Nel nostro Santuario della Madonna della Rocca, a Cento, il 25 gennaio, Giampaolo Manca - trentasei anni senza libertà, ex componente della mala del Brenta, autore del libro “All’inferno e ritorno” - ha incontrato un gruppo di postulanti cappuccini, accompagnati da fr. Fabrizio Zaccarini. Nello stesso giorno aveva parlato agli alunni di Emanuela, che qui ce ne riferisce.
Luigi Martignani ci presenta poi la «Relazione del viaggio per Francia, Fiandra e Germania fatto con il confratello Agostino da Lugo nel 1665» di un suo antico confratello compaesano, Bonifacio da Tossignano.

a cura della Redazione di MC

 

 A scuola di umanità

Dove chi ha sbagliato insegna 

di Emanuela Tarantini
insegnante di religione cattolica

 Gioventù solare

Parlare di carcere, detenuti, percorsi di redenzione e conversione è certamente un’ardua impresa e le reazioni a tali argomenti sono spesso, nel pensiero comune, di diffidenza, pregiudizio e ostilità.

Non certo per me e i miei alunni che da anni mi seguono nel progetto “Solidarietà e legalità Casa circondariale Rocco D’Amato” di Bologna, un progetto il cui fine è naturalmente quello di riflettere sull’importanza della cultura della legalità, sui comportamenti devianti, ma anche sui grandi valori comuni a tante religioni, quali il perdono, il non giudizio e la solidarietà, anche per chi è chiuso in un carcere, scontando la propria pena. L’articolo 27 della Costituzione italiana al comma 3 recita: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità, e devono tendere alla rieducazione del condannato».
Sono docente di religione presso l’Istituto Superiore Fratelli Taddia e l’Istituto Comprensivo n. 1 Il Guercino di Cento. Le soddisfazioni che mi ha dato questo progetto nel corso degli anni sono state innumerevoli; ciò che mi ha sempre colpito è però la profonda umanità, bontà e freschezza dei miei alunni e la loro spontaneità di fronte a temi così delicati. Ogni anno si va in carcere: ci si prepara, ci si confronta con i detenuti e le detenute, si parla, si fanno domande e poi, soprattutto, tanta riflessione interiore!
Alcuni detenuti chiamano i ragazzi “raggi di sole” che entrano in un luogo buio e triste, dove indispensabile è non perdere la speranza. Nel nostro caso la speranza ha il volto di Gesù di Nazareth, l’Uomo per eccellenza, la cui grande umanità ancora oggi stupisce e incanta: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra», «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno», «Ero in carcere e mi avete visitato», «Beati i miti perché erediteranno la terra».

 Condividere la violenza

Il 25 gennaio i ragazzi delle terze della secondaria di primo grado Il Guercino di Cento hanno accolto e ascoltato con attenzione questo anziano uomo di sessantacinque anni che - tra lacrime, sorrisi, sospiri e silenzi - ha raccontato la sua tormentata storia di come sia riuscito a sopravvivere al carcere “aggrappandosi” alla fede in Dio di cui sente il perdono, nonostante i crimini commessi. Giampaolo Manca ha sottolineato il valore della famiglia, degli affetti, il rinnegamento di una vita frivola basata sulla violenza che ha ricevuto fin da bambino per opera del suo stesso padre, uomo severo e violento: «Non mi sono mai sentito accettato: quando la violenza ti entra dentro, la vuoi condividere con gli altri».
Storia di un’umanità ferita, come tante ve ne sono in carcere: sbagliare è un attimo e indietro non si torna: «Non fate come me, siate più che abbiate». Parole importanti le sue che, insieme al suo Angelo custode Anna Buono, counseling penitenziaria e volontaria della Papa Giovanni di Rimini, ha voluto condividere con i ragazzi, impegnandosi ad essere testimone di un percorso di conversione.
La stessa testimonianza ha poi fatto presso il Santuario Madonna della Rocca di Cento, a fr. Fabrizio Zaccarini e ad alcuni postulanti cappuccini che presto intraprenderanno un percorso di volontariato presso il carcere di Rovigo. L’incontro era stato organizzato da padre Ivano Puccetti. Giampaolo ha risposto alle domande dei postulanti, che lo hanno incalzato sul suo rapporto con la fede oggi. Lui si dice innamorato della figura di Gesù di Nazareth e - aggiungo io - della sua misericordia.

 L’arma della misericordia

Credo che il valore del volontariato in carcere abbia una valenza enorme, di impatto notevole, facendo conoscere a tu per tu tante vite spezzate, tanti sguardi che si intrecciano in un connubio di molte sensazioni: pietà, tristezza, paura e rabbia; ma bisogna andare oltre e avere il coraggio di aiutare queste persone per quel che si può, senza pregiudizio, riscoprendo l’uomo al di là dei suoi errori. L’augurio che io, Anna Buono e Giampaolo Manca abbiamo fatto ai postulanti cappuccini è stato questo: «Andate e sappiate usare sempre e solo l’arma della misericordia».
Vorrei ringraziare la Casa circondariale Rocco D’Amato di Bologna che da anni sostiene questo progetto, la dirigente scolastica Anna Tassinari e i colleghi tutti a cui va la mia stima. Vorrei ancora ringraziare i miei detenuti: Davide, con la sua toccante testimonianza da semilibero ed anche Fabrizio, Luigi, Pasquale, Sergio, Stefania e Sonia che da anni parlano ai ragazzi. E grazie a voi cari ragazzi, sempre pronti ad accogliere queste esperienze e queste persone.