Padre Aldo Bergamaschi e don Primo Mazzolari avevano entrambi «un passo troppo lungo»: forse oggi siamo più in grado di apprezzare la loro profezia e la loro amicizia. “Sorella porta” è il titolo di una originale mostra tenuta nei locali della biblioteca di Reggio Emilia, per aprire alla conoscenza visiva dei cappuccini e della loro secolare presenza in via Ferrari Bonini.

La Redazione di MC

 Due voci in coro

Rapporto tra padre Aldo Bergamaschi e don Primo Mazzolari

 di Davide Dazzi
animatore culturale presso la Biblioteca cappuccina di Reggio Emilia

  Il 20 giugno 2017 Papa Francesco si reca pellegrino a Bozzolo poi a Barbiana, «sulle orme di due parroci che hanno lasciato una traccia luminosa, per quanto “scomoda” nel loro servizio al Signore e al popolo di Dio».

Ricorda che già san Giovanni XXIII aveva salutato don Mazzolari come «tromba dello Spirito Santo nella Bassa padana» e le affermazioni del beato Paolo VI nel suo saluto ai pellegrini di Bozzolo e Cicognara il primo maggio 1970: «Aveva un passo troppo lungo; noi si stentava a tenergli dietro: ha sofferto lui, abbiamo sofferto anche noi. È il destino dei profeti».
L’evento ci richiama l’intenso rapporto che c’è stato tra don Primo Mazzolari e padre Aldo Bergamaschi. Per “il passo troppo lungo” anche padre Aldo come don Primo è incorso in provvedimenti disciplinari, riabilitati entrambi a tutti gli effetti.

 Biografia uno e due

Don Primo Mazzolari nasce a Santa Maria del Boschetto di Cremona il 13 gennaio 1890, è ordinato sacerdote il 15 agosto 1912. È parroco il 10 luglio 1932 a Bozzolo (MN), dove rimane fino alla morte che avviene a Mantova il 12 aprile 1959.
Nel 1949 fonda e dirige Adesso, quindicinale di impegno cristiano, la cui pubblicazione viene proibita nel 1951.Nello stesso anno il Sant’Uffizio proibisce a don Primo di predicare fuori della sua diocesi senza il permesso del vescovo. Il 5 febbraio 1959 viene ricevuto in udienza da papa Giovanni XXIII. Sono innumerevoli le sue pubblicazioni raccolte e conservate presso la Fondazione Mazzolari di Bozzolo.
Padre Aldo Bergamaschi nasce a Torrano di Pontremoli (MS) il 28 gennaio 1927, viene ordinato sacerdote il 29 marzo 1952, si laurea in Pedagogia nel 1962 presso l’Università Cattolica di Milano. Inizia l’iter universitario assunto come assistente dal prof. Mario Casotti, arriva professore ordinario di Pedagogia presso l’Università degli Studi di Verona. A Verona va regolarmente da Reggio Emilia dove mantiene un’intensa predicazione nella messa domenicale molto apprezzata e seguita. Nel 1988 gli viene sospesa la predicazione durante la messa. Viene riabilitato nel 1999 a tutti gli effetti e nominato superiore del convento di Reggio Emilia, dove muore il 14 giugno 2007.

 Appuntamento nell’Adesso

L’approccio di padre Aldo con don Primo ce lo descrive padre Aldo stesso in una intervista del 1976. Alla domanda: «Che significato ha per lei, l’essere discepolo di don Primo Mazzolari?», risponde: «Per me, don Mazzolari è una continuità, una continuità nella mia vita, giacché egli è penetrato dentro la mia coscienza».
Numerose le sue opere su don Primo Mazzolari. Tra l’altro ha curato I Diari Mazzolariani dal 1905 al 1945; interessante la presentazione che ne ha fatto nel libro Mazzolari un contestatore per tutte le stagioni dedicato alla sorella Giuseppina Mazzolari. Fin da giovane sacerdote ha collaborato con la redazione della rivista Adesso.
In uno scritto ne descrive l’approccio. «Quando apparve Adesso (15 genna­io 1949), avevo 22 anni, stavo frequentando il primo anno di teologia, ma avevo dentro molte insoddisfazioni culturali. I punti del primo editoriale mi presero subito l’anima. Elenco i più importanti. 1) Adesso è l’ora dei manovali di Dio più che dei rappresentanti di Dio; 2) Il passato è moneta già spesa su cui conviene invocare la misericordia di Dio. Mi sembrava questa la presa di distanza dal Cristianesimo reale (oggi aggiungo: ridotto al rango di religio­ne). 3) Il punto che mi agganciò l’ani­ma: non solo Dio, ma ogni creatura mi dà appuntamento nell’Adesso. Dio può attendere, l’uomo no».

