«Bentornato Antonio e benvenuta Mariangela!» l’accogliente voce di Maura fa fiorire sorrisi nel cerchio. C’è brusio e ci vuole un po’ perché l’agitazione iniziale si plachi «Oggi vi racconto una storia della Bibbia molto antica ma davvero straordinaria, persino intrigante. Al centro degli eventi c’è una donna bellissima ed astuta - Rebecca - la nuora di Abramo, moglie di suo figlio Isacco».

a cura della Caritas di Bologna

 

La resurrezione è di massa

Una donna libera veramente piace anche di più perché libera la mente

 IL TÈ DELLE BUONE NOTIZIE

Il Libro della notizia migliore

«Anche per questa storia, la premessa è d’obbligo: non sappiamo se i fatti siano accaduti così, come li hanno scritti e come ve li riporterò, ma ormai sappiamo bene che il libro, dal quale l’episodio è tratto, non è affatto un testo storico.

È un libro che parla del rapporto fra Dio e noi… è il significato profondo della storia che ci interessa davvero ed è proprio quel significato che cercheremo, a partire dalle nostre stesse esperienze». Per un attimo mi fermo e penso commossa a quante storie delle Bibbia siano davvero celate nelle vite di ciascuno dei presenti. La Parola si è incarnata nelle nostre esistenze: quotidiane risurrezioni sono sempre possibili. Nessuna notizia è migliore di questa.
Maura intanto cuce con brio il racconto di una ragazza affascinante ed enigmatica, che incontra al pozzo il servo di Abramo, mandato dal padrone nella sua terra di origine, con la “missione segreta” di trovare una moglie degna per il figlio. Una parola dopo l’altra, come se prendesse forma davanti ai nostri occhi, il profilo affascinante di Rebecca acquista piano piano dimensione e carattere. La vediamo reagire con generosità istintiva mentre si rende disponibile a dissetare il servo e tutta la carovana; la scopriamo accogliente e cordiale quando accetta di accompagnare presso la sua famiglia questo estraneo del quale non conosce ancora le intenzioni nascoste ed infine ci meravigliamo della sua moderna indipendenza e del suo coraggio quando, interpellata dai suoi, accetta senza titubanze - pur potendosi rifiutare - di lasciare immediatamente l’amata famiglia per seguire il servo verso un destino di sposa che non può di certo neanche immaginare.

 Decide lei

«Quindi è lei a decidere di partire! Strano per quei tempi, no? Una donna che decide da sola!» sottolinea Maura con passione, svelando ai presenti per chi batte il suo cuore. «Il viaggio è lungo e quando finalmente stanno per raggiungere l’accampamento di Abramo, Rebecca vede in lontananza un ragazzo che evidentemente la colpisce. Incuriosita, chiede all’accompagnatore di chi si tratti. Indovinate un po’? È proprio il futuro marito: Isacco. Rebecca si copre il volto con pudore…». «È amore a prima vista!», commenta perspicace Maria Rosaria con tono da esperta.
A questo punto, avvinti i presenti nel racconto e conosciuta Rebecca, Maura procede rapida nella parte più complessa della storia. Con pennellate di parole dipinge i fatti: il matrimonio, la nascita dei gemelli diversissimi Esaù e Giacobbe che «cominciano a litigare fra loro già nella pancia» e poi la cessione della primogenitura per un piatto di zuppa da parte dell’affamato Esaù al fratello, fino all’inganno - suggerito a Giacobbe proprio dalla madre Rebecca - per ottenere anche la benedizione dal vecchio ed ormai cieco padre Isacco. Poi Maura conclude: «Esaù, scoperto l’imbroglio è inferocito, ma Rebecca suggerisce a Giacobbe di salvarsi fuggendo, avendo lui ormai “ufficialmente” acquisito non solo la primogenitura ma anche la benedizione del padre e con essa la promessa di Dio. Così facendo in realtà salva anche Esaù da un destino criminale. Teniamo conto che lei aveva osservato bene i suoi figli, li conosceva come madre e sapeva chi dei due era veramente interessato all’eredità e più adatto a riceverla: l’uomo giusto era Giacobbe, benché fosse il minore. Non sempre la legge è adeguata! Questa donna, più libera del marito di trasgredire, ha usato l’astuzia per far prevalere un bene maggiore… Ma ora, ditemi, cosa c’entra questa storia con noi? Ci riconosciamo?».

