La capacità di ascoltare le domande espresse e, ancor più, quelle inespresse: ecco la prima impressione che nasce dalla conoscenza delle esperienze raccontate in questa rubrica. Del Festival Francescano abbiamo già parlato, ma ora fra Giordano Ferri dà voce a chi il festival l’ha vissuto in prima persona e a chi ci si è trovato in mezzo per caso. Dell’intuizione di un sacerdote romano, che ha “inventato” nuovi percorsi per presentare i Dieci Comandamenti ai giovani e anche a chi giovane non è, ci racconta per la prima volta fra Giacomo Franchini.

Lucia Lafratta

 Sussurri e grida

L’evangelizzazione del Festival Francescano nelle voci raccolte dalle piazze

di Giordano Ferri
Segretario generale del Festival Francescano

Image 175Impossibile descrivere

«Io non so cosa facciate, ma quando c’è il Festival Francescano in città c’è un clima diverso…». Questo è quanto ci sentiamo ripetere dalla prima edizione del Festival. Per noi è la prova d’aver raggiunto l’obiettivo che ci eravamo dati.

È impossibile descrivere “questo spirito”, “questo clima” a chi non è mai venuto in piazza con noi. La speranza (forse la consapevolezza) è che si possa trovare la spiegazione in alcuni passi biblici come: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò in mezzo a loro»; oppure: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri». Questo articolo vuole essere allora un rendere lode per quanto il Signore ha fatto attraverso le nostre piccole esistenze.

Lo facciamo prendendo in prestito le parole di alcune persone che ci hanno lasciato qualche riga di ringraziamento o una testimonianza. Crediamo siano espressione di quanto avvenuto nel silenzio del cuore di tanti altri.

Vogliamo iniziare con le parole di un giornalista, Nicola Fangareggi, che nel suo blog ha scritto: «È accaduto che mi sentissi pazzo di Dio. È accaduto che avvertissi il dono della Grazia in forma di innamoramento silenzioso nella natura di Francesco, ad Assisi e a Spello, a diciannove anni per la prima volta e poi ancora altre in età più matura. Ne conservo non solo memoria, ma - come dire - un codice di accesso. (…) Francesco mi portò ad Assisi e la sua energia mi condusse alla scoperta della meravigliosa mistica cristiana. (…) Ancora oggi, quando vi faccio ritorno, il codice d’accesso dà luce verde. E quando accade che nella città in cui vivo, decenni dopo, si organizzi una fiera denominata Festival Francescano, il senso della Grazia riemerge come se non si fosse mai allontanato. Non so quel che faranno, non milito, non partecipo, me ne starò a casa.

Mi piace e simpatizzo a prescindere. I frati in piazza mi mettono allegria. Perché torno col pensiero ad Assisi, al figlio ribelle di Pietro di Bernardone, al suo gozzovigliare e alla sua ambizione smisurata, e infine alla folgorazione nel ritorno, ferito in battaglia, certo depresso, certo pazzo come pazzi devono essere i santi. (…) Ecco. Desideravo condividere questo. Il mio benvenuto ai frati, ai devoti, e soprattutto ai pazzi di Dio, compresi quelli che non sanno di esserlo». (dal sito www.24emilia.com)

Oltre ad essere un’occasione per la città e per i lontani crediamo lo sia anche per i tanti religiosi presenti. Ecco la testimonianza di suor Nadia, una giovane suora delle Francescane della Sacra Famiglia: «Festival Francescano: una festa! Festa perché incontro e condivisione con gli altri francescani chiamati a vivere in questo territorio. Festa perché per Francesco ogni incontro con un fratello è motivo di gioia e di lode al “Creatore e Redentore nostro”. Tanti volti: giovani, famiglie, anziani, credenti e non, bambini, polemici, zingari, preti… non mancava nessuno! Il Signore si è fatto incontrare in tanti sguardi diversi. Festa per la presenza e la visita delle nostre consorelle: madre Lina, suor Ornella, suor Daniela, suor Angelina e suor Emanuela». (dal sito www.suoresacrafamiglia.it)

