Quando Maura butta al centro del cerchio il tema del pomeriggio - “Eva e la colpa delle donne” - sembra esplodere una piccola bomba a mano. L’onda d’urto invisibile investe i presenti e tutto si mette improvvisamente in moto, avviando una strana reazione a catena che inanella le emozioni istintive di chi mi sta intorno. Osservo la scena.

a cura della Caritas di Bologna

 A immagine di Dio

Parlando di donne alla Caritas di Bologna

 IL TÈ DELLE BUONE NOTIZIE

Eva non è

Nell’immediata oscillazione generale, vedo Gabriele irrigidirsi, alzare sorpreso le sopracciglia e, ridacchiando, portarsi una mano davanti alla bocca.

Chissà quali colpe di Eva gli sono venute in mente. Daniele, dall’altra parte del cerchio, emette un melodico fischio di apprezzamento, sporgendosi avanti. Maurizio invece è evidentemente seccato. Rivolgendosi agitato ad un ipotetico interlocutore non riesce proprio a trattenere un commento ispido: «Ah! Che Eva poi abbia delle colpe, beh, questa è solamente la versione di Adamo!». Una cosa è chiara da subito: l’argomento di oggi non lascia indifferenti i nostri amici.
«Scusate! Provo a puntualizzare!» si inserisce Maura con energia «Allora, intanto vorrei fosse chiaro per tutti che alla povera Eva va tolta di dosso una zavorra antica che proprio non si merita!».
Al mio fianco, Maurizio annuisce soddisfatto, mentre si accomoda più rilassato sulla sedia.
Maura spiega in pochi passaggi che il racconto biblico della creazione non è certo da intendersi come un racconto storico. Non può essere interpretato alla lettera. Mentre Maura prosegue la sua spiegazione, rendendo più comprensibile e sensato questo brano biblico molto noto e troppo poco conosciuto, la gente ascolta con un’attenzione commovente. Mi viene da pensare a quante poche occasioni abbiano davvero i nostri amici per avvicinarsi e approfondire in termini semplici le pagine della Bibbia e i suoi contenuti non sempre evidenti. Sento friggere nello stomaco qualcosa di stizzito, poi una domanda molesta si spalanca nella mia mente: “Ma l’esegesi è roba da ricconi?”.

 L’etichetta, la conoscenza e il limite

Prima che i miei pensieri imbocchino un’inutile deriva polemica, Maura li cattura: «Se il racconto è mitologico, capite bene che la questione della “colpa” è un pretesto, è come un’etichetta che la nostra Eva – e le donne con lei - si sono ritrovate cucite addosso. Il succo è questo: Dio crea l’uomo e la donna a Sua immagine, maschio e femmina. Crea una relazione che Gli assomiglia! Quando Dio crea Eva, Adamo se la trova di fronte, che significa: di pari dignità…».
Maurizio esprime la sua felicità in un sussurro: «Questo sì che mi piace! Farà bene anche a noi maschi ricordarlo!» dice convinto.
Maura prosegue, chiarendo: il serpente che spezza l’armonia di tutte le relazioni, la consapevolezza dei propri limiti nel ritrovarsi nudi e alla fine l’umanità che si trova costretta ad affrontare un male che misteriosamente la precede e che chiedeva di essere in qualche modo spiegato…«Ognuno di noi infatti nasce e capisce che può compiere il male…».
«Il “colpevole” nella storia secondo me non è né Eva, né Adamo e neppure la serpe… » esplode Maurizio che non ce la fa proprio più a trattenersi «Questi sono solo i personaggi di un racconto e chissà poi se c’è un colpevole alla fine! Secondo me Dio ci ha fatti liberi e alla fine possiamo sempre fare quello che vogliamo, ma ci ha voluto dire nel racconto: “state attenti alla conoscenza!”, perché ogni cosa che si scopre può essere un bene, ma anche un male. La conoscenza è sempre un’arma a doppio taglio, da impugnare ed usare bene o ci ferisce! Questo dice Dio qui, secondo me».>
«Bah! Per me Eva è un esempio da seguire» si lancia Daniele «Ha infranto delle barriere, è vero, ma non credo che Dio ci abbia messo dei limiti…Ad esempio: perché non posso desiderare la donna d’altri? Io la desidero eccome! Perché c’è un divieto? Perché non posso mangiare una mela? Io la mangio! Poi dovrò faticare? Ok, ci sto! È il valore della scoperta che conta, questo ci rende uomini davvero! Non è una questione che riguarda il bene ed il male. Qui c’è l’uomo libero che decide di andare oltre i limiti e accetta di pagarne le conseguenze!».

