Padre Raffaele Spallanzani da Mestre

Concluso il processo per la causa di beatificazione

 di Tiberio Guerrieri
docente di Storia della Chiesa e segretario generale della Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna (FTER)

 Un’esistenza in pienezza

Il 13 maggio 2017, nella Cattedrale di Modena si è conclusa l’inchiesta diocesana relativa alla Causa di beatificazione del Servo di Dio padre Raffaele da Mestre, alla presenza dell’Arcivescovo mons. Erio Castellucci.

Il padre Raffaele da Mestre, sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, al secolo Ferruccio Armando Spallanzani, nato il 15 marzo 1922 a Mestre (VE), morto a Puianello (MO) il 5 dicembre 1972, ha vissuto la sua esistenza in pienezza di vita cristiana. A testimonianza della sua vita ci ha lasciato oltre 400 lavori scritti, che ci permettono di delinearne il profilo spirituale. La sua vita è durata 50 anni: 27 sono stati gli anni di sacerdozio, 33 anni quelli trascorsi nella vita religiosa, 28 gli anni di malattia e 7 gli interventi chirurgici che ha subito.
Padre Raffaele inizia la sua esperienza umana immerso in un contesto di contrasti familiari. Tuttavia dal padre e dalla madre egli erediterà una grande ricchezza umana, insieme ad una straordinaria intelligenza e ad una sensibilità rarissima. Egli subisce il fascino della natura femminile nella quale riconosce la complementarità al suo essere maschile e della quale, nel divenire degli anni, ammira il grande dono della bellezza che coniuga tuttavia con un grande rispetto, rimanendo fedele alla sua consacrazione: la sua scelta per il regno dei cieli appare compiuta in piena consapevolezza e maturità. Uomo pieno di passione, pieno di amore e di dedizione per gli altri, ha sofferto per questa passionalità fino a che nella sua vita non ha trovato l’“amato”, il Cristo; anzi, in un certo senso, ha scoperto prima l’“amata”, la Vergine Maria e questo già durante il periodo del noviziato.
Promette alla Vergine che se lo aiuterà a diventare sacerdote egli diventerà tutto suo: da quel momento egli inizia una vita di grande fedeltà e rettitudine a Cristo e alla Vergine. Comincia a vivere la sua grande passionalità in una dimensione di piena consacrazione di tutto il suo essere a Cristo e alla Vergine. Fin dalla sua vita di studente, durante la quale vive la lacerazione tra la tendenza della sua natura e le esigenze del dono di grazia che in lui ancora non si sono abbracciate, tutta la ricerca di padre Raffaele verte sul raggiungimento di questa unità tra natura e grazia, cioè il congiungimento tra la sua persona secondo la natura e il dono di Dio. La sofferenza, vissuta nel periodo dello studentato, caratterizza tutto il periodo che precede il momento della celebrazione della sua prima Messa, che è anche il periodo in cui si viene forgiando la sua personalità religiosa, così come si caratterizzerà fino alla morte.

 Il rapporto privilegiato con Maria

La sua spiritualità è caratterizzata dal rapporto privilegiato con Maria, inseparabilmente congiunto al rapporto con Cristo. È infatti attraverso di Lei che passa la strada con cui Dio giunge all’uomo e che dall’uomo porta a Dio; in Maria egli riconosce l’unico amore di Cristo. Nonostante egli si rivolga alla Vergine con l’appellativo di “Mamma”, la sua spiritualità è connotata da elementi tutt’altro che devozionali. La sua riflessione scaturisce sempre dalla Sacra Scrittura che frequenta quotidianamente anche nei momenti in cui è costretto, dalla mancanza di salute, a non celebrare l’Eucaristia.
Durante tutta la sua vita egli mostra un grande carattere e una grande determinazione nel conseguire i risultati che si era prefissati e manifesta altresì una grande sicurezza nella scelta compiuta. Egli si sente parte della Chiesa, non è tentato da ansie di riforma, al contrario è ben consapevole di vivere nella Chiesa del suo tempo con tutti i suoi pregi e con tutti i suoi difetti. Più che ad una fede vissuta individualmente egli punta ad una fede vissuta nella Chiesa. Con la malattia, padre Raffaele vive anche momenti di crisi umana e tentazioni. Di fronte alla obbedienza alla vita religiosa, che gli viene richiesta, egli non esiterà mai, riconoscendo in quest’ultima un intervento di Dio, in aiuto alla sua fragilità. L’esperienza della sua fragilità lo renderà capace di intervenire con grande misericordia in aiuto di coloro che si affideranno alla sua guida spirituale, compito svolto da padre Raffaele con una grande lucidità e capacità di analisi, tanto in senso umano che di fede.
Durante tutta la sua vita egli compie un’acuta analisi di sé stesso ed insieme delle dinamiche umane. Percepisce di essere lui stesso amore e di potersi realizzare soltanto amando e dunque tutto il suo cammino si traduce in una ricerca d’amore verso Dio e verso gli altri. La sua vita religiosa e francescana è logica conseguenza del suo amore alla Vergine e del suo amore a Cristo; la sua vita sacerdotale è vissuta con grande intensità nella consapevolezza di agire sacramentalmente in persona Christi e di agire non come un mestierante, ma come strumento, attraverso il quale Cristo stesso agisce. Proprio questo suo essere sacerdote e francescano caratterizza la sua vita di apostolato, vissuta con grande misericordia e libertà nei confronti di tutti e in atteggiamento di grande partecipazione alla vita di tutti, tanto nelle gioie quanto nei dolori.

 Il dolore come esperienza di conoscenza

La lunga esperienza della sofferenza fisica lo trasforma e nel contempo lo costruisce; il dolore, anziché distruggerlo, diventa occasione di conoscenza interiore di sé e degli altri, oltre che di incontro con Dio. L’accoglienza di tutti ed in particolare del mondo giovanile è da sempre presente nella sua vita, ma in modo particolare nell’ultima fase della sua esistenza, a partire dal momento in cui, a San Giovanni Rotondo, si offre in comunione sacerdotale con san Pio da Pietrelcina, come strumento nelle mani di Dio, in particolare per i giovani. Anche durante i lunghi periodi di malattia la vita di padre Raffaele è stata sempre rigorosamente caratterizzata da un grande ordine esteriore che è anche asse portante della sua disciplina interiore. Nonostante la malattia, il lavoro di approfondimento intellettuale continuerà con grande perseveranza, in modo ininterrotto fino alla morte. Padre Raffaele è sempre più un punto di riferimento per tutti coloro che lo frequentano, soprattutto in ordine alle decisioni da prendere, per le quali il suo discernimento appare come fondamentale. Con tutti e sempre egli si propone di costruire un uomo vero che giunga ad un incontro vero