La via universale del silenzio

 Spett.le Redazione di MC, la vostra rivista, che mi arriva spesso attraverso il Comitato per la lotta contro la fame di Forlì, mi piace sempre di più per la grafica, le foto, l'ironia fantasiosa, arguta e leggera dei disegni e bozzetti, l'agibilità della lettura ma soprattutto per la profondità, il coraggio, la franchezza dei suoi contenuti in cui trovo conforto e balsamo sulle ataviche ferite per la mia “chiesa amata e infedele” come direbbe l'indimenticabile Padre Turoldo.
Ho divorato l'ultimo numero “Sobri o schiavi delle cose” e ho letto e riletto con molto piacere e curiosità l'articolo di Gilberto Borghi (tutti e sempre molto interessanti e intriganti): "Le strade per riannunciare". È questo articolo che mi ha dato la spinta per scrivervi e dirvi ciò che mi sta molto a cuore. Oggi, giunta all'ultimo faticoso miglio (sono vecchia, davvero sazia di giorni e ormai quasi incapace di scrivere, di parlare pubblicamente ai giovani) vorrei chiedere a questa rivista di portare avanti un'altra via per riconquistare l'essenza del cristianesimo: esperienze, riflessioni, ricerche, indagini, quesiti, ascolto di gruppi o singoli, cristiani e diversamente credenti... che cercano Dio per lasciarsi sorprendere e pacificare da Lui, lungo il sentiero del silenzio.
Dice così bene Borghi: «...che il cristianesimo non è più lo sfondo comune..., siamo ormai post cristiani e non ci interessano più gli involucri cristiani etico-filosofici vuoti di senso lasciati sul terreno ...siamo in terra di missione e in terra di missione l'annuncio chiede di ricominciare».
Ciò in cui credo fortemente e per tanti anni ho cercato di trasmettere a quanti potevo incontrare, specialmente “atei e nobilmente pensosi” (oh il mio amato Turoldo!) è che una strada importante da tentare, insegnare, trasmettere è la via universale che è il silenzio, la grande rivelazione del silenzio (come dice l'Oriente)...tanto tutte le vie prima o poi arrivano a Gesù Cristo figlio e fratello dell'uomo e quando lo si trova o lo si continua a cercare, si riesce a «contagiare l'altro  con la nostra  gioia».
In questa alba di resurrezione che è la chiesa di Papa Francesco oggi possiamo tentare questo pellegrinaggio prima impensabile verso la grotta del cuore. Per non cercare altre parole, mi viene in mente che ho da qualche parte un incontro fatto ai giovani sul sabato santo, molti anni fa, se lo trovo ve lo invio, perché forse lì mi spiego meglio e risulta più chiaro il mio pensiero sul silenzio come cammino verso la fede.
Un caro saluto a padre Dozzi e a padre Fabrizio Zaccarini al quale vorrei dire la mia gioia perché ha conservato la fede e la vocazione. Grazie.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                   Maria Teresa Battistini

 

“Un'altra via per riconquistare l'essenza del cristianesimo: il silenzio”. La ringrazio molto di questa sua indicazione preziosa.
Cito le sue splendide parole della catechesi ai giovani del sabato santo: “L’ultimo nome che l’uomo del 20° secolo ha inventato per Dio è Silenzio (…) Per accostarmