Nella biblioteca dei frati

Incunaboli e cinquecentine della Biblioteca Centrale dei cappuccini 

di Luigi Martignani
Amministratore della biblioteca centrale e dell’Archivio generale dei cappuccini

 

Apologia del libro e della frittata

Si sente spesso dire che all’epoca di internet, con i libri e le riviste consultabili on line, e-book, ecc., la carta stampata sia destinata prima o poi a scomparire.

Personalmente non lo credo e per una ragione semplice. Saremo anche capaci di creare una pillola al gusto di uovo, ma non sarà mai paragonabile al profumo e al sapore di una bella frittata. La domanda diventa, piuttosto, se il nostro palato sarà ancora in grado di percepire il gusto delle cose buone.
La presente pubblicazione offre agli studiosi l’elenco dettagliato e curato scientificamente delle edizioni a stampa degli incunaboli e delle cinquecentine conservati presso la Biblioteca Centrale Cappuccini. L’opera è corredata da un’ampia introduzione, che ripercorre il graduale implementarsi del fondo, e dalla corrispondente riproduzione di tutti i frontespizi, in modo che il ricercatore possa verificare anche visivamente l’opera che sta analizzando. È evidente che la storia di questa biblioteca non si chiude con questa pubblicazione. Annualmente entrano a far parte del suo patrimonio dalle tremila alle quattromila pubblicazioni e, ogni tanto, anche qualche libro antico. Tuttavia questo catalogo ha il pregio di “fotografare” la situazione attuale, documentando così un tratto della sua storia anche per i posteri. Lo stesso è avvenuto nel passato. Abbiamo, fortunatamente, alcuni cataloghi di questa biblioteca relativi agli ultimi secoli. Che cosa leggono i cappuccini? A che cosa sono interessati? Qual è il loro livello culturale? La risposta emerge puntualmente da questi elenchi, in particolare dalle note di possesso e dalle altre tracce lasciate sui singoli esemplari e che questo lavoro ha cercato, per quanto possibile, di valorizzare.

 

Ponti e cattedrali

È stato detto che i ponti e le cattedrali nascono nelle biblioteche. Si tratta di un’immagine efficace. Come rimaniamo affascinati quando ammiriamo le antiche chiese delle nostre città, così si rimane impressionati entrando in biblioteca: è come stare in una vera e propria “cattedrale invisibile”. Sono note le difficoltà che l’Ordine dei cappuccini, purtroppo, condivide con molte altre realtà analoghe negli ambienti ecclesiali e civili nella gestione dei beni culturali. Dio non voglia che le nostre gloriose istituzioni culturali vengano percepite come dei pesi morti, dei corpi estranei, se non addirittura dei tumori da estirpare. È assolutamente necessario e urgente riannodare i fili del nostro rapporto con biblioteche, archivi e musei, rivitalizzando il senso della loro presenza nella nostra vita e attività quotidiane.
A questo proposito, è utile richiamare quanto scriveva il Ministro generale nella lettera di presentazione del “Vademecum per i Beni Culturali dell’Ordine”, pubblicata qualche tempo fa in Analecta OFMCap 127 (2011) 604: «È ben nota la profonda valenza dei nostri beni culturali dal punto di vista specificamente pastorale. Essi sono innanzitutto una testimonianza forte, anche sul piano dell’immagine e delle emozioni, del messaggio evangelico francescano-cappuccino. Ma essi svolgono inoltre un’azione pastorale a livello più profondo. La credibilità e l’efficacia del nostro annuncio evangelico e della nostra azione pastorale dipendono in gran parte dalla nostra maturità culturale e dalla capacità di avviare un dialogo sincero con la mentalità comune. E tutto ciò può essere frutto solo di una solida formazione, un serio studio ed una convinta disponibilità ad un continuo aggiornamento sul piano delle scienze umane e teologiche».

 Il passato nel presente

Penso che siamo tutti consapevoli dell’importanza di conservare viva ed efficace la memoria del nostro passato, proprio attraverso le testimonianze dirette della vita e delle attività delle istituzioni, ma soprattutto delle motivazioni e dei valori che hanno animato schiere di confratelli nella propria scelta di vita evangelica e nel loro servizio alla Chiesa ed alla società civile. Tutelare e conservare l’eredità del passato che ci ha preceduto ci aiuta a vivere con maggiore realismo l’attualità del presente, nel quale siamo inseriti, e a progettare in modo più autentico e consapevole il futuro che si prospetta. Come un albero non può vivere senza radici, così anche noi, senza memoria, perderemmo il senso della nostra più genuina identità.
Gli archivi, le biblioteche e i musei non sono semplicemente dei depositi bui, umidi e polverosi, stralci di una storia ormai conclusa, ma il permanente ricordo vivo e fecondo dell’esperienza maturata nel tempo, spesso attraversata anche da sacrifici, rinunce e sofferenze, che ha aperto nuove strade per far vivere il carisma francescano-cappuccino incarnato nel susseguirsi del tempo e lungo la storia. Pertanto, dobbiamo raccogliere e conservare con gratitudine, come delle vere e proprie “reliquie”, questi segni del nostro passato, facendo in modo che possano continuare a parlare ancora oggi, al nostro tempo e alla nostra gente, - innanzitutto nelle nostre fraternità -, per testimoniare nella concretezza del quotidiano la bellezza dello spirito francescano e dell’ideale evangelico che abbiamo abbracciato. È necessario e urgente riannodare i fili del nostro rapporto con queste istituzioni: esse sono lo specchio fedele - a volte forse anche un po’ crudele - della nostra identità. Non è solo un problema di vicinanza o di lontananza, ma una vera e propria questione di appartenenza e di vita. Buona lettura e, soprattutto, buona degustazione!