Riformarci per crescere (insieme)

 di Dino Dozzi
Direttore di MC

 La Riforma è conclusa? Direi proprio di no. La Riforma protestante ha compiuto 500 anni - e il 2017 ne ha visto la rivisitazione in modo decisamente nuovo, più sereno, più oggettivo, più fraterno - ma la riforma resta l’impegno fondamentale per ogni cristiano e per ogni Confessione. L’ha ripetuto quest’anno tante volte papa Francesco, a cominciare dalla sua inedita presenza all’apertura del quinto centenario a Lund; l’ha sottolineato ad Assisi mons. Ambrogio Spreafico, Presidente della Commissione episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della CEI, introducendo i lavori del Convegno nazionale che aveva come titolo “Nel nome di Colui che ci riconcilia tutti in un solo corpo” (Ef 2,16).
“Dalla Riforma alla pluralità delle riforme” era il tema della seconda giornata del Convegno di Assisi. Un grande tratto di cammino ecumenico è stato fatto quest’anno, ma bisogna ancora constatare che le dichiarazioni comuni - straordinariamente belle e importanti - sono per ora solo nei vertici: dobbiamo lavorare per creare una mentalità ecumenica nella base del popolo cristiano, per “guarire le memorie”, per arrivare presto a riconoscere tutti che la Riforma, più che uno strappo, è da considerare un contributo a ricercare l’essenziale cristiano, per creare davvero una cultura del dialogo e dell’ascolto, fondamentale non solo in ambito religioso.
L’Ecumenismo viene sempre più considerato come un fondamentale motore di riforma. Il futuro della Chiesa va verso il riconoscimento delle diversità riconciliate e avvertite come ricchezza comune. Diversità riconciliate: già il concilio Vaticano II, cinquant’anni fa, è andato decisamente in questa direzione, restituendo al popolo di Dio la Parola e il sacerdozio battesimale, capisaldi della tradizione protestante. Come pure recuperando la dimensione misterica della Chiesa e della liturgia, caratteristiche della tradizione ortodossa. La Chiesa cattolica può aiutare tutti a recuperare l’importanza della Tradizione viva e di un effettivo collegamento tra le diverse Confessioni cristiane.
Lidia Maggi sottolineava opportunamente la tentazione che abbiamo tutti di mettere troppo amore nel difendere il nostro modo di essere cristiani, considerandolo come l’unico possibile o, per lo meno, come il migliore in assoluto. Quando san Giovanni Paolo II si dichiarava disposto a rivedere il modo con cui è stato interpretato il primato petrino nel secondo millennio non lo diceva per scherzo. Essendo questo uno dei principali ostacoli alla riunificazione delle Chiese, è quanto effettivamente le commissioni storiche e teologiche stanno facendo. Ma ci vuole umiltà per riconoscere i propri errori. Ci vuole umiltà per uscire dalle proprie certezze spesso troppo certe.
Sempre al Convegno di Assisi, fr. Roberto Giraldo, già preside dell’Istituto Ecumenico San Bernardino di Venezia, ricordava che, «per ritrovare realmente il senso della Riforma e della sua commemorazione dovremmo evitare di partire dalla nostra autocomprensione di Chiesa per confrontarci con le altre; fondamentale, inoltre, è valorizzare le diversità confessionali con i loro molteplici modi di vivere la spiritualità cristiana, confrontarci con sincerità con le differenze che ancora permangono e, infine, dire con chiarezza quali benefici ogni confessione ha tratto dall’altra e come li abbia integrati».
L’operazione ecumenica urgente è di tipo culturale: secoli di polemica vicendevole hanno ingessato posizioni di analfabetismo strutturale e di ritorno che poco o nulla hanno di autenticamente biblico e teologico. Si tratta di rileggere con serenità la storia, comprendendone la complessità: interessante potrebbe essere un confronto tra lo sforzo riformatore di Lutero e quello di san Francesco di tre secoli prima. E poi si tratta di riprendere in mano le sacre Scritture, magari leggendole insieme, in religioso e umile ascolto. Impegnandoci poi tutti ad accorciare le distanze tra vangelo e vita.
MC intende andare con decisione in questa direzione. E augura a tutti un sereno ed ecumenico 2018.