Image 180Testimoni della gioia

Ed ora la testimonianza di Novella appartente all’Ordine Francescano Secolare di Modena, che ha prestato servizio durante i tre giorni della manifestazione: «Vorrei guardare il Festival Francescano da un angolo prospettico diverso, ovvero dal nostro punto di vista, di chi, “francescano” per vocazione più o meno recente, si sente chiamato a partecipare a questo evento. Il Festival Francescano nasce dall’ispirazione (dove lo Spirito è Santo) di poche persone che sanno guardare molto avanti e molto in alto. Sono persone che dedicano moltissimo tempo durante tutto l’anno ad organizzare qualcosa di molto complesso che mette in rete diverse componenti della società: ordini religiosi, istituzioni, mondo della cultura e della politica, volontariato… A tutti noi francescani gravitanti intorno all’Ofs giunge l’invito a partecipare come utenti o come volontari o ambedue a questo grande sforzo collettivo.

Quest’anno ho avuto, insieme a molti altri, la grazia di prestare un piccolo servizio e di partecipare a qualche momento formativo e di preghiera. Questo è il mio angolo prospettico. Ero all’infopoint a dare informazioni ma il programma era così ben fatto che più che altro ho venduto a spron battuto magliette e gadget vari. In certi momenti c’era così tanta gente che era difficile raggiungere la taglia o il modello richiesto. Il tempo è volato cercando di soddisfare le richieste di tutti. Devo ammettere in tutta onestà che è stato un tempo bello e prezioso. Guardavo i volti delle persone che compravano le magliette valutandone i colori e i modelli e mi sembravano tutti belli, mi sembravano i volti di chi nella vita cerca Gesù, alcuni con la consapevolezza di averlo trovato, altri ancora incapaci di dare un nome alla loro ricerca. Mi sentivo sorella di ognuno di loro, nella stessa ricerca e nello stesso desiderio, con o senza nome». (“Foglietto Avvisi” Ordine Francescano Secolare - Fraternità di Modena - Novembre 2011 Anno LXXXI, n. 1137, p. 1).

L’ultima testimonianza la riserviamo a fra Agostino. Ha prestato servizio alla reliquia del sangue del costato di san Francesco. Durante l’esposizione abbiamo avuto il drammatico onore di essere stati visitati dalla forse più recente martire della nostra terra, Rachida Radi: «Ti scrivo per dirti una notizia, da una parte brutta, ma grande è la sorpresa che ho ricevuto. Oggi aprendo il Corriere della Sera ho letto del caso di una donna dei pressi di Reggio Emilia uccisa a martellate dal marito marocchino perché lei si stava convertendo al cristianesimo: io la conoscevo e l’ho riconosciuta dalla foto. L’ho conosciuta proprio a Reggio Emilia quando ho portato la reliquia del sangue di san Francesco al Battistero. Ricordo come una sera, sulla chiusura della chiesa, lei si presenta, sta un po’ in silenzio in preghiera e poi si avvicina e mi chiede cosa era quel reliquiario. In seguito mi dice che lei era musulmana, marocchina, ma che si stava preparando al battesimo. Mi spiegava come aveva conosciuto la Chiesa cattolica prima attraverso la Caritas, ma poi quello che l’ha indotta a fare il passo della conversione era che in chiesa aveva conosciuto amicizie tali, belle e affettuose che non aveva mai sperimentato ed era molto contenta, tanto da dire che per lei era una nuova vita. Non mi ha parlato dei problemi con la famiglia, con il marito, quello che mi ha più colpito era questa sua serenità che provava in questo nuovo cammino verso il battesimo. Era una donna molto semplice e umile».

Speriamo di essere in grado sempre di testimoniare il bello e la gioia di credere… Tanti francescani prima di noi hanno portato il vangelo nelle strade del mondo. Chiediamo al Signore che ci dia la forza di continuare con coraggio questo cammino.