We have a dream

Sogno missionario di un giorno di pieno autunno

 a cura del Segretariato delle Missioni dei Cappuccini dell’Emilia-Romagna

  I frati stuzzicano e il parroco incoraggia

«Perché non provate a realizzare i vostri sogni, e non partite per l’Etiopia?», disse fr. Nicola a conclusione dell’incontro con un gruppo di educatori della parrocchia del Crocifisso di Faenza.

Eravamo andati in due frati da Imola per preparare il week-end missionario di novembre 2017 e questo gruppo di giovani ci era parso molto ricettivo e desideroso di fare qualcosa di importante: da qui la domanda finale.
I ragazzi - interpellati sui loro sogni, su ciò che di grande avevano nel cuore - ci pensarono e poi dopo alcuni mesi ci vennero a trovare nel convento di Imola e ci comunicarono che da parte loro erano pronti per partire. Una dozzina i giovani interessati, di età compresa tra i 19 e i 25 anni. Il gruppo ha deciso di chiamarsi “ForAfrica” e si definiscono il gruppo missionario dei giovani della parrocchia del Santissimo Crocifisso di Faenza. Nato come gruppo giovani del catechismo, si è formato grazie a forti esperienze vissute insieme. Tra loro ci sono scout, catechisti, animatori di centri estivi e volontari in diverse associazioni che desiderano aiutare il prossimo e lasciare un’impronta.
Stuzzicati dai frati, incoraggiati dal loro parroco - padre Giorgio Busni -, ascoltando le testimonianze dei giovani che quel campo l’avevano già fatto, si sono decisi ad affrontare l’impresa. Già, perché di impresa si tratta. Occorre prepararsi ad andare in un paese molto diverso dal nostro, bisogna valutare e maturare le motivazioni che spingono ad andare, occorre raccogliere fondi per autofinanziare un viaggio che è costoso.

 La comunità accoglie e invia

Il 6 maggio 2018 nel teatro dei cappuccini i giovani presentano alla gente della parrocchia il proprio desiderio. C’è in loro un po’ di agitazione, si chiedono come la comunità accoglierà l’iniziativa e se sarà disposta ad aiutarli. Si inizia con alcuni giochi sul tema missionario; segue una bella testimonianza di un adulto di Rimini che ha partecipato a diversi campi in Etiopia e che - insieme a sua moglie - ha adottato una bimba etiope, ora già mamma; c’è l’intervento di un frate che spiega la storia della presenza dei frati cappuccini in Etiopia; alla fine i giovani stessi raccontano alla gente come è nato il progetto e che cosa andranno a fare in Africa.
Il campo si svolgerà in due fasi. La prima nella città di Soddo, nella regione del Kambatta: il gruppo dormirà presso il convento dei cappuccini, dove vive fra Maurizio Gentilini. Di giorno una parte dei giovani andrà a fare servizio presso lo “Smiling Children Town” (Città dei ragazzi sorridenti), una realtà nata più di dieci anni fa dall’azione di don Marcello Signoretti, che accoglie un centinaio di bambini di strada costretti a vivere di espedienti e destinati altrimenti ad una vita di povertà e disperazione senza via di uscita; l’altra parte si recherà a Boditti, a mezz’ora di strada da Soddo, nella parrocchia gestita dai Cappuccini dove è parroco fra Temesghen, un frate etiope che è stato sei anni in Italia e che desiderava tanto poter accogliere un campo missionario: si andrà a fare animazione dei bambini della comunità. 
Nella seconda fase ci si trasferirà in Dawro, a circa quattro ore di auto, dove staremo a Gassa Chare. I frati del Dawro avevano espresso da tempo il desiderio di poter organizzare un evento per i giovani delle loro parrocchie. Nasce allora l’idea di una settimana per i giovani, si pensa a un centinaio circa, provenienti da diverse zone, che possano vivere insieme un’esperienza comunitaria intorno ad alcune parole chiave che interessano in modo particolare il mondo giovanile: la musica, il corpo, la preghiera, la fragilità, lo sport, il servizio agli altri. L’idea è quella di far preparare sia ai giovani del “ForAfrica” che a quelli etiopi, intorno a ciascuna parola, delle riflessioni ispirate al vangelo e anche alla vita quotidiana, incontrando testimonianze di persone che ogni giorno vivono alcune di queste dimensioni (per es. nella clinica di Dugga il tema della fragilità) e condivideremo esperienze che ci arricchiranno sicuramente. Al termine della presentazione, la comunità ha mostrato di apprezzare e appoggiare l’iniziativa. «Il gruppo non andrà da solo, ma inviato dalla propria chiesa», conclude con soddisfazione padre Giorgio Busni. «Prima di partire faremo anche una solenne liturgia dove vi daremo il mandato missionario».

 Per preparare la valigia

La prima tappa di preparazione è stata la partecipazione a una giornata del campo di lavoro a Imola. In realtà alcuni dei giovani sono venuti per una settimana intera accompagnando il gruppo dei più giovani. Ad ottobre il gruppo ha partecipato al Week&dream a Imola, una due giorni dedicata all’incontro, alla riflessione, all’ascolto dei nostri sogni, dei sogni di Dio, per vedere di poter sognare insieme. Una quarantina i partecipanti, per lo più giovani tra i 18 e i 35 anni che hanno a cuore la missione.
Il gruppo a novembre si è reso protagonista dell’animazione del week-end missionario svoltosi a Faenza, in cui si è coinvolta il sabato pomeriggio e la domenica mattina la fascia più giovane della parrocchia, con un gioco a tema missionario. Nel tardo pomeriggio e nella sera del sabato, invece, con l’aperitivo missionario e la veglia, si sono raggiunti sia i giovani che diversi adulti.
Da dicembre in poi si è strutturato un percorso molto intenso, in collaborazione con il centro missionario diocesano di Faenza, il quale propone ogni anno un itinerario per i giovani della diocesi, intenzionati a partire per campi missionari. Si tratta di un week-end al mese su tematiche che toccano vari ambiti, dalle motivazioni e le paure di chi parte, alle testimonianze di persone che rientrano dalla missione; dal dialogo ecumenico e interreligioso, al consumo eco-sostenibile. Questo cammino prevede momenti di condivisione sulla parola di Dio, la preghiera comune, lo stare e mangiare insieme, l’incontro con testimoni che vivono particolari esperienze di vita e la visita anche a luoghi “di missione” presenti sul territorio (per es. centri di accoglienza migranti, ecc.): tutto questo in vista di una formazione all’esperienza che si andrà a vivere in missione.
Per realizzare il proprio desiderio, il “ForAfrica” ha anche fatto diverse attività di sensibilizzazione e di autofinanziamento, vendendo torte, organizzando picnic, e riuscendo in pochi mesi a raccogliere fondi sufficienti per pagarsi il biglietto aereo. Inoltre, sfruttando il web, ha avviato una campagna di crowdfunding per raccogliere fondi da destinare alla costruzione di una scuola elementare a Tarcha, città nella regione del Dawro Konta, in Etiopia.
Non ci resta che augurare un buon campo missionario. Chiederemo loro di raccontarci, sulle pagine di MC, la loro esperienza una volta rientrati in Italia.