 Puttana come tua madre

«Io sono cresciuta in una famiglia adottiva» si inserisce Matilde «Erano severissimi e rigidissimi con me. La prima volta che sono scappata di casa, da ragazzina, fu per andare a ballare. Quando son tornata, mi hanno picchiata senza dirmi una parola e mia madre il giorno dopo mi ha portata dal ginecologo…ma io non avevo mai fatto nulla! Non riuscivo proprio a capire il perché di quella visita. Ma quando finalmente riuscii a chiederle spiegazioni, lei mi rispose brutalmente: “vuoi forse diventare una puttana come tua madre?” …è stato così che ho scoperto cosa facesse la mia vera mamma… ». Matilde china il capo. Piange. Poi riprende asciugandosi gli occhi con le mani gonfie «E sapete cosa mi è accaduto poi? Mi son ritrovata incinta prestissimo, ho avuto cinque figli e ho sperimentato di persona che significa la violenza dell’uomo sulla donna. Il mio compagno mi ha persino rotto la mascella con un pugno. Io ho sempre avuto paura degli uomini e mi ritrovavo sempre a fare quello che loro mi chiedevano. E mi arrabbiavo da matti con Dio e Gli chiedevo “ma perché mi hai fatto donna?” e anche “e perché Tu sei uomo? E anche Tuo Figlio Gesù è nato uomo! Non va bene!”. Allora oggi volevo dire grazie a Maura che mi ha ricordato una cosa molto importante. Dio è maschio e femmina, insieme. Così sì, posso pensare che voglia bene anche a me…».
«Io penso che qui il “condominio” è proprio messo male…» dice Carlos con allegra tristezza «C’è sempre un po’ di casino fra uomini e donne. Dentro ogni donna c’è “un essere che cova”, questo è vero, ma per tanti uomini è come se fossero nate solo per quello…per covare rinchiuse nel pollaio! Il paese da cui provengo, l’Argentina, è molto maschilista, pensate che nessuno ha mai riconosciuto alle donne il merito di aver di fatto ribaltato il regime. Qui in Italia ed in Europa, siamo tutti molto più comprensivi e “politicamente corretti”, eppure alla fine - colpa o non colpa - le donne continuiamo ad ucciderle!».

 Un’alleanza che nasce sotto un cavolo

Maura prova a sintetizzare e orienta verso la chiusura «È vero, ci sono ancora molti luoghi comuni sulle donne. Il testo biblico però non è moralista: uomo e donna stanno uno di fronte all’altra. Non uno sopra e l’altra sotto! Eppure ci trasciniamo questa idea di disparità. Ma secondo voi, cosa serve per fare alleanza tra l’uomo e la donna?».
Lo spazio del nostro cerchio si riempie di molte parole meravigliose, poetiche, musicali: amore, ascolto, gratitudine, rispetto, responsabilità, accettazione, comprensione…Fra tutte, però ce ne è una - ripetuta da Gabriele e Matilde – davvero diversa. Una parola scomoda, difficile persino da pronunciare: ermafroditismo.
Proprio quella Maura, con maestria, prende al volo: «Bella questa! Bravi! Be’ in effetti, in un certo senso siamo un po’ tutti “ermafroditi”, cioè ognuno di noi ha in sé elementi di entrambi i generi… Davvero ci aiuterebbe a far alleanza, riconoscere dentro di noi gli elementi del genere opposto, per poi comprenderli meglio quando li incontriamo fuori di noi…».
Matilde sorride con gli occhi arrossati. Gabriele invece si guarda intorno e poi ammette sornione: «Ed io che credevo di aver detto un’emerita cavolata…e invece pare di no!».
A immagine di Dio: uomini e donne.