Ricordando fra Damiano Bonori
Per 47 anni missionario in Centrafrica: un leone per difendere i suoi fedeli
Bologna, 26 agosto 1938
† Correggio, 10 febbraio 2017
Una squadra di sei missionari per il Centrafrica
La morte di fra Damiano non è stata inaspettata. Facendogli visita a San Martino in Rio dove dimorava, lo trovai consapevole della fine ormai imminente. Volendo conoscere la sua reale situazione di salute, io gli descrissi chiaramente la sua condizione a rischio. Mi ringraziò. Avendo gli arnesi necessari, gli ho anche amministrato l’Unzione degli infermi, e prima di lasciarci mi disse: «Caro Paolo, è giunta la mia ora, ringraziamo il Signore. Poi tocca a te». Alludeva al fatto che in sei su otto della nostra squadra di ordinazione sacerdotale eravamo partiti per la missione in Centrafrica, e io ora sono l’unico superstite.
Era nato a Bologna il 26 agosto 1938, vivendo però la sua infanzia a Saltino, piccolo paese sull’Appennino modenese, fino alla sua entrata in seminario a San Martino in Rio nel 1949. Ha percorso il suo iter formativo comune a tutti i cappuccini: noviziato a Fidenza (1956-57), liceo-filosofia a Piacenza e teologia a Reggio Emilia. Quando nel 1964 la Provincia aprì una nuova missione in Centrafrica, suscitando un enorme entusiasmo in tutti i frati, fra Damiano, ancora studente di teologia, chiese di esservi inviato dopo l’ordinazione sacerdotale, ricevuta poi a Reggio Emilia il 25 luglio 1965. Dopo un anno trascorso a Grenoble per apprendere la lingua francese, necessaria per vivere in un paese francofono, il 20 agosto 1966 partì per il Centrafrica assieme ad altri quattro confratelli di ordinazione, ai quali più tardi se ne aggiungerà un quinto. Arrivando in Africa fu preso dallo stupore: un mondo primitivo, semplice, povero, genuino e tanto gioioso, con gente che cantava, suonava, danzava e sorrideva. Ma anche tanta povertà e difficoltà, che poi in Africa fanno parte della vita normale: le nascite, la fame, la morte, la lebbra, la malaria.
Le partite si vincono anche così
Fra Damiano, destinato alla stazione di Batangafo come viceparroco di fra Sergio Govi, accorgendosi che nella cultura africana erano gli anziani a gestire tutto, mentre i giovani vivevano ai margini, non avendo spazio neppure nella parrocchia se non nella partecipazione alla Messa domenicale, decise di dedicarsi soprattutto a loro, organizzando il gruppo scout, e puntando sullo sport. Formò così una squadra di calcio (Les Lions), con la quale partecipò al campionato regionale vincendolo per tre anni consecutivi. Gli sconfitti accusavano i padri bianchi di benedire le porte perché non entrassero i palloni! Rivolgersi a uno stregone per vincere una partita è una pratica diffusa in tutta l’Africa, ma si ricorreva anche ad altri espedienti. Una domenica pomeriggio fu organizzata, con spirito interreligioso, una partita di calcio tra una squadra di mussulmani contro una squadra di cristiani. Grande fu il concorso di pubblico, ma dopo mezz’ora vi fu un fuggi fuggi dei giocatori mussulmani, che abbandonarono furiosi il terreno di gioco, in quanto i giocatori cristiani, consapevoli della ripugnanza dei mussulmani per i maiali, si erano unti il corpo con grasso suino, provocando così disordini e tafferugli anche tra gli spettatori.
Nel 1975 fra Damiano, divenuto parroco di Batangafo, curò soprattutto il contatto con la gente dei villaggi, passando le sue giornate a visitare i cristiani nelle loro capanne per conoscere i loro problemi. Manteneva anche rapporti di amicizia con i funzionari, i maestri, gli impiegati e i gendarmi, la classe privilegiata del paese, non sempre benvoluta dalla popolazione. Costoro erano i cosiddetti évolués, di cui la maggior parte poligami, avendo la possibilità economica di comprarsi una seconda e una terza moglie. Questo il colloquio di un anziano funzionario con fra Damiano: «Padre, desidero ricevere il battesimo. Tutti i miei figli sono cristiani…». «Non posso amministrarti il battesimo perché sei poligamo, hai più mogli». «Anche Georges è poligamo, eppure ha ricevuto il battesimo». «Questa è un’altra cosa. E poi per due mogli si può anche chiudere un occhio, ma quattro sono troppe!». Questa è inculturazione! I moralisti si rivolterebbero nella tomba.
