Io sono una missione

(seconda parte) 

a cura delle Sorelle Povere di Santa Chiara
del monastero di Sant’Agata Feltria

 Accogliere ancora: contro l’accumulo

«La missione è una passione per Gesù ma, al tempo stesso, è una passione per il suo popolo» (cfr EG 268).

Per la nostra piccola realtà di sorelle clarisse, questo si è tradotto in una apertura all’accoglienza di tante persone che cercano un luogo per incontrare il Signore, per imparare a pregare, ad ascoltare la sua Parola, che cercano un senso alla loro vita o semplicemente un luogo dove essere accolti come figli e fratelli, al di là delle scelte della vita, un luogo di vicinanza e condivisione. «Per condividere la vita con la gente e donarci generosamente, abbiamo bisogno di riconoscere anche che ogni persona è degna della nostra dedizione (…) Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita» (cfr EG 274).
In questi anni così segnati da precarietà e povertà anche nella nostra Italia, hanno bussato alla nostra porta tanti fratelli bisognosi delle cose fondamentali per la sopravvivenza e nel nostro piccolo, come tanti altri monasteri, abbiamo sentito di rispondere a questo grido condividendo ciò che la Provvidenza dona alla nostra fraternità, camminando semplicemente accanto ai fratelli, lasciandoci mettere in discussione anche dalle loro povertà che non sono una scelta o un voto, ma un fardello posto sulle loro spalle. Un dono per noi perché questi fratelli più nel bisogno ci costringono a vigilare sempre sulla tentazione dell’accumulo che ci fa fuggire dalla precarietà e dall’abbandono. «…quando viviamo la mistica di avvicinarci agli altri con l’intento di cercare il loro bene, allarghiamo la nostra interiorità per ricevere i più bei regali del Signore. Ogni volta che ci incontriamo con un essere umano nell’amore, ci mettiamo nella condizione di scoprire qualcosa di nuovo riguardo a Dio. Ogni volta che apriamo gli occhi per riconoscere l’altro, viene maggiormente illuminata la fede per riconoscere Dio. Come conseguenza di ciò, se vogliamo crescere nella vita spirituale, non possiamo rinunciare ad essere missionari» (cfr EG 272).

 Spiritualmente vincolati

Un ultimo tratto che vogliamo sottolineare del denso testo che ci dona papa Francesco è la dimensione dell’intercessione. Preghiera di intercessione che vuol dire “porsi in mezzo”, come diceva il cardinal Martini, “camminare nel mezzo” pronto ad aiutare. Si tratta di stare alla presenza di Dio per un altro fratello, vedendo il mondo come una grande rete di relazioni in cui ogni volto porta un tratto del volto di Dio nel mistero dello Spirito.
Questo è il motivo per cui ognuno di noi è spiritualmente vincolato agli altri, anche se ciò si manifesterà nella sua pienezza alla fine del tempo, quando il progetto d’amore di Dio per ogni uomo si rivelerà a tutte le genti. La preghiera di intercessione diventa un’altra forma del comandamento del Signore di amare il prossimo come se stessi perché, anche attraverso la preghiera, il Signore ci vuole gli uni per gli altri. Per la nostra fraternità un modo concreto per ricordarci sempre di questa chiamata profonda, per sentirci in comunione con i fratelli sparsi nel mondo (oltre a sentire le testimonianze dei missionari, leggere e documentarci per uscire dall’ignoranza su ciò che accade a tanti fratelli) è quello di inserire spesso nella celebrazione della liturgia canti o danze di altri popoli e culture, unendoci e mettendoci anche alla scuola di tutti i nostri fratelli di fede che con noi lodano Dio, lo rendono presente nel rendimento di grazie, intercedendo gli uni per gli altri perché la Sua vita, la Sua giustizia, la Sua pace regni nel mondo, in quella comune missione di annunciare l’Amore che ci ha raggiunto e che salva ogni uomo.
«Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo. Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare. Lì si rivela l’infermiera nell’animo, il maestro nell’animo, il politico nell’animo, quelli che hanno deciso nel profondo di essere con gli altri e per gli altri» (cfr EG 273).