L’incontro con la Parola

I Dieci Comandamenti come punto di partenza per sentirsi cristiani

di Giacomo Franchini
responsabile dell’Infermeria provinciale di Reggio Emilia

Rubrica Via Emilia e Vangelo Franchini 01 (Mauro Fochi)Percorso di formazione

Presso i nostri conventi di Santarcangelo di Romagna e Reggio Emilia è iniziata da un anno e oltre l’esperienza dei “Dieci Comandamenti”, dallo scorso mese di gennaio anche a Vignola. Di che cosa si tratta?

Si tratta di un percorso di formazione alla vita cristiana, costituito da una serie di catechesi a sfondo biblico e di taglio esistenziale, nato e rivolto principalmente ai giovani, ideato quasi vent’anni fa a Roma da un sacerdote diocesano, don Fabio Rosini, biblista, grande comunicatore, attualmente responsabile del Servizio diocesano per le vocazioni del Vicariato di Roma. Dopo la prima esperienza si sono succeduti e affiancati molti altri corsi con una partecipazione sempre crescente; vari sacerdoti e religiosi hanno iniziato a proporre lo stesso ciclo di catechesi in altre città d’Italia. Col passare degli anni tale metodo ha dimostrato una notevole efficacia nel suscitare l’interesse di moltissimi giovani e si è dimostrato uno strumento estremamente potente, portando vari a scoprire o riscoprire la fede, e altri a scelte vocazionali radicali. L’iniziativa è tuttora in costante espansione.

Perché rivolgere proprio ai giovani di oggi, che esprimono un sostanziale rifiuto dell’autorità, un simile messaggio? Lo stesso ideatore di tale percorso, don Fabio Rosini, in un’intervista ha spiegato: «Nel 1993, incontrando i giovani che, da viceparroco, dovevo portare alla fede, ho constatato che la nostra generazione si trova in una fase di assenza di paternità, di vuoto di autorità, segnata dall’odio del padre e delle autorità costituite, percepite come limite e oggettivazione del “no” rispetto alla crescita umana. Ho intuito che a quei ragazzi poteva far bene incontrare i “no” del Padre celeste, per poter capire la loro reale condizione».

I “Dieci Comandamenti” rappresentano un’esperienza riguardante non solo i contenuti, ma anche e soprattutto il livello della loro comprensione. L’obiettivo è quello di rendere accessibile ai giovani il linguaggio della sacra Scrittura, con esempi ed argomenti che vanno incontro alla sensibilità e agli interessi delle nuove generazioni, usando un linguaggio didascalico, non dogmatico né intimistico-emotivo. Si parla dei Dieci Comandamenti non in modo moralistico, esigente o accusatorio, ma con un taglio esperienziale, tale da far sì che la parola di Dio tocchi concretamente la vita delle persone.

Oggi, prima di ascoltare il contenuto, si è colpiti da come vengono dette le cose, dalla musica delle parole. E se la musica è noiosa, o peggio impositiva o intransigente, non viene ascoltata, si stacca l’audio e si pensa ai fatti propri.

Lo squilibrio dell’informazione

I giovani di oggi sanno molte cose, ma quasi sempre in maniera frammentaria, incompleta e non corretta. Hanno accesso a tante informazioni (vedi internet) a volte però contraddittorie, provenienti dalle fonti più svariate e spesso in contrapposizione tra loro. Tutto è vero e tutto è falso, niente è sicuro; dominante è una disperata ricerca di certezze. Hanno la parola “libertà” sempre in bocca, ma non sanno darle un contenuto e viverla, e spesso la scambiano per il libero arbitrio. Per usare un’immagine efficace, è come se avessero perso le istruzioni per l’uso della propria vita. Il corpo, l’affettività, l’amicizia, il tempo e la vita stessa vengono adoperati come un elettrodomestico sconosciuto e i pulsanti che servono al funzionamento vengono spinti a caso. La felicità sembra un incidente fortuito. Sono come pecore senza pastore, poiché esse stesse hanno rifiutato il pastore dietro condizionamenti culturali, esistenziali e pseudo-scientifici. Un versetto della Bibbia descrive bene l’attuale situazione: «In quel tempo non c’era un re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio» (Gdc. 21,25).

