Uomini senza frontiere

 di Dino Dozzi
Direttore di MC

 Sognare un mondo senza frontiere forse è utopistico e inutile, ma qualche spunto di riflessione sulle frontiere può essere salutare, soprattutto dopo le votazioni politiche, quando si spera che “il problema migranti” venga affrontato più serenamente. Le frontiere sono confini che delimitano gli Stati, i quali, a differenza degli imperi precedenti, sono basati sul principio dell’omogeneità dei membri, principio piuttosto vago, più astratto che reale, anche se preso da sempre come giustificazione per scelte politiche o economiche
La globalizzazione e la rete hanno fatto vacillare i confini e le frontiere. Il mondo è cambiato e bisogna resettare. Il geografo Franco Farinelli parla di «reinventare la terra», nel senso etimologico di «ritrovare la terra», formulando nuovi modelli per addomesticare il mondo. La mobilità degli esseri umani, che c’è sempre stata, è diventata oggi più evidente e pone numerosi problemi. Il mondo è una sfera: lo sappiamo ma non ne teniamo conto. La sfera non ha confini, è illimitata, a differenza di una tavola, di una mappa. Lo Stato, basandosi sulla staticità, non riesce a gestire i flussi migratori.
La politica non sa fare perché non sa dire. Di fronte alle migrazioni si è resa evidente l’impreparazione di una politica legata agli Stati e alla loro incapacità di muoversi. I duecento Stati del mondo non si muovono, come dice il nome stesso, e le loro frontiere vengono prese d’assalto dai migranti. Ne nasce una guerra: Stato contro migranti che ne sfidano la sovranità. Lo Stato ferma i migranti alla frontiera, che acquista un valore sacrale, per difendere i suoi cittadini. E nasce l’interrogativo: valgono più i diritti dei cittadini o i diritti umani? Il migrante smaschera lo Stato.
Noi guardiamo le migrazioni dall’interno dello Stato, e rischiamo di diventare complici dello Stato per difendere “il nostro Paese”, cioè i nostri privilegi. Il diritto di cittadinanza è basato sullo jus soli: la sovranità statale deriva dalla proprietà privata. Noi siamo “in casa nostra” e quindi ci sentiamo gli arbitri indiscussi che decidono in modo sovrano e insindacabile chi può entrare e chi no, chi può restare e chi deve tornarsene nel suo Paese. I diritti umani sono esclusi.
A proposito di “proprietà privata”, nella sua lettera programmatica Evangelii gaudium papa Francesco chiede di «creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni. La solidarietà è una reazione spontanea di chi riconosce la funzione sociale della proprietà e la destinazione universale dei beni come realtà anteriori alla proprietà privata» (188-189). Sono parole che fanno ripensare il rapporto tra il diritto di proprietà (da cui lo jus soli) e il bene di tutti (migranti compresi).
Papa Francesco ricorda poi che il tempo è superiore allo spazio e spiega che «dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi» (223). Poco più avanti parla della «comunione nelle differenze che può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda» (228). Gli altri, quindi anche i migranti.
La storia dell’umanità mostra come siamo tutti dei migranti. Il genere umano, quando giunse in Europa quarantamila anni, fa proveniva dal continente africano dove aveva compiuto il suo processo di evoluzione. Dall’Africa erano migrati verso l’Asia e poi verso l’Europa: in quanto migranti gli esseri umani scoprirono il mondo, sempre alla ricerca di cibo e di migliori possibilità di vita. L’Odissea è un libro di viaggi. La Bibbia è una biblioteca scritta da migranti.
Tutti i personaggi biblici sono in viaggio, l’Esodo è il suo mito fondatore; Gesù deve fuggire in Egitto fin da neonato, poi è sempre in viaggio e dice di sé di non avere dove posare il capo; infine, invia gli apostoli nel mondo intero. La storia della diaspora ebraica e della missione cristiana si è incrociata con l’espansione islamica, le carovane, le vie della seta, la colonizzazione, la scoperta di nuovi mondi. Anche la storia delle religioni è intrecciata con la storia della mobilità umana.
Quale contrasto tra la storia piena di speranza della liberazione biblica attraverso il mare dei Giunchi e la fuga odierna attraverso il mar Mediterraneo! Quel Mediterraneo, che fin dal tempo dei Fenici collegava Africa, Asia ed Europa e che consentì a Roma di diventare un impero mondiale su tre continenti, è ora diventato un fossato per la «Fortezza Europa».
Siamo sempre stati dei migranti. Il modo di comportarci verso gli altri migranti dice se la storia ci ha insegnato qualcosa o no, se ci ha aiutato a diventare più uomini o no. Nel millennio scorso è stata abolita la schiavitù, nel presente millennio andrà riconosciuto lo jus migrandi.


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