È importante anche il dialogo con le vicende della vita. Abbiamo chiesto di parlarci della famiglia alla “nostra” vicina di pianerottolo, donna, figlia, sorella e madre che ci ha regalato con delicatezza l’esperienza di famiglia che ha avuto nella sua vita. Ci è piaciuto il suo punto di vista che incoraggia a vivere con consapevolezza questa realtà, riscoprendola al di là delle definizioni degli “esperti”, perché fa parte integrante della nostra vita.

Barbara Bonfiglioli

 Abiteremo la stessa terra

La vita della famiglia, dolorosamente e faticosamente vissuta, arricchisce sempre

di Sabina Scarpelli
madre di famiglia

Image 137Quando si sgretola tutto

Da ragazzina il concetto di famiglia che comprendesse moglie, marito e prole mi andava stretto. Io ero pronta per qualcosa di meno vincolante e di più leggero.

Oggi, da mamma single quarantenne, sono nella bizzarra e non premeditata situazione di avere più o meno navigato attraverso tante delle nuove definizioni di famiglia: un viaggio lungo, avventuroso, doloroso ma che sono contenta di poter fare perché, se anche il modello di famiglia cui appartengo si modifica nel tempo, quello che si arricchisce man mano è il valore che do al termine “famiglia”.

Credevo di aver trovato la mia “famiglia”: un uomo con cui investire nel futuro e nulla mi importava se non eravamo legalmente sposati. Io avevo una famiglia, un compagno ed una figlia e per me la libertà che sorreggeva di fatto il nostro rapporto aggiungeva forza alla nostra volontà di stare insieme.

Ma ora, a distanza di anni, da quando tutto si è sgretolato, posso forse pensare che una coppia non può definirsi una famiglia neanche in presenza di figli se manca un progetto comune a cui entrambi si dedicano, se, alla libertà da vincoli giuridici, non si accompagna anche l’onestà tra i “coniugi”. Quando, in modo un po’ violento ed improvviso, mi sono resa conto che nella mia famiglia questo mancava, ho capito che in realtà volevo una famiglia ma non vi avevo investito abbastanza di me e che il nostro progetto comune era fatto in realtà da due progetti distinti appartenenti a due persone innamorate.

Il dolore della separazione è stato straziante: un senso di inadeguatezza, di sconforto, di solitudine, di rabbia che mi ha lasciato poco disposta a credere di potermi rifare una famiglia nel futuro. Così i primi tempi ho compreso nella definizione di mia famiglia (quella che chiamano famiglia unicellulare) solo mia figlia, che insieme a me e con più coraggio di me affrontava il cambiamento nei suoi riferimenti affettivi: essere da sola con lei mi poneva al riparo da eventuali dolori anche se mi accorgevo che dovevo comunque aiutare la mia bambina a sentirsi “in famiglia” anche nella nuova relazione di suo padre, così come dovevo accettarla io.

L’avventura del calderone

E allora mi sono ritrovata in quella che si definisce famiglia allargata, e devo dire che in questo calderone in cui persone che si amano convivono quotidianamente e continuamente con persone che hanno amato è un’avventura che a volte fortifica e a volte sfinisce, ma sempre, sempre comunque arricchisce.

Così, rispettando i ruoli che ognuno riveste in questo calderone, si possono creare situazioni di convivenza civile e positiva soprattutto quando sono interessati dei bambini e, onestamente, devo dire che è proprio per questi ultimi che spesso noi adulti siamo chiamati a maturare e a passare sopra al nostro orgoglio. Vorrei poter affermare che sono riuscita a fare tutto questo, ma sono in buona fede se affermo che è una sfida continua cui non mi sottraggo, con un coraggio e una determinazione che, quando tutto andava a rotoli, credevo di non possedere più. Il lavoro è complicato perché è rivolto all’esterno verso membri che non conosci, ma è soprattutto un lavoro su se stessi, che ci fa arrivare alla fine di una settimana o di un mese o di un anno in cui, ad un certo punto, riusciamo ad impegnare le nostre energie a costruire qualcosa e non più a rimpiangere qualcosa che non c’è più.

Ritrovarsi

Image 141Eppure il mio percorso sarebbe stato senza dubbio meno chiaro se non avessi riscoperto, nei momenti difficili, quando credevo di non esserne in grado, due modelli di famiglia che non coltivavo da troppo tempo e cioè la mia famiglia di amici e la mia famiglia di origine.

So che forse non esiste una definizione giuridica di “famiglia di amici” ma non so come altro definire gli amici e le amiche che mi aprivano la porta quando suonavo il loro campanello in lacrime, chiedendo loro cosa avessi fatto di sbagliato o quando per ore parlavamo al telefono di cose intime e private con la sicurezza totale nella loro disponibilità e sensibilità. O quando le amiche ti presentano nuovi potenziali amori perché vogliono vederti tornare a sorridere e perché affermano che ti meriti di essere felice, e tu a poco a poco cominci a credere che abbiano ragione. O quando ti dicono che ti trovano più bella e risoluta e forte e coraggiosa, e tu in cuor tuo sai che in fondo la tua rinascita è un po’ un lavoro di gruppo. Oggi ho legami con amici ed amiche talmente forti che posso considerarli come veri e propri fratelli e sorelle e questo fa sì che loro entrino nella mia famiglia affettiva e io nella loro, per sostenerci a vicenda solo perché ci vogliamo bene.

Ed il mio viaggio personale mi ha riportato alla mia famiglia di origine: so che per tante persone questa non si allontana mai, ma io caratterialmente ho sempre pensato che i miei dovessero sapere poco delle mie disavventure, dei miei fallimenti, perché sapere di averli delusi o preoccupati o rattristati era per me troppo penoso.

Ritrovare i genitori al tuo fianco, che discretamente si rendono disponibili senza forzarti, ma comunque presenti al bisogno e ritrovare un fratello che hai sempre logicamente amato ma che nell’età adulta diventa anche un sostegno, uno sprone, un aiuto senza giudicarti e senza bisogno di spiegazioni, è la cosa che forse mi ha arricchito di più. Sono entusiasta di una vita che nelle sue curve bizzarre e strane rende più ricca la mia esistenza facendo diventare un’amica come una sorella e rendendo un buon fratello anche un ottimo amico: quante cose avrei dato per scontate, quante cose avrei lasciato in superficie, non capendone l’importanza, senza di loro!

In un angolo della mia mente sono comunque ancora la ragazzina che non crede nel matrimonio convenzionale. Così credo che neanche in futuro mi sposerò, ma ora ad essere mutato è il valore che do al concetto di famiglia: io ed il mio futuro compagno non saremo mai più isole separate e deserte, ma abiteremo insieme la stessa terra. Almeno io ci proverò e proverò e proverò.