Dalla Turchia con amore

Una missionarietà cambiata che rispolveri il nostro carisma

 di Michele Papi
missionario cappuccino in Turchia

 Tre tematiche fondamentali

Ad ogni frate fa indubbiamente piacere essere eletto dai confratelli per partecipare al capitolo, soprattutto a chi vive in terra di missione sentendosi a volte un po’ lontano dalla vita della “madre provincia”.

Si tratta di un riconoscimento di stima che si cerca di ricambiare vivendo quei giorni così importanti con impegno e dedizione. Così mi sono trovato anche io ad essere chiamato dalla lontana Turchia a dare un contributo all’elezione del nuovo ministro provinciale e del suo consiglio, come a partecipare alla discussione per tracciare le linee guida pastorali per il prossimo triennio.
Tra le tante relazioni abbiamo ascoltato anche quelle che ci provenivano dalle terre di missione attraverso gli interventi dei missionari (fra Pawel delegato per la Turchia, fra Renzo dall’Etiopia, fra Antonio dal Centrafrica, fra Filippo dalla Georgia) e dei superiori delle varie circoscrizioni che collaborano con noi (fra Dolphy dall’India, fra Lucian dalla Romania e fra Yohannes dall’Etiopia). Subito dopo l’ascolto è stato il momento di confrontarci sul tema missionario partendo dal lavoro svolto dalla commissione precapitolare.
L’attenzione dell’assemblea è stata indirizzata su tre tematiche la prima delle quali era “l’azione missionaria”. Si è rilevata la necessità di superare il modello che legava una provincia “forte” a una missione vista come “giovane chiesa”: in un tempo storico in cui si assiste ad un quasi rovesciamento dei ruoli, occorre pensare a progetti di collaborazione tra territori che consenta uno scambio dei doni che ogni realtà può mettere a disposizione. Occorre anche aprirsi alla gestione di progetti missionari condivisa da parte di più circoscrizioni evitando la minaccia del disinteresse.
Successivamente si è affrontato il tema della “formazione missionaria” e cioè di tutte quelle pratiche, sia nel contesto della formazione iniziale che permanente dei frati, rivolte a riportare al centro della nostra vita apostolica la missionarietà come forma integralmente e permanentemente evangelica. Il valore delle esperienze di primo e nuovo annuncio della fede – siano esse testimoniate dai frati di ritorno dalle terre di missione che proposte ai giovani in formazione come parte del loro percorso – devono diventare centrali nel cammino di ognuno di noi.

 Rinvigorire lo slancio

L’ultimo tema discusso è stato quello della “animazione missionaria”, fiore all’occhiello della nostra provincia sia per le iniziative proposte, che per il coinvolgimento di laici e volontari, come per l’abbondanza dei risultati pastorali ed economici. In questo settore si vorrebbe far entrare la logica del lavoro in rete, della responsabilizzazione e co-progettazione con i laici; il traguardo auspicato sarebbe quello di un miglior coordinamento tra i due centri missionari, i vari gruppi nati a servizio delle missioni, i frati con i vari responsabili del settore e il mondo multicolore di chi collabora con noi, tutto questo per potenziare la portata evangelizzatrice delle nostre attività di animazione sul territorio della provincia e in terra di missione.
Il nuovo ministro provinciale eletto, fra Lorenzo Motti, mi pare abbia ricevuto degli stimoli molto interessanti, in controtendenza rispetto ai segnali che vorrebbero vedere nel calo dei frati e nella progressiva autonomia delle giovani chiese un motivo di ritiro dal fronte missionario. Ai capitolari è parso importante invece rinvigorire lo slancio missionario per non rischiare di perdere uno dei fattori centrali della nostra vita evangelica, il tutto in quello stile umile, dialogico, di servizio che caratterizza il carisma cappuccino, mettendo al centro le persone anziché i progetti materiali.