Andy era appassionato di geologia, credo che fosse per via della sua natura meticolosa. Le ere glaciali, le derive dei continenti... La geologia non è altro che lo studio della pressione e del tempo, ed è tutto quello che ci vuole: pressione e tempo. [Red, voce narrante nel film Le ali della libertà]. Perciò chi vuole evolvere verso il bene distende la pressione del proprio impegno su tutta la superficie del proprio tempo.

a cura della Redazione di “Ne vale la pena”

  Solamente per severa danza

In carcere la perseveranza rivela volti particolari

 DIETRO LE SBARRE

Volta la carta

Il potere ha messo in carcere Pietro, perché sosteneva che è meglio obbedire a Dio anziché agli uomini. Pietro ha dato inizio alla Chiesa.


La Chiesa ha messo in carcere Galileo, perché sosteneva che la Terra gira attorno al Sole. Galileo ha dato inizio alla scienza.
La scienza ha messo in carcere Edith Stein, perché sosteneva che Dio esiste. Edith è una dei milioni di vittime del mito della razza superiore.
La “razza superiore” ha messo in carcere Nelson Mandela, perché sosteneva che tutte le persone sono uguali.
Nelson Mandela ha conquistato il potere... La perseveranza premia con vittorie postume.
Ma qualche volta le vittorie deprimono a loro volta la perseveranza di altri.

                                                                                                  Marcello Matté

 La vita è un diesel

Se c’è una cosa che lega tutti, in questo posto chiamato carcere, è senz’altro lo stato d’animo svuotato; se la vita fuori offre tante emozioni, qui dobbiamo essere noi bravi a crearcele. Per riuscirci perseverare in qualcosa può essere molto utile. Parto dal presupposto che, per me, la perseveranza è un obiettivo da raggiungere, una corsa continua dove non c’è un vero e proprio traguardo, ma solo soddisfazioni che ti permettono di stare bene e di provare emozioni positive durante la giornata. Penso che tutti abbiamo un motore perseverante, bisogna cercare solo la chiave giusta per accenderlo. Io l’ho trovata in quel che so fare meglio: giocare a calcio.Per me giocare in porta non è un semplice hobby, è una continua sfi
da che non avrà mai fine. Tante volte mi sono trovato a discutere con amici, dopo una partita di calcio giocata durante le ore d’aria, sul cemento. Rimangono stupiti che, in una partita di valore zero, io mi sia buttato a terra 15 o 20 volte, facendomi male e sbucciandomi braccia e ginocchia, come capita spesso. Tante volte mi sono chiesto anch’io: «Chi me lo fa fare?». Eppure è una sensazione unica. Avere anche un singolo complimento da qualcuno mi rende la giornata migliore. Forse perché il segreto è essere valorizzato in qualcosa, e dato che noi detenuti veniamo considerati lo scarto della società, essere bravo in qualcosa mi dà una buona dose di autostima ed essere chiamato Buffon, anziché Pasquale, dai compagni durante la giornata è come una mezza vittoria. Alla fine dei conti la mia perseveranza contribuisce a farmi stare bene.
In galera ci sono tanti tipi di perseveranza: qualcuno per tutto il giorno parla del magistrato, di istanze che vuole fare e di come può uscire o perché non è uscito; qualcuno lava la cella in modo maniacale, anche se è pulita. C’è chi riesce ad andare all’aria ogni giorno a correre, dopo essersi tolto il vizio del fumo. Anche questa è perseveranza e qui in carcere ne abbiamo davvero di tutti i tipi! Se nella vita trovi qualcosa che ti fa stare bene devi averne cura per conservarla e per proteggerla. Serve tanta forza, e una costante fiducia nel motore del bene.

Pasquale Acconciaioco

 Perseveranza

Solamente per sé e in modo severo. Questo mi indica la parola perseveranza. Forse sbaglierò, ma personalmente la interpreto come l’insistere ed investire su sé e sullo scopo che ci siamo prefissati di raggiungere. D’altronde solo applicando questa disciplina con noi stessi, riusciamo a superare e raggiungere i nostri obiettivi. In carcere questa parola e disciplina si intreccia molto con la realtà e percezione dell’ambiente, in cui, da una parte c’è il carcerato e dall’altra l’istituzione che, con l’afflittività della pena, ha il controllo severo sulla persona.
Tuttavia sempre con perseveranza si ha la possibilità di risalire dal buio e iniziare ad intravedere un raggio di luce, per costruirsi una nuova futura esistenza. Non sempre è facile essere perseveranti e con continuità, ed io stesso ammetto che non sempre ci riesco. A volte invidio chi ne ha tanta e mi sento piccolo di fronte alla perseveranza altrui e penso che tutti la possediamo, tutto dipende da quanto siamo disposti a dare di noi per non smettere di provare a raggiungere gli obiettivi in cui crediamo.

Daniele Villa Ruscelloni

 Tempus fugit, io pure

All’interno di un istituto penitenziario, luogo che dovrebbe essere peraltro rieducativo, la parola “perseveranza” assume un significato condiviso da pressoché tutte le persone detenute. È la perseveranza che consente di affrontare i lunghi tempi che ci separano dalla libertà fuori da queste “quattromura”.
Perseveranza mi richiama fermezza di carattere di ogni individuo quando si pone degli obiettivi in vista della riabilitazione sociale che si prefigge. Entra in gioco così la perseveranza, l’insistenza - oserei dire spasmodica – nell’investire tempo ed impegno personale su se stessi. Questo significa soprattutto tenere un comportamento corretto, cercando di rispettare tutte le regole – a volte assurde – all’interno del carcere. Trascorrere nel miglior modo possibile questo periodo buio della vita è già di per se stesso il contenuto della perseveranza che vivo. Cerco di intervallare ogni giorno trascorso qui dentro con lunghe passeggiate al campo sportivo; fortunatamente nella Sezione Penale, dove mi trovo, ci è concessa la frequentazione per quattro ore e mezza al giorno, sempre che il clima lo consenta. Frequento corsi scolastici, yoga, meditazione, vangelo, iconografia e giornalismo; cerco di mantenermi impegnato, perseverando nel trascorrere il tempo in maniera diversa, piuttosto che starmene sdraiato sulla branda in cella a guardare la TV. In questo modo, perseverando, cerco di alleviare il peso della mia carcerazione frequentando periodicamente la biblioteca della mia sezione. Ho riscoperto così il piacere di leggere libri di vario genere, cosa che mi capitava raramente fuori di qui. Anche questo modo di trascorrere il tempo con metodicità lo considero una forma di perseveranza.
Perseverando nello stile di vita assunto, diamo un senso a questo periodo, nella speranza che sia breve e trascorra il più in fretta possibile.

Maurizio Bianchi

 Avevo ragione

A 6 anni mi hanno mandato dietro la lavagna perché parlavo col mio compagno di banco. A 7 anni mi hanno mandato dietro la lavagna perché parlavo col mio compagno di banco. A 8 anni mi hanno mandato dietro la lavagna perché parlavo col mio compagno di banco. A 80 anni ho saputo dal mio nipotino che non c’è più posto dietro le moderne lavagne. Ma non ce n’è bisogno, perché con i compagni di banco non si parla più. Si chatta fuori dalla scuola quando si può usare, da soli, lo smartphone. I miei compagni di banco di allora sono rimasti in pochi. E io ho scoperto che avevo ragione a voler parlare con loro.

Marcello Matté