Ristrutturazione, finestre e porte. La ristrutturazione è quella della chiesa dei cappuccini di Castel San Pietro Terme. Finestre e porte sono quelle di Windows e Doors: il presente e il futuro della comunicazione in cui stanno entrando anche i frati cappuccini dell’Emilia-Romagna.

a cura della Redazione di MC

 Una questione di affetto

I lavori di ristrutturazione della chiesa dei cappuccini di Castel San Pietro

 di Giuseppe De Carlo
guardiano del convento di Castel San Pietro Terme

 Dovevano terminare per la festa di San Francesco, il 4 ottobre 2017, invece si sono protratti fino a giugno di quest’anno.

Ma forse questo prolungamento, anche se dovuto più che altro a questioni burocratiche, non è stato invano: ci hanno restituito una chiesa davvero dignitosa e bella, il che non guasta per rendere più partecipate sia la visita e la preghiera personali che le celebrazioni liturgiche.
I lavori si erano resi necessari perché nel 2015 l’edificio aveva cominciato a manifestare segni di un importante cedimento strutturale dovuto all’antichità del fabbricato, ma ancor più e soprattutto a causa della povertà e alla vetustà dei materiali utilizzati, tipici della tradizione architettonica dei cappuccini. Altre cause hanno concorso alla destabilizzazione: le differenti profondità e la scarsità delle fondazioni nelle murature portanti e altri fenomeni legati alla natura dei terreni sottostanti.
Così, a partire dal mese di maggio 2017, la chiesa è stata oggetto di un intervento di consolidamento strutturale davvero importante.

 Descrizione dettagliata

I lavori sono stati eseguiti da imprese locali sotto la direzione dell’arch. Irene Magistretti e dell’ing. Michele Naldi. Lascio la parola all’ing. Naldi per la descrizione dettagliata degli interventi effettuati:
- Consolidamento delle murature portanti delle cappelle laterali poste a Nord tramite placcaggio diffuso con rete biassiale in fibra di basalto e microfili di acciaio inox legata con geomalta. L’intervento è stato possibile in quanto l’intonaco esistente asportato era di recente datazione.
- Consolidamento dell’estradosso della volta della prima cappella mediante placcaggio diffuso con rete biassiale in fibra di basalto e microfili di acciaio inox legata con geomalta.
- Realizzazione della nuova copertura lignea, in corrispondenza della prima cappella laterale, mediante travi di legno massello tipo «uso fiume».
- Posa in opera di catene metalliche in corrispondenza del sottotetto della navata centrale della Chiesa, disposte nelle due direzioni e, precisamente, tre in direzione Est-Ovest e cinque in direzione Nord-Sud.
- Consolidamento del terreno, in corrispondenza delle murature portanti del vestibolo e delle tre cappelle laterali, mediante 160 iniezioni di miscela cementizia tradizionale tipo «IRS» non armate, spinte fino alla profondità del banco di ghiaia.
- Tinteggiatura delle cappelle e delle mura laterali dell’interno della chiesa, della facciata esterna e della parete esterna che dà verso la città su Via Tanari.

 Visibile e invisibile

Come si vede da questa accurata descrizione, la parte più impegnativa dei lavori rimane invisibile agli occhi di chi frequenta la chiesa. Tuttavia, la bella tinteggiatura rimanda bene agli importanti interventi strutturali. Comunque, anche la parte interna visibile ha assunto un aspetto più bello: è stato tolto il marmo che appesantiva le pareti e le cappelle sono state alleggerite da altari e suppellettili varie. Il tutto appare ora più armonioso, in modo da favorire la partecipazione comunitaria alle celebrazioni liturgiche.
I lavori hanno permesso di fare anche interessanti scoperte. Era noto che fino alle leggi napoleoniche e dell’unità d’Italia, le chiese erano sedi di sepolture, ma raramente erano state fatte oggetto di meticolose ispezioni. Il 27 giugno 2017, nella zona sottostante la navata centrale, tra la parete che divide la cappella centrale dalla prima cappella, è stata rinvenuta, aperta e ispezionata la camera mortuaria. Si è appurato che in un arco di tempo di circa 232 anni, tra il 5 ottobre 1629 e il 4 maggio 1861, sono stati sepolti circa ottanta “secolari benefattori”, persone che nelle maniere più differenti sono state vicine alla vita dei cappuccini e hanno desiderato essere sepolte nella chiesa del convento.
Infatti, come è avvenuto spesso nei luoghi in cui si sono insediati i “frati del popolo” (appellativo che ha caratterizzato i cappuccini del passato e di cui i frati di oggi cercano di riappropriarsi), anche a Castel San Pietro Terme è stata la popolazione a volere la presenza dei frati nella loro città. Una presenza che ha conosciuto varie vicissitudini, che però sono state superate grazie alla tenace volontà dei castellani di non privarsi di un gruppo di persone che, proprio per essersi consacrate al servizio di Dio, desiderano condividere la vita quotidiana della gente con cui vengono a contatto.
I cappuccini si stabilirono a Castel San Pietro Terme fin dal 1623, anno probabile in cui ebbe inizio la costruzione della chiesa, e se ne sono allontanati per tre volte: nel 1805 e nel 1866 per la soppressione degli ordini religiosi decretata prima dalle leggi napoleoniche e poi da quelle dell’Unità d’Italia nel 1866; nel 1999, a causa del calo numerico dei frati, non fu costituita la fraternità, un frate da Bologna assicurava il servizio della chiesa. Tutte e tre le volte sono ritornati: nel 1818, nel 1877 e, infine, nel 2009, con nuovo entusiasmo, per riprendere un rapporto e un dialogo mai interrotti con la popolazione di Castel San Pietro.

 Al centro la relazione

D’altronde, il rapporto dei frati con i laici ha fortemente caratterizzato il convento di Castel San Pietro: nell’ultimo cinquantennio per lunghi periodi è stato sede del Centro regionale dell’Ordine Francescano Secolare, dove religiosi e laici hanno vissuto gomito a gomito cercando di concretizzare la vocazione alla fraternità che qualifica sia i cappuccini che i francescani secolari, con le conquiste e le sconfitte dovute alla natura umana di persone che desiderano incarnare il vangelo.
Perciò, mentre i lavori di ristrutturazione della chiesa si avviavano alla conclusione, è sembrato opportuno cogliere l’occasione per ripercorrere tutta la storia della stretta e molteplice relazione tra i cappuccini e i castellani. Si è così concretizzata l’idea di pubblicare un libro dal titolo significativo: Un cammino lungo quattro secoli. I frati Cappuccini a Castel San Pietro: una questione di affetto. La relazione di affetto si è manifestata nel corso degli ultimi quattro secoli nell’impegno al servizio reciproco: i frati si sono resi presenti alle necessità spirituali e materiali dei più disagiati e come punto di riferimento per eventi religiosi e culturali quali occasioni di incontro e di dialogo per le persone delle più svariate estrazioni; la popolazione ha provveduto a non far mai mancare ai frati il suo sostegno nei modi più vari, così come è avvenuto anche per questi ultimi lavori.
Tutto si è svolto sotto lo sguardo amorevole della Beata Vergine Maria, invocata nella nostra chiesa con il bel titolo di “Madonna della Speranza” e la cui festa si celebra la prima domenica di giugno. Quest’anno a presiedere la festa nella chiesa rinnovata è venuto l’arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Maria Zuppi, per spronarci a continuare la relazione di affetto nella speranza e nell’accoglienza reciproca.