Monologo della “rassicurante immobilità”

Per respingere qualsiasi velleità di cambiamento e vivere come un vegetale 

di Fabio Colagrande
giornalista

 l dubbio è un virus pericoloso

Fratelli carissimi, da tempo noto nella nostra comunità un malumore che mi allarma e preoccupa. Inquietudine e irrequietezza non sono sintomi di una famiglia unita e salda nelle proprie certezze. Ve ne prego!

Coltivate la solidità e la staticità nel vostro atteggiamento verso il Signore e i vostri superiori, senza dubbi e vacillamenti. Infatti, solo laddove vi è fermezza si verifica anche quel dinamismo così salutare per la crescita e lo sviluppo della nostra organizzazione. Certo… Ehm… Però… È anche vero… È anche vero che fermezza e dinamismo possono sembrare apparentemente termini in opposizione, fra loro contraddittori… Qualcuno potrebbe addirittura obiettare che se un ambiente non vive occasionalmente delle salutari crisi identitarie, e non si mette in discussione, può difficilmente crescere e rinnovarsi. Ma io vi dico che non è così. No, no! Niente affatto. No! Ma che andate dicendo? No! Ma figuriamoci! Il perché… Il perché, non lo so. Non fatemi troppe domande. Mi hanno insegnato che non bisogna dubitare mai e allora non dubito. Capito?
Anche perché il dubbio, lo avete appena visto, è un virus pericoloso. Diffidate da chi lo coltiva costantemente. Infatti, i veri dubbiosi dovrebbero mettere in dubbio anche questo principio. Chi dubita sempre dovrebbe ogni tanto pensare che forse sbaglia a dubitare. Perché è impossibile avere la certezza che è bene dubitare. Mentre è possibile essere certi che non bisogna dubitare. Ciò dimostra che nel momento in cui si lascia il certo per l’incerto, o la strada vecchia per la nuova, si sa ciò che si lascia e non ciò che si trova. Vedete che fa pure rima?
Perciò, una volta ancora, v’invito a non cedere di fronte ai venti di novità che, come crudeli lupi cattivi, insidiano la stabilità della nostra casa comune. Restiamo sordi a queste pericolose sirene tentatrici. Tappiamoci le orecchie con le mani, tiriamo fuori la lingua e muoviamola ripetutamente fra le labbra emettendo un suono senza senso per non ascoltarle. Chiudiamo gli occhi di fronte ai mutamenti del mondo, alle nuove roboanti e presuntuose cosiddette conquiste della società, della scienza e della cultura. Tappiamoci il naso per non annusare il puzzo della rivoluzione che vuole distruggere le nostre antiche tradizioni. Lasciamo aperta solo la bocca, per respirare. Saldi e fermi sì, infatti, ma vivi. Almeno per il momento.
Qualcuno, lo so, vi dirà che solo i cretini non cambiano idea. Ah, ah, ah. Permettetemi di sorridere con sussiego. Non credeteci. Io sono la dimostrazione vivente che questo assioma è falso. Non sono un cretino eppure non ho mai cambiato le mie idee. Perché? Ma, diamine… Perché sono giuste! Certo, se avessi delle idee sbagliate, allora farei bene a cambiarle. Ma siccome sono giuste, perché dovrei cambiarle? Sarei un cretino, no?

 Restate sulla strada segnata

Perciò, amici ed amiche, non fatevi tante domande. Che poi tocca trovare pure le risposte. Seguite la vostra strada, in fila indiana, con i paraocchi, senza dare corda ai dissidenti, e vedrete che tutto andrà per il meglio. Non vi fate mettere troppi grilli in testa o frullare idee strane per il capo. Meglio rasati e lobotomizzati. E se un giorno arrivasse qualcuno che vuole cambiare la dottrina o sviluppare gli insegnamenti, non dategli retta. Anzi, alzate il sopracciglio e rimiratelo dall’alto in basso scuotendo il capoccione. Dottrina e insegnamenti, infatti, non sono realtà vive, pulsanti e cangianti, ma pezzi da museo che vanno tenuti sotto vetro, conservati e tutelati nella loro rassicurante immobilità. Cosa succederebbe, infatti, se ci mettessimo a riflettere sui nostri possibili errori o mancati aggiornamenti? Pensate che disastro! È molto meglio fare finta di nulla e procedere a testa bassa. E cosa accadrebbe se mettendoci in preghiera o in meditazione lo spirito ci mostrasse vie nuove e inedite da percorrere? Orrore! Pensate che disdetta, che faticaccia! Non è meglio mantenere il buon vecchio slogan del “si è sempre fatto così”? Senza noie, cambi di programma, ristrutturazioni, cambi di ruolo, pericolose insurrezioni. E poi… Sinceramente… Io sto per andare in pensione! Aspettate che me ne vada e poi fate come vi pare, cambiate pure tutto, ma dopo. Su, dai.
Il rischio più grande è poi quello di perdere la fede. Se iniziate a coltivare dei dubbi insani sulla vita dopo la morte o sulla resurrezione, siete sulla cattiva strada. Si comincia così e poi non si crede più in Dio. E si finisce per fumare spinelli e ascoltare musica rock a tutto volume! Invece, voi, restate convinti che tutto ciò che dice la Chiesa è vero. Senza pensarci su troppo. E se qualcuno vi chiamerà a rendere ragione della vostra speranza, mandatelo dal parroco, che tanto quello è il suo mestiere. Ma non mettetevi mai in silenzio a meditare o riflettere. Succedono cose strane in quelle circostanze. Potrebbero venirvi delle intuizioni pericolose. Potrebbe sembrarvi che la strada che state seguendo non sia quella giusta. Ma è un abbaglio. Una tentazione del maligno. Solo nell’immobilismo è la salvezza.

 Zitti, muti e fermi

E se proprio, per un frangente della vita, vi capitasse di dubitare dell’esistenza di Dio, non ditelo. Tacete, per carità! Dovessero scambiarvi per atei miscredenti… Vi immaginate che figura? In società, invece, presentatevi sempre con lo sguardo e il portamento di un saggio credente, consapevole della propria superiorità spirituale. Incedete solennemente e con esibita austerità. Avrete stima e successo e potrete occupare le prime file dei banchi nel tempio. Potrete essere leader del consiglio pastorale. E potrebbero anche invitarvi in un talk show televisivo a fare la parte del credente oscurantista.
Ma non fate affidamento neanche sulla ragione. Non perdete tempo sui libri, non sviscerate le questioni, non dialogate con chi ne sa più di voi. Mantenete quel sano livello di media ignoranza che vi permette di credere alle balle che vi diciamo, restare ammirati dalla raffinatezza del nostro vacuo eloquio e financo di applaudire convinti e emozionati ai nostri vuoti discorsi. Anzi, meno capite e meglio è.
Restare fermi è la tattica giusta. Non create noie a nessuno e vedrete che nessuno vi disturberà. Chiudete gli occhi, spegnete il cervello, immobilizzate le membra, respirate piano, non fate nessun rumore. Vedrete che così non avrete guai. E quando porteranno via con i manganelli e le camionette il vostro vicino che faceva troppe domande, non protestate inutilmente. Non chiedete a gran voce, e con poco decoro, dove lo stanno portando. Non fatevi venire strane e fantasiose idee sui forni crematori. Anzi, fate finta di niente. Zitti, muti e fermi. E se sentite un odore di carogna, tranquilli. Siete voi. Forse siete già morti e non ve ne siete accorti.