Uniti contro Mamona
 

Cari fratelli in Cristo e san Francesco, la vostra è una delle riviste cattoliche più intelligenti e ben fatte, perciò mi aprirò con voi. Io spero di morire nella Chiesa in cui sono vissuta; però più volte, non dico che la giudico severamente, perché a un peccatore non si addice il giudizio, ma vorrei scuoterla come si scuote un vecchio baraccone, imponente ma fatiscente. Il mondo attraversa una crisi che certo non è solo economica e che può portare a fine irrevocabile questa nostra povera terra. Siamo ormai al livello del peggiore paganesimo, quando si consigliava di “vendere lo schiavo vecchio e malato”. Stanno cercando di distruggere i sistemi pensionistici e le assistenze sanitarie. Ci stanno vendendo. Negli USA un uomo onesto vorrebbe assicurare a tutti un minimo di cure certe e decenti, e contro di lui lottano ricconi indemoniati del tipo di Epulone, non disposti a rinunciare alle loro ricchezze e ai loro privilegi. E poi regalano un po’ di dollari alle chiese protestanti o cattoliche, e cantano inni nei raduni evangelici. Non certo diversamente avviene dalle nostre parti. E l’uso di armi nucleari che provoca nascite deformi in poveri innocenti? Questi sono peccati orribili che andavano e vanno denunciati con forza dalla Chiesa, invece di soffermarsi solo alla sfera sessuale. So bene che ci sono documenti dei papi e degli episcopati, ma sono per “iniziati”.

Abbiamo una economia di rapina, frutto di una politica egoistica, che permette l’evasione delle tasse e i paradisi fiscali, costringendo i poveri alla fame. La menzogna ha preso il posto dell’informazione. Non è più il lavoro a dare ricchezza, ma il gioco finanziario. La democrazia è svuotata e solo apparente. Quando un industriale riceve soldi dallo Stato, sequestra i macchinari, mette sul lastrico lavoratori mentre le ordinazioni ci sono, al solo scopo di arricchire sempre più sfruttando lavoratori più poveri, non obbedisce alle leggi di una inesistente unica economia, bensì all’antica lupa, che dopo il pasto ha sempre più fame (Dante), al Mammona iniquitatis; è un farabutto, anche se ha miliardi allo Ior, che andrebbe arrestato. Questa cosiddetta classe dirigente non pare avere la minima idea del bene comune e di un progetto per uno sviluppo sostenibile: si distruggono a man bassa risorse non sostituibili, si disperdono anche beni culturali di enorme valore (vedi in Iraq) per arricchire le potentissime lobbies delle armi prima, e le industrie di ricostruzione poi. Quanto avvenuto a L’Aquila, è prassi comune.

Occorre un profeta che gridi più forte che mai contro l’orgia dei bontemponi, oggi di proporzioni gigantesche, e con possibilità scientifiche e tecnologiche enormi purtroppo, ahimé, volte al male. Occorre uno spirito francescano di povertà nelle alte gerarchie, e di trasparenza ovunque, per defilarsi dalle “strutture di peccato”. Grazie, saluti

Rolanda Resta - Bologna

Pare che abbiamo trovato il “profeta che gridi forte” contro l’ingiustizia, la falsità e la corruzione… Il tono è forse un po’ apocalittico e le affermazioni piuttosto nette e generalizzanti, ma certo il momento non è facile ed è comprensibile la denuncia di quanto non va, soprattutto per dare voce a chi non ha voce e difendere i diritti degli oppressi. Non vogliamo buttare benzina sul fuoco, ma come cristiani e come francescani non possiamo che metterci dalla parte dei poveri e degli oppressi. Magari non limitandoci a denunciare (pur riconoscendo che è utile anche questo), ma impegnandoci anche a staccarci dalle “strutture di peccato” e a costruire sensibilità e strutture di giustizia e di solidarietà.

Dino Dozzi