Nasce a Morelia, in Messico, il 16 maggio del 1947. Nel 1981, si è sposato con Susan, a Cana di Galilea. Ha quattro figli: Susan, Juan Marcos, David y Ana Gabriela. Ci aspetteremmo perciò un bravo laico, che ha fatto della condizione coniugale il luogo per vivere il suo vangelo. Lasciando a chi non è sposato la dimensione di annuncio diretto di Cristo.

Gilberto Borghi

 I sensi annunciano

Una nuova via di evangelizzazione

 Filosofo, pedagogista, evangelizzatore

In realtà, Josè H. Prado Flores, è uno dei personaggi più attivi e prolifici nella nuova evangelizzazione che la Chiesa conosca.

Dalla sua intuizione e attività oggi, in ottantadue paesi del mondo, circa duemila esperienze strutturate di annuncio sono nate e si sono consolidate, dando corpo ad una vera e propria scuola di evangelizzazione: la scuola di Sant’Andrea.
Quando nel 1971, partecipando a un incontro di preghiera, Josè H. Prado Flores sentì una speciale effusione dello Spirito, decise di dedicarsi chiaramente ad una nuova forma di evangelizzazione, per far ripartire l’annuncio della gioia cristiana. Lui ha sempre affermato che la sua opera non è sua, ma è frutto dell’azione divina e che non si sarebbe mai immaginato ciò che poi è successo. L’idea originaria era semplice: mettere a servizio di Cristo le competenze filosofiche e pedagogiche che egli si stava costruendo allora per dare corpo ad una forma di evangelizzazione che fosse capace di “parlare” più efficacemente agli uomini e donne del nostro tempo.
Così nel 1980, in Messico, grazie all’aiuto di Bill Finke e padre Salvator Carrillo Alday, vede la luce una nuova esperienza di evangelizzazione che mira alla “formazione di evangelizzatori”, attraverso una metodologia attiva e partecipativa e un percorso formativo ben delineato. Nel corso degli anni l’esperienza assume diversi nomi, a partire, nel 1983, da “Scuola degli apostoli”, fino ad arrivare nel 1995 al nome definitivo “Scuola di Evangelizzazione Sant’Andrea” (SESA), dopo l’approvazione ecclesiastica da parte dell’Arcivescovo di Guadalajara e la definizione di un programma di formazione costituito da ventuno corsi, suddivisi in tre livelli: evangelizzare, formare nuovi evangelizzatori e formare formatori di evangelizzatori.

 Un vangelo, tre fattori

Il carattere metodologico che contraddistingue questa esperienza può essere ritrovato nella somma di tre fattori.
Primo. La ferma convinzione di Josè H. Prado Flores che i primi a richiedere una evangelizzazione erano proprio gli uomini e le donne di Chiesa, che, pur aderendo formalmente e culturalmente alla fede, di fatto non la vivevano effettivamente. Perciò questa esperienza si rivolge innanzitutto ai già cristiani, per riattivare e ravvivare la loro fede.
Secondo. La percezione chiara che il punto di ripartenza di una fede rinnovata non poteva essere altro che il kerygma, l’annuncio rinnovato, ma originario e fondante della resurrezione di Cristo, come sorgente di gioia e liberazione per ogni donna e uomo. Perciò la scuola di Sant’Andrea si struttura secondo una logica interna alla fede, che per prima cosa tende a riattivare l’esperienza della resurrezione e solo dopo si preoccupa di allargarsi ad altre dimensioni teologiche e morali.
Terzo. La costatazione che una evangelizzazione efficace oggi non può più prescindere dalla centralità delle esperienze reali, emozionali e corporee delle persone a cui si rivolge. Perciò, seguendo l’assunto aristotelico classico secondo cui, «niente esiste nell’intelletto che non sia passato per i sensi», questa scuola centra l’evangelizzazione sulla possibilità di fare esperienze sensoriali ed emotive dei misteri della fede. 

Fino alle lacrime

Forse è proprio questa caratteristica che più rende concreto e fattivo questo percorso. Consentire a chi decide di partecipare a questo percorso di vivere emotivamente la forza dell’amore di Cristo nella croce, attraverso una rappresentazione scenica partecipativa della crocifissione, in cui ognuno è “immerso” nell’evento dalla testa i piedi, cambia molto l’effetto che questa produce nell’intimo delle persone. Lo stesso vale per gli altri nuclei di fede che lungo il percorso vengono gradualmente fatti sperimentare. Don Andrea Brugnoli, fondatore delle Sentinelle del mattino di Verona, che ha partecipato direttamente qualche anno fa a questa scuola, dichiara apertamente di non aver mai vissuto prima, benché prete, in modo così intenso la partecipazione ai misteri di Cristo, tanto da emozionarsi fino alle lacrime. E in moltissimi partecipanti l’intensità emotiva sperimentata provoca ovviamente poi un attaccamento e una relazione molto più intensa e solida con la persona di Cristo, permettendo di sostenere molto di più un prolungamento anche nella vita quotidiana di questa esperienza di fede.
Non è casuale, allora, se Benedetto XVI, nell’ottobre del 2012, chiamò proprio Josè H. Prado Flores ad essere il suo inviato personale come uditore, al sinodo ordinario dei vescovi sulla nuova evangelizzazione. Se lo stesso Josè è stato chiamato a predicare in più di sessanta paesi del mondo dal 1980 ad oggi. Se ha tenuto esercizi spirituali per sacerdoti in quasi venti paesi. E se la scuola nata dalla sua esperienza è presente oggi in circa ottanta paesi, con più di duemila comunità nate dai suoi corsi, che cercano di mantenere vivo questo “impatto” di fede che li ha rinnovati. L’area geo-ecclesiale maggiormente coperta è chiaramente quella di estrazione latina, ma non mancano presenze molto significative anche in Polonia, Ungheria, Portogallo, Canada, Stati Uniti. In Italia, a tutt’oggi si contano più di trenta centri, in cui questa esperienza ha lasciato un segno, tra cui Reggio Emilia, Ravenna, Forlì, Rimini.

 Baricentro antropologico rovesciato

Indubbiamente la fatica maggiore a [nel] far sì che un’esperienza del genere possa allargarsi è data soprattutto dalla diffidenza degli ambienti cattolici italiani a ciò che punta sull’emozionale e sul corporeo. Molta della nostra pratica pastorale è ancora centrata su un’antropologia in cui la testa è molto più importante del cuore e del corpo, in cui le cose di fede prima vanno pensate e capite e dopo vanno vissute. Ma il dato reale con cui siamo chiamati a fare i conti è che sempre più oggi le persone sono spinte a rovesciare il baricentro antropologico: conta il sentire più che il pensare e la possibilità di comprendere la fede è subordinata spesso all’averla vissuta effettivamente o no. Di fronte a questo dato, la Scuola di Evangelizzazione Sant’Andrea non propone alle persone una riconversione antropologica prima di poter arrivare a Cristo. Ma, in spirito evangelico, accoglie la realtà così com’è e, convinta che Cristo possa darsi anche in una prospettiva antropologica diversa da quella che da almeno quattro secoli caratterizza l’occidente, prova a declinare l’evangelizzazione in canali comunicativi che permettano maggiormente l’incontro con le donne e gli uomini di oggi.