Le nuove generazioni conoscono poco o niente Dio, soprattutto pensano di non averne bisogno. Ma proprio la vita, con i suoi fallimenti, le sue delusioni e l’insoddisfazione conseguente conduce a fare esperienza della propria fragilità e debolezza e li rende idonei destinatari di un messaggio che potrebbe essere definito come le necessarie istruzioni per un uso corretto della vita stessa e per il raggiungimento della pace e della serenità, appunto le Dieci Parole date da Dio all’uomo.

L’intero ciclo si sviluppa in quindici-diciotto mesi, con incontri settimanali di catechesi della durata di circa un’ora. Alla fine di ogni comandamento vi è la scrutatio, cioè una riflessione personale su un brano della parola di Dio, spiegato attraverso altri passi della Scrittura, che ha l’obiettivo di insegnare a pregare con la Parola stessa. Periodicamente sono previsti ritiri di un paio di giorni.

Tutto il percorso è già predisposto, le catechesi già strutturate, anche se è necessario personalizzarle e prepararle bene. Il punto di forza di tali catechesi è rappresentato dalla concretezza e dalla capacità di spiegare la parola di Dio toccando punti di interesse riguardanti i problemi della vita quotidiana. L’obiettivo è quello di far prendere coscienza, a partire dalle esperienze comuni di difficoltà e di insuccesso, che siamo creature, che la vita ci è stata donata e che le regole delle vita non le abbiamo né scritte né stabilite noi. Semplicemente siamo amati da Dio in modo gratuito così come siamo.

Il primo corso sui Dieci Comandamenti organizzato dai frati cappuccini nella nostra regione ha preso inizio nell’ottobre 2010 a Santarcangelo di Romagna; si concluderà nel maggio prossimo. Vi hanno partecipato complessivamente oltre 100 giovani con una presenza costante di 30-40. Organizzatore ed animatore del corso è fra Lorenzo Motti, con la collaborazione di fra Francesco Pugliese. È stata portata avanti anche un’esperienza similare con l’OFS, e qui non sono stati posti limiti di età. A Reggio Emilia il cammino ha avuto inizio a metà febbraio 2011 e terminerà a maggio 2012. Le partecipazioni si sono attestate costantemente sulle 80-90 persone, con una presenza complessiva di oltre 150. Il corso è guidato da fra Matteo Ghisini, in collaborazione con fra Antonello Ferretti e fra Giacomo Franchini. A Vignola l’11 gennaio 2012 è iniziato un nuovo corso guidato da fra Francesco Pugliese. Alla prima catechesi hanno partecipato circa cinquanta persone.

In tutti questi casi non è quasi mai stata fatta una pubblicità specifica, l’informazione si è diffusa attraverso un semplice passaparola, soprattutto via internet, a partire da chi vi ha già partecipato. Non è necessario cercare i giovani, vengono loro. Chi partecipa ad Assisi ai vari corsi per giovani organizzati dai frati minori viene invitato a frequentare il ciclo di catechesi sui Dieci Comandamenti nel luogo più vicino.

La forza del metodo

Dalle esperienze fatte un aspetto che colpisce è l’interesse e il coinvolgimento dei partecipanti (non perché i relatori abbiano capacità straordinarie, ma per la forza del metodo in quanto tale), la percezione che il messaggio giunga in profondità, facendo emergere problematiche latenti o rimosse, infondendo la spinta a cominciare a guardarsi dentro, confrontando il vissuto quotidiano con la parola di Dio. Varie volte ci si è sentiti dire da qualcuno dei partecipanti: «sembrava proprio che tu parlassi a me», altre persone hanno ammesso di avere cominciato a riflettere su come stanno portando avanti la propria vita, segno che gli argomenti trattati hanno toccato un “nervo scoperto”, un problema irrisolto, spingendoli ad interrogarsi.

Riguardo al futuro, visto come stanno andando per ora le cose, senz’altro c’è l’intenzione di continuare. A Reggio Emilia è possibile che venga ripetuto il ciclo di catechesi già a partire dal prossimo autunno. Inoltre si sta valutando la possibilità di continuare ad incontrare le persone che hanno partecipato al primo corso, anche se non è ancora stato definito con precisione cosa proporre concretamente. Va però precisato che l’obiettivo di tali corsi non è quello di formare dei gruppi specifici, ma di incentivare e favorire l’inserimento dei giovani che vi hanno partecipato nelle parrocchie e nei vari movimenti ecclesiali ove sia garantita una prosecuzione della loro formazione cristiana.