 Quando liberi

Per “vera religione” Mazzolari intendeva la fedeltà alla Parola di Gesù come novità esistenziale. Scriveva: «Oggi noi mangiamo i frutti della collusione fra altare e trono e non dell’innesto tra vangelo e storia; ma se liberiamo l’altare, anche da sé stesso, i nostri nipoti potranno mangiare i frutti della libertà che scaturiscono da ciò che facciamo adesso».
Gli fa eco padre Bergamaschi: «Ora, una religione che non intacca la realtà diventa un capitolo della storia delle religioni e cioè il cimitero delle credenze dell’uomo. Gesù libera il credente in Lui dalla religione per entrare nella novità esistenziale, e per mezzo della conversione diventa fautore della propria libertà orientata alla Verità».
Padre Aldo in una sua omelia dice: «Quando troverò un uomo che non dica ad un altro uomo: tu lavora e io ti pago, ma mettiamoci al lavoro e dividiamoci i frutti di quello che produciamo, senza profitto, avremo finalmente una società che avrà un contesto sociale cristiano; quando troverò due uomini, uno dei quali non dica all’altro: io comando tu ubbidisci, ma ognuno di noi avrà un ruolo nel servizio di tutti senza profitto, finalmente avremo una società cristiana».
Il tema era caro anche a don Mazzolari: «I poveri non sono una classe: Cristo altrimenti non avrebbe detto la prima beatitudine, essa non avrebbe senso». Padre Aldo approfondiva l’analisi della prima beatitudine e traduceva poveri in spirito, con mendicanti dello spirito, ricercatori di valori spirituali.
Un altro impegno di padre Bergamaschi è stato quello per la pace. Don Mazzolari auspica una libera opzione di tipo francescano, che affermi nell’ora più buia del mondo, di accettare l’impegno evangelico della pace.

 La più bella avventura

Leggendo La più bella avventura scritta da don Primo, si può comprendere come fosse simile la sensibilità e la natura dei due personaggi: «L’insoddisfazione non è una colpa, ma una distinzione spirituale, un preannuncio di grazia. Le più belle pagine della Chiesa furono scritte da anime inquiete. Non è certo un mestiere comodo essere o vivere presso degli inquieti, per cui si capisce come l’ordinaria educazione tenda a far scomparire o addomesticare il tipo.  Questi cuori eternamente delusi sulla terra sono una preda di Dio».
Padre Aldo Bergamaschi ha scritto su Adesso quarantaquattro articoli, è autore di numerose pubblicazioni, ha tenuto conferenze e incontri. Ha combattuto comuni battaglie vivendone le asprezze e le contraddizioni. Diventato in seguito conoscitore penetrante e diffusore instancabile degli scritti del prete di Bozzolo, ha definito il pensiero e l’azione di questi una “sinfonia incompiuta”. Credo che lui abbia tentato di completarla o perlomeno ci ha messo mano. C’è una corrispondenza dove don Primo chiede la sua collaborazione e dove esprime apprezzamenti e fiducia in padre Bergamaschi. Ho ripreso in mano uno dei libri che padre Aldo mi aveva dato: Primo Mazzolari una voce terapeutica, Il Segno editrice, e rileggo la dedica: «All’amico e fratello Davide Dazzi, perché non perda i contatti con questa voce, con affetto, padre Aldo Bergamaschi». Mi era particolarmente piaciuta l’originale definizione di “voce terapeutica”. Sì, è importante non perdere i contatti con queste voci.