Si dice che la bellezza sta negli occhi di chi guarda e, per questo articolo, gli occhi sono quelli di Cinzia, direttrice organizzativa del Festival Francescano, che racconta la nascita del Festival a Reggio Emilia; Chiara, responsabile della comunicazione, che ripercorre le edizioni di Rimini e Caterina, responsabile della raccolta fondi, che ci porta a Bologna, passato, presente e futuro del Festival Francescano.

a cura della Direzione del Festival Francescano

 #trecosebelle

Tra la via Emilia e il West: itinerario francescano

 Ammettiamolo: quando nel 2009 i giornali scrivevano di un’invasione pacifica a Reggio Emilia in occasione della prima edizione del Festival Francescano, nessuno pensava, immaginava e forse neppure sperava che, nove anni dopo, il Festival Francescano sarebbe ancora esistito.


Invece, dopo essere cresciuto e maturato, dopo aver cambiato più volte città, dopo aver affrontato diversi temi, il Festival Francescano è giunto alla sua decima edizione. Un traguardo importante, da non dare per scontato, da celebrare e da valorizzare ripercorrendo il cammino che ha portato fin qui. Un cammino fisico, prima di tutto, con un Festival itinerante che da Reggio Emilia è passato a Rimini e da Rimini a Bologna, ma anche un cammino di trasformazione con il Festival Francescano che, edizione dopo edizione, è cresciuto, si è rinnovato, ha dialogato con il territorio, sempre cercando di non dimenticare il motivo per cui è nato: portare in piazza, tra la gente, il messaggio di Francesco d’Assisi, in modo semplice, concreto, attuale, affascinante.
Ci piace avvicinarci a questa decima edizione dedicata al tema della bellezza (Bologna, 28/29/30 settembre) ricordando le cose belle di questi nove anni, con l’auspicio di portarle nel cuore quando in Piazza Maggiore, tra pochi mesi, ci ritroveremo come cari amici, che non possono fare a meno di sorridere, commentare e raccontare aneddoti di ciò che hanno vissuto insieme.
3 città. 9 edizioni. #3cosebelle per ogni edizione.

 

2009-2011: in principio era Reggio Emilia!

Si apre con una grande scommessa la prima edizione del Festival Francescano, a Reggio Emilia: provare a dimostrare che, nonostante gli oltre 800 anni d’età, il messaggio che porta san Francesco è ancora universale, immediato, capace di parlare all’uomo di oggi. Dei tre giorni nella città emiliana ricordiamo tre cose belle: l’entusiasmo dei francescani provenienti da tutta la regione, nel trovarsi per la prima volta in piazza, insieme, tra canti, balli e la possibilità di mostrare un francescanesimo vivo, desideroso di stare in mezzo alla gente; la presenza di Lucio Dalla e l’emozione di ascoltare la sua trasposizione in musica delle poesie di Alda Merini; la visibile emozione di fra Giordano Ferri, ideatore del Festival Francescano, nel momento in cui si è reso conto che la scommessa in cui aveva fermamente creduto e a cui aveva lavorato insieme ad una sparuta equipe, si era trasformata in un bel successo. La seconda edizione viene organizzata dall’intera famiglia francescana dell’Emilia-Romagna e sceglie di approfondire la fraternità, stile di vita così caro a Francesco. Di quei giorni immediatamente precedenti alla festa del santo, scegliamo queste tre cose belle: il concerto della cantautrice israeliana Noa, capace di diffondere un messaggio universale di pace attraverso la sua musica e la novità della Biblioteca vivente, dinamica di piazza per favorire il dialogo e l’abbattimento dei pregiudizi, la proiezione di uno dei primi film muti dedicati al santo di Assisi, “Frate Sole” del 1918, con l’accompagnamento musicale dell’Orchestra sinfonica di Reggio Emilia.
Nell’anno celebrativo del 150° anniversario dell’unità d’Italia, il 2011, Festival Francescano sceglie di rendere omaggio al Santo patrono d’Italia, nel quale l’intero popolo italiano riconosce le proprie radici e i cui valori hanno ispirato e guidato l’operato di tanti padri fondatori della nostra Costituzione. La città del Tricolore ha ospitato la bellezza dei momenti di preghiera e confronto in una piazza sempre più animata dai francescani, la musica internazionale di Giovanni Allevi, che in una singolare intervista racconta del suo legame con san Francesco d’Assisi, la medaglia di rappresentanza con cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano riconosce il valore del Festival Francescano, all’interno delle celebrazioni per l’Italia unita. 