 L’inganno, l’eredità e la fame

«Io sono stato ingannato da una donna!», esplode con voce malferma Antonio. «Mi ha fregato con dei sotterfugi e poi si è giustificata dicendo che la cosa era stata fatta a fin di bene! Non era vero. Io le credevo: pensavo che mi avrebbe aiutato ad uscire da questa vita da barbone… Ma il suo vero interesse era soltanto quello di prendermi i soldi e c’è riuscita! Adesso alla sera prima di dormire mi chiedo sempre “Cosa aspetti, stronzo, a tornare a delinquere?”, ma poi la coscienza dell’uomo di quarantotto anni mi dice: “Non puoi passare la metà della tua vita in carcere!” e così mi salvo, lottando con me stesso, ogni notte…».
«Io ero figlio unico», si inserisce Maurizio con tenerezza, quasi parlando fra sé e sé, «avrei ereditato tutto… ma forse avrei potuto non esserne capace… sono andato via. Voglio dire, il centro di ogni regola dovrebbe sempre essere la competenza, la capacità… non la nascita».

«Riuscirsi a rovinare per necessità! Di questo parla questa storia, secondo me», interviene Daniele serio, con la voce roca. «La tossicodipendenza funziona esattamente come la fame di Esaù. Lui aveva bisogno di quel piatto di lenticchie e non ha saputo resistere. Ha perso tutto, certo, ma la responsabilità è solo sua. Giacobbe e sua madre non hanno colpe. Bisogna stare attenti: ci sono tanti tipi di fame a questo mondo. Anche io sono stato ingannato. I miei fratelli mi hanno ingannato. Mio padre aveva molti soldi da parte quando è rimasto vedovo, i miei l’hanno convinto ad andare ad abitare con loro, poi l’hanno fatto interdire e hanno rubato e sperperato tutto. Quando è morto, sul suo conto erano rimasti solo 80 euro da dividerci in quattro… Io allora vivevo in casa con un fratello disabile; non mi interessavano i soldi, li lasciavo fare. Ma quando è venuto a mancare anche lui, ho perso tutto di colpo: la famiglia che mi restava e pure il posto dove stare…».

 Una donna “pontefice”

«Per me questa storia dice che le donne decidono sempre tutto», è Tomislaw ad intervenire. «A volte ci sono donne che fanno torture psicologiche ed anche fisiche per ottenere ciò che vogliono. Ma Rebecca è una brava donna, che vede chiaramente il futuro per tutti. A volte le bugie possono salvare gli altri, fanno bene… non sono inganni». «Sì, a volte mentire è la cosa meno brutta da fare!» aggiunge Sara, dolcemente.
«Sapete come si dice dalle mie parti?», si infila birichina Maria Rosaria, «”l’uomo comanda e la donna decide”!». «Ecco, qui per me c’è il metodo femminile di sciogliere il conflitto, magari anche con l’inganno o con la convinzione, ma sempre senza violenza…» commenta Maurizio.
«Anche per me è sempre la donna che gestisce l’uomo, ma in questa storia vedo soprattutto una presa di coscienza di Esaù. Grazie a sua madre, lui qui scopre che deve ancora costruirsi come uomo ed è la partenza del suo cammino di adulto. A questo servono le donne che ti ingannano: a farti maturare!», dice Antonio.
«Mah! Io al giorno d’oggi vedo solo uomini smarriti e donne incattivite», protesta Gabriele con toni accesi. «Uomini e donne stanno perdendo la loro natura e alla fine chi è come me - né l’una né l’altro - viene comunque perseguitato!».
«Per me invece Rebecca è una vera costruttrice di ponti», interviene Mariangela convinta. «Sì, è una “pontefice” antesignana. Fa uno sforzo di attenzione verso il futuro ed aiuta gli altri. Ognuno di noi può fare questo sforzo di costruire ponti per il bene che verrà…».
Mi intenerisco. La Parola e le parole: armi di risurrezione di massa.