Una pastorale per le persone con tendenze omosessuali? Fino a qualche tempo fa questa sola frase sarebbe stata inaccettabile nel mondo cattolico. Ma è indubitabile che ora non si può più far finta di nulla e la domanda si deve porre, perché l’esperienza pastorale di chi davvero sta coi piedi nella storia e nella geografia ci dice che il rapporto con persone con tendenze omosessuali non è più rimandabile. Da qualche anno, una esperienza pastorale si sta strutturando e espandendo, per provare a offrire tracce di cammino a chi vuol vivere la fede pur riconoscendosi in questa condizione umana.

Gilberto Borghi

 Aperti alla pienezza della vita

L’esperienza dei 12 Passi per gli omosessuali che vogliono vivere l’esperienza cristiana

 
Gli incontri di Courage

Si chiama Courage e Encourage. Nasce dalla riflessione del cardinale di New York, Terence Cooke, il quale era particolarmente consapevole e turbato dal fatto che l’impegno della Chiesa nei confronti delle persone con tendenze omosessuali fosse stato da sempre molto ridotto.

Egli partiva infatti dalla convinzione che l’individuo che ha attrazioni per lo stesso sesso ha un particolare bisogno di sperimentare la libertà della castità interiore e, in quella libertà, di trovare la via necessaria per vivere una vita pienamente cristiana in comunione con Dio e con gli altri. Era preoccupato che molti non avrebbero trovato questa via e avrebbero cercato di soddisfare i propri bisogni in forme che alla fine non appagano i desideri del cuore. In risposta a questa preoccupazione decise quindi di formare un sistema di sostegno spirituale per aiutare gli uomini e le donne che provano attrazione per lo stesso sesso a vivere una vita casta in amicizia, verità e amore. Conoscendo la grande esperienza pastorale di padre John F. Harvey in questo campo, lo invitò a venire nella sua arcidiocesi, e con l’aiuto di padre Benedict Groeschel, e altri, padre Harvey iniziò l’apostolato Courage. Era il settembre 1980. Successivamente si venne a creare anche Encourage, gruppo per familiari, coniugi e amici di uomini e donne con attrazione per lo stesso sesso.
Courage gode oggi dell’approvazione della Santa Sede, e al momento conta più di 125 succursali e punti di contatto in tutto il mondo; sono infatti più di 1500 le persone che partecipano ai suoi forum di discussione tramite e-mail che utilizza la piattaforma yahoo groups, e centinaia di persone alla settimana ricevono assistenza dalla sede principale e attraverso il sito web. In Italia sono presenti quattro sedi di incontro di Courage: ad Altamura, Reggio Emilia, Roma e Torino.
L’attività concreta di questa esperienza si svolge attraverso incontri di gruppo, in cui ogni membro trova motivi e forza per impegnarsi a vivere quotidianamente con cinque obiettivi: vivere una vita casta secondo l’insegnamento della Chiesa cattolica sull’omosessualità (castità); dedicare integralmente la propria vita a Cristo attraverso il servizio agli altri, la lettura spirituale, la preghiera, la meditazione, la direzione spirituale individuale, la partecipazione frequente alla messa e la ricezione frequente dei sacramenti della riconciliazione e dell’eucaristia (servizio); promuovere uno spirito di comunione in cui tutti possano condividere pensieri ed esperienze, e così garantire che nessuno debba affrontare i problemi dell’omosessualità da solo (fratellanza); essere consapevoli della verità che le amicizie caste sono non solo possibili, ma necessarie in una vita cristianamente casta e in questo modo aiutarsi reciprocamente per instaurarle e sostenerle (amicizia); vivere una vita che possa servire da buon esempio per gli altri (testimonianza).

 
Fare riferimento alle virtù

Il metodo di conduzione si ispira a quello dei “12 passi” (basato su quanto utilizzato dagli Alcolisti Anonimi) ed è parte integrante degli incontri di Courage. Ogni passo fa riferimento a una o più virtù; chiama ad agire e a concentrarsi sull’impegno personale di ciascuno. Tuttavia non si deve presumere che Courage, per il fatto stesso di utilizzare i 12 passi, un metodo utile per tutti coloro che hanno a che fare con una dipendenza, ritenga che tutte le persone attratte dallo stesso sesso siano alle prese con una dipendenza. In realtà, Courage riconosce l’utilità universale del metodo dei 12 passi per qualsiasi persona desiderosa di crescere spiritualmente, soprattutto quando questo programma è integrato con una solida spiritualità cattolica.
Ciò che caratterizza maggiormente questa esperienza è il fatto che sia pensata e voluta per offrire aiuto, accoglienza e sostegno a persone con attrazione per lo stesso sesso e questo è ancora un ambito nel quale le attività pastorali sono rarissime. Questa esperienza pastorale evidenzia una particolare attenzione verso persone che, anche se credenti, si sentono “tradizionalmente” escluse e, in un certo senso, ai margini della Chiesa proprio per le loro tendenze sessuali che ne fanno dei “diversi” e quindi dei soggetti scomodi per essere serenamente oggetto di qualche iniziativa o servizio in ambito ecclesiale. Si pone quindi in controtendenza rispetto a molti ambienti anche parrocchiali dove ancora prevale il sospetto ed imbarazzo, se non addirittura la discriminazione, verso queste persone. 

Attenzione alle famiglie

Molto apprezzabile anche il gruppo affiliato che si rivolge ai familiari e agli amici delle persone con attrazione omosessuale e la rete di sacerdoti che Courage si sta impegnando a costruire. Da qui la feconda possibilità di trasferire questa esperienza in altri contesti e territori, evidenziata dalla diffusione territoriale in molti stati e dal sostegno nel contempo a gruppi di persone preparate a questo servizio specifico.
Osservando questa esperienza da più punti potrebbe però emergere qualche sfumatura che consideri implicitamente l’omosessualità come una malattia da guarire o un peccato da estirpare, proprio per la scelta di ispirarsi profondamente ad un tradizionale metodo di cura di una patologia-dipendenza. Nonostante sia chiaro in più punti del percorso che non si tratta di portare all’eterosessualità i soggetti di cui ci si occupa, ma di aiutarli a vivere la loro fede e la loro santità nello stato in cui sono, può sorgere tuttavia il dubbio che l’orientamento sessuale di queste persone debba essere sublimato in una vita casta perché per la sua stessa natura sarebbe peccaminoso. È ben chiaro che la condizione della persona va comunque rispettata in sé come facente parte della sua unicità, nella quale si iscrive la sua specifica forma di amore (vocazione) a cui la persona è chiamata. La scelta della castità di vita proposta, in buona sostanza, non deve apparire come una sorta di remedium concupiscentiae, quanto piuttosto l’apertura ad una pienezza di vita in Cristo che riqualifica ogni relazione ed amicizia umana.