In missione continua il viaggio intrapreso nei territori missionari, alla luce di una guida speciale, l’Evangelii gaudium, l’esortazione apostolica sull’annuncio del vangelo nel mondo attuale, che papa Francesco ha affidato alla meditazione della chiesa nel 2013, il primo anno del suo pontificato; il commento al secondo capitolo è affidato a fra Antonio, missionario in Centrafrica. Del paragrafo 82 della EG se ne parla nella presentazione dei Campi di lavoro e dei pellegrinaggi proposti per quest’anno

a cura di Saverio Orselli

 La ruggine di mammona

Il papa e l’economia del bene comune

 di Antonio Triani
missionario cappuccino e medico in Centrafrica

 

In questo capitolo il papa fa un’analisi della realtà attuale, della società contemporanea, ricca di aspetti positivi, come il progresso scientifico e tecnologico, ma anche asservita ad un’economia che esclude ed estromette uomini e popoli.

Quando il denaro governa invece che servire, non vi è più spazio per gli altri, per i poveri e non si ascolta più la voce di Dio. Si tratta di un sistema egoistico che produce una «globalizzazione dell’indifferenza» e ci rende incapaci di provare compassione per i drammi del prossimo.

 L’ indifferenza che uccide

Secondo l’inchiesta FAO, la fame nel mondo è di nuovo in aumento, colpendo nel 2016 circa 815 milioni di persone (di cui 243 milioni in Africa). Sono almeno 3 milioni e centomila i bambini al di sotto dei 5 anni che muoiono ogni anno per malnutrizione (Save the Children). Altre statistiche parlano di circa 24.000 decessi ogni giorno. Oltre alla morte, la scarsa nutrizione produce insufficiente crescita, suscettibilità alle malattie, minor resistenza alle condizioni di vita difficili, bassa capacità di concentrazione e di lavoro, degrado della personalità. Fra guerre, instabilità politiche e conflitti civili oggi in Africa Centrale il 41% delle persone sono denutrite. A sud del Sahara troviamo la zona del mondo con la più alta percentuale di persone affamate: una su quattro. Sembra l’Auschwitz del nostro tempo. Se oggi avviene un disastro aereo, questa è una notizia che corre ovunque suscitando commozione. Invece i morti per fame non fanno notizia. Così pure quelli dei conflitti dimenticati. In Centrafrica, nel 2017, le armi da fuoco hanno provocato centinaia di vittime di cui molti civili: non se ne parla. Quando si tratta di andare in vacanza scopriamo gli angoli più reconditi del pianeta, si fanno viaggi impossibili in zone quasi sconosciute; le tragedie per cui arrivano migliaia di profughi a casa nostra non vengono prese in considerazione. Eppure nel mondo globalizzato le vicende di tutti ci riguardano da vicino.

 Lo sviluppo dal volto umano

Il papa riconosce i benefici del progresso, ma rileva gli squilibri di un sistema che non rispetta i diritti di ognuno allo stesso modo. Così accanto ad un grande sviluppo economico e tecnologico che giova a pochi, vasti strati di popolazione e masse che vivono nei paesi poveri vengono esclusi ed emarginati. Semplicemente non contano, non vengono presi in considerazione. Il vero sviluppo, invece, eleva l’uomo nella sua dignità ed è unito alla ricerca di uguaglianza e di giustizia con un interesse sincero per i membri più deboli. Un progresso senza Dio, è un progresso senz’anima, volto solo al soddisfacimento delle esigenze materiali, passeggere. Francesco constata l’attuale condizione satellite dell’uomo rispetto ai dinamismi della sola crescita economica. Essendo Dio l’origine ed il fine della vita, un’antropologia senza sbocchi verso l’alto ha limiti troppo angusti ed è priva di stabile fondamento. Senza la difesa e promozione dei valori etici fondamentali, prosperità e stabilità sono condannate in un prossimo futuro. Questo discorso interessa tutti. In primo luogo, evidentemente i popoli ricchi. Però anche nelle nazioni più povere, come il Centrafrica, esistono squilibri sociali e problemi denunciati dal papa quali corruzione, appropriazione indebita di denaro pubblico, insensibilità nei confronti dei deboli e malgoverno. Alla base di alcuni conflitti africani dimenticati sta anche la ribellione violenta contro politici incuranti del bene comune. Solo una nuova coscienza di fraternità universale può consentire a ricchi e poveri di costruire un mondo più umano. 

Valorizzazione delle culture

I popoli africani necessitano di un aiuto materiale e tecnico, ma possono anche dare molto agli altri popoli: il loro senso di Dio e del sacro, l’apertura alla vita, la saggezza, la solidarietà, la gioia di vivere, l’ospitalità. La superiorità economica e monetaria, il possesso di beni materiali e di risorse o di capacità tecnologiche, non giustifica una superiorità politica, sociale o culturale di un popolo o una nazione sopra un’altra. L’Africa non deve perdere la propria identità rincorrendo acriticamente modelli importati: ha bisogno di una propria strada per lo sviluppo, conforme alle sue origini e ai suoi valori.

 La condivisione

La Chiesa offre un chiaro orientamento morale sull’uso dei beni. È suo compito tornare a dire, come il Battista: «Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha. Chi ha di che mangiare faccia lo stesso». Oppure, riprendendo il tono dei Padri della Chiesa: «Ricordati che tu non dai del tuo al povero, ma gli restituisci soltanto ciò che gli è dovuto. Tu infatti usurpi ciò che Dio ha dato affinché servisse a tutti… La natura non fa distinzioni, perché ci genera tutti poveri… Al povero, come al ricco, basta per sepoltura l’angolo di un campo. E la terra, troppo piccola per i desideri del ricco quand’è vivo, l’ingoia tutto intero quando è morto» (sant’Ambrogio). La Chiesa trae le conseguenze dalla parola di Gesù: «Quello che avete fatto a uno di questi piccoli l’avete fatto a me».

Una conseguenza sarà, per esempio, dichiarare che se la ricchezza non è sempre un furto, ad un certo livello costituisce peccato. Quando le disuguaglianze tra persone aumentano, dalla Chiesa ci si aspetta che difenda i poveri. Come Cristo. Alcuni dati sono quasi incredibili: l’1% della popolazione mondiale possiede quanto il 99% del resto del pianeta. Tale situazione «sottolinea, in qualche modo, il perdurare della parabola biblica del ricco che gozzoviglia e del povero Lazzaro senza cibo» (san Giovanni Paolo II). Francesco sconfessa il primato dell’economia e la capacità dei beni temporali a soddisfare il cuore dell’uomo. Significa sminuire la grandezza, il destino della persona, limitare le sue aspirazioni ai bisogni materiali. Come rimedio all’alienazione, all’egoismo collettivo ed individuale che disumanizza e rende infelici, il papa invita ad aprirsi e chiede «una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa… Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di là di tutto». Per i cristiani dei paesi ricchi è un invito a condividere le risorse, diminuendo gli sprechi, poiché «il superfluo si misura dal bisogno degli altri» (san Giovanni XXIII). Per chi vive nei paesi del Terzo Mondo l’esortazione è a cercare in primo luogo Cristo, risposta alle attese più profonde, prima del benessere solo economico che tralascia i valori spirituali già presenti nelle proprie culture.