2012-2014: Rimini Rimini

Nel 2012, Festival Francescano sbarca a Rimini. La prima cosa bella è proprio il carattere marittimo di questa città. Arrivata dalla tranquilla e provinciale Reggio Emilia, un dolce nido da dove emettere i primi vagiti, la manifestazione è stata catapultata in una dimensione più rumorosa, abituata ad ogni tipo di provocazione, gioiosa… Un salto dalla prima infanzia all’adolescenza, insomma! L’edizione del 2012 si è caratterizzata per la bellezza del programma che ha avuto il merito di fare un’approfondita analisi sul modo francescano di vedere il femminile. Nell’VIII centenario della consacrazione di Chiara d’Assisi, il Festival ha proposto l’esempio di molte donne impegnate a lasciare un segno in un mondo in fermento. La testimonianza che hanno portato figure come Rita El Khayat (candidata al Nobel per la Pace nel 2008), Rita Borsellino (sorella del magistrato assassinato dalla mafia) o suor Eugenia Bonetti (impegnata contro la tratta degli esseri umani) è stata quella di un cammino in salita, come purtroppo pare oggi confermare il racconto mediatico di una recrudescenza nei fatti di violenza contro le donne. Tra gli incontri più eclatanti, quello tra Elsa Fornero, che allora era a capo del Ministero del Lavoro per il Governo Monti e Susanna Camusso, segretario generale della CGIL. È stato un dibattito che ha fatto scintille e che ha richiamato tutte le principali testate giornalistiche italiane. Al Festival, il riconoscimento per aver fatto dialogare per la prima volta in un campo neutro due mondi che poi, effettivamente, non si sono più ritrovati…
L’edizione 2013 sceglie di parlare di cammino. Lo fa con ambizioni alte (il cammino della Chiesa, il cammino della società…) e con risvolti ben più ancorati a terra, occupandosi di pellegrinaggi. Il bello del Festival Francescano è ancora quello di aver intuito una domanda nella testa e nel cuore delle persone, che poi si rivela sempre più manifesta. Oggi, in Italia, il turismo religioso muove 40 milioni di persone, mentre 40.000 hanno percorso la via Francigena (dati 2016). Chi si mette in cammino è spesso alla ricerca di una dimensione spirituale. Nel 2013, la bellezza della spiritualità è stata testimoniata da Moni Ovadia, artista poliedrico di cultura ebraica. Ovadia ha affermato che «il cammino è il travaglio attraverso il quale costruiamo noi stessi» e che «non c’è benedizione più grande che camminare verso l’altro». Un artista diverso, Francesco De Gregori, ha portato al Festival una tappa del suo tour “Sulla strada”. Il momento più bello è stato quello di ritrovarsi tutti uniti dalle dolci note del “Principe” dei cantautori italiani.
Quella del 2014 è stata un’edizione forse un po’ in sordina. Una svolta, un passaggio obbligato che è servito per ripensare all’obiettivo originale. La parola stessa, festival, richiama il concetto di festa, ferie e felicità. Ecco allora che valeva la pena riassaporare la bellezza di quella dimensione gioiosa insita nel messaggio francescano. Papa Francesco esortava a: «Prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare». Il Festival lo ha fatto con una delle persone più importanti nella “nuova” Chiesa auspicata dal Papa, quella che «deve uscire verso le periferie esistenziali», il cardinale Luis Antonio Tagle. Come un medico inviato dal Signore, Tagle ha fatto una vera e propria iniezione di entusiasmo e di speranza, esortando la gente a non rassegnarsi davanti alle molteplici difficoltà della vita.

  2015-2017: si sta a Bologna

Bologna… Non solo bella ma anche accogliente, attenta e curiosa all’arrivo dei francescani in quella Piazza Maggiore che Lucio Dalla definiva “la sua casa” e che oggi è anche casa del Festival. Belli sono anche gli adesivi raffiguranti gli elementi del creato, a cui è dedicata questa edizione, su tutte le magliette: il Cantico di frate Sole prende forma e colore e inevitabilmente si fa caso al sole, alle stelle, al vento, alla pioggia (che fortunatamente non cade!). Bella, infine, è la novità del corso di formazione per giornalisti: san Francesco, forse, può dare suggerimenti non solo sui contenuti, ma anche sulla forma della comunicazione!
Nel 2016, il tema del perdono è un po’ ostico e difficile da declinare, ma tre cose belle aiutano nell’intento: le magliette del Festival che, accostate, creano un arcobaleno perché il perdono altro non è che costruire ponti per andare incontro all’altro; le oltre 1.000 voci del Piccolo Coro “Mariele Ventre” dell’Antoniano di Bologna e della sua “Galassia”, perché la forza di perdonare nasce dalla speranza di un futuro più bello; le parole dell’arcivescovo di Bologna, Matteo Maria Zuppi, che nelle ferite della storia della città ritrova il perdono come unica via umana perché il male non ci distrugga. In questa edizione, però, c’è anche una quarta cosa bella, che non si può scordare: la riproduzione della Porziuncola dove, con la riconciliazione, si vive il perdono più grande.
Forse “Futuro semplice” è il claim più riuscito in tutti questi anni di Festival Francescano. È curioso, provocatorio, stimolante, difficile da credere, se non si guarda al futuro con lo sguardo di Francesco di Assisi. Tra le cose belle dell’ultima edizione, anche le parole dell’assessore alla cultura del Comune di Bologna che ha definito la manifestazione «un evento di comunità». Di fraternità, oseremmo dire noi francescani.
Parole che forse suggeriscono che il Festival Francescano stia riuscendo, nel suo piccolo, a portare il messaggio di San Francesco in piazza, tra la gente, così come si era proposto in quel “lontano” 2009.