Direttore del Villaggio Ghirlandina a Gofo
Quando la parrocchia di Batangafo fu affidata al clero diocesano, fra Damiano venne nominato direttore del Villaggio Ghirlandina a Gofo, in cui vi è anche una scuola per preparare i catechisti ad animare i villaggi sperduti nella savana. In questo periodo nel nord-est del paese, dove è localizzata la nostra missione, scoppiarono violenze sanguinarie e saccheggi. Quando, nel 2003, il presidente Ange-Féelix Patassé fu deposto con un colpo di stato da parte di François Bozizé, i fedeli di Patassé si organizzarono in bande armate per ripristinare il vecchio governo, creando difficoltà alle popolazioni. Neppure Gofo fu risparmiata, ma fra Damiano gestì con prudenza e diplomazia questo momento così delicato e grave, dovendo trattare con i ribelli che chiedevano soldi, alimenti, macchine e medicine. Alla fine riuscì a salvare la missione dal saccheggio, grazie anche alla presenza tra i ribelli di giovani che l’avevano conosciuto a Batangafo. Nel 2012-2013 il Centrafrica fu scosso di nuovo da forti instabilità e ribellioni, che costrinsero Bozizé alla fuga con formazione di un governo di ribelli Seleka. Questi avvenimenti costrinsero fra Damiano, già di salute precaria, a rientrare definitivamente in Italia nel marzo 2013, dopo ben 47 anni di missione.
A San Martino tra cadute e barelle
Da allora è sempre rimasto nel convento di San Martino in Rio, prestandosi per le confessioni e anche per servizi pastorali in altre parrocchie, andando a celebrare la messa domenicale seduto sulla carrozzella. Un giorno però, mentre si trovava in visita a familiari, è caduto, provocandosi una distorsione alla caviglia. Arrivata l’ambulanza per trasportarlo all’ospedale di Sassuolo, nelle operazioni di trasbordo, un gancio che teneva ferma la barella si è aperto e la barella è scivolata fuori dell’ambulanza causandogli una rovinosa caduta con conseguente frattura a una spalla. Il giorno dopo, raccontandomi l’accaduto, è scoppiato in una sonora risata, come si fosse trattato della scena comica di un film. È restato sempre in contatto con i missionari ancora attivi in quel martoriato paese, dove le ultime tristi vicende, che hanno sconvolto quella poverissima nazione e saccheggiato le nostre missioni, hanno provocato in lui infinita delusione e sconforto.
A Correggio (RE) dove era stato ricoverato, è giunto alla fine del suo viaggio terreno. Il suo cuore, affaticato dal duro lavoro missionario e dal clima africano, non ha retto. L’Africa non perdona! Era la vigilia della festa della Beata Vergine di Lourdes. Nel ricordino funebre si è voluto riportare questo suo pensiero:
«Buon Gesù, grazie per tutto il bene e il bello che hai operato in me e attraverso di me.
Perdono per tutte le mancanze e le ingratitudini della mia vita.
Su tutti invoco, per l’intercessione della Bianca Signora, una particolare benedizione».
fra Paolo Poli
La concelebrazione di suffragio si è svolta nella nostra chiesa di San Martino in Rio lunedì 13 febbraio alle ore 10, con la partecipazione di numerosi confratelli e missionari. La salma è stata poi tumulata nel cimitero locale.
Lettera ai cristiani della parrocchia Notre Dame de Lourdes di Gofo e delle nove cappelle dei villaggi circostanti
Fratelli miei,
catechisti, consiglieri, legionari di Maria, giovani e ragazze e bimbi tutti, vi invio questo scritto con cuore buono, pieno di pace e d’amore. Da tre anni sono rientrato in Italia; non vi ho assolutamente dimenticati. Ogni giorno vi unisco tutti ai piedi della Madonna di Lourdes, perché vi custodisca sotto il suo sguardo, vicino al buon cuore del Figlio suo Gesù Cristo. Conosco la sofferenza alla quale siete stati sottoposti in R.C.A.
Dio vede tutte le cose, il Suo amore è con voi, sempre. Vi ama, vi protegge sempre. Così io chiedo a tutti voi di non scoraggiarvi, il Suo amore resta sempre. Senza mai abbandonarvi, vi chiedo non dubitate, continuate a frequentare la missione nella preghiera e nell’amore.
Ascoltate i consigli dei vostri catechisti e degli anziani della chiesa. Un giorno ci ritroveremo in cielo con Maria, e i fratelli che sono già entrati in paradiso prima di noi. Pregate per me.
Vi abbraccio singolarmente e Dio vi custodisca.
padre Damiano Bonori, vostro ex parroco
San Martino in Rio, 7 ottobre 2016