con gli occhi dei due protagonisti, il modo di costruire ed organizzare le città ed i villaggi, gli usi ed i costumi della vita quotidiana, la sensibilità dei singoli e della comunità civile e religiosa dell’età moderna. Ed anche il modo di viaggiare dell’epoca. Già: è noto che i mezzi di trasporto caratterizzano una cultura ed una società.
Attualmente il mezzo di trasporto più comune è l’automobile, con tutti i vantaggi ma anche i limiti di questo strumento. Se oggi possiamo spostarci velocemente in aereo o in treno, nella seconda metà del Seicento i ricchi si muovevano a cavallo o in carrozza, i poveri invece si spostavano a piedi o al massimo in barca. Ed è per questo che i nostri due cappuccini compiono il loro viaggio da poveri, come prescriveva la loro regola di vita. Comunque, anche a quell’epoca ci si spostava non poco, ed anzi si stava affermando il gusto del viaggio con la relativa narrazione.

 La vocazione del viaggio

Perché due frati cappuccini? Al tempo della loro avventura nel Nord Europa la Riforma Cappuccina, passati ormai i primi tempi difficili nel secolo precedente, era arrivata al momento della grande espansione. Lo stesso abito religioso, sobrio e dignitoso, caratterizzato dal grande cappuccio “quadrato”, costituiva un formidabile lasciapassare, che apriva tutte le porte, dalle ville dei ricchi e dei nobili, fino alle dimore più umili e modeste degli strati più poveri della popolazione. Inoltre, l’“itineranza” che caratterizzava il loro stile di vita, in contrapposizione alla “stabilità” della tradizione monastica, li rendeva particolarmente adatti a questo modello di missione: che fosse di tipo semplicemente esplorativo o a scopo diplomatico, la sostanza non cambiava: siamo di fronte a dei viaggiatori per natura, oggi diremmo l’immagine perfetta della “mobilità”.
Non possiamo non osservare, inoltre, che la pubblicazione di questo diario di viaggio, a fronte di una documentazione archivistica purtroppo lacunosa per i primi due secoli di storia dell’Ordine dei Cappuccini, cioè per il Cinquecento ed il Seicento, contribuisce a descrivere in dettaglio uno spaccato diretto della vita quotidiana, non solo della Riforma cappuccina nella seconda metà del XVII secolo, ma anche del modo di vivere, di viaggiare, di rapportarsi con la società e con la Chiesa del tempo, sia sul versante cattolico, che su quello protestante.

 Grazie, architetto

Dobbiamo, pertanto, essere grati all’arch. Mario Giberti per la scoperta - in parte fortuita - di questo manoscritto, per l’attenzione e la passione con cui ne ha curato la trascrizione e la contestualizzazione storica. La stessa gratitudine si estende all’Editore e a quanti hanno contribuito alla pubblicazione di quest’opera, che affonda le proprie radici nel comprensorio imolese, da cui i due protagonisti hanno origine e si affaccia sull’orizzonte europeo dell’epoca. Certo, diverse domande rimangono comunque aperte, a cominciare dal motivo di questo viaggio, che l’estensore del diario si guarda bene dal dichiarare, forse anche per motivi di sicurezza. In ogni caso, rimane la certezza di una lettura interessante, speriamo anche appassionante, che possa diventare fonte di riflessione sul nostro modo di viaggiare, come metafora della nostra esistenza, e, magari, invogliare qualcuno dei lettori a stendere a sua volta qualche nota o diario dei propri viaggi, che possa rimanere come testimonianza per il futuro. Buona lettura e buon viaggio sulle tracce dei nostri due frati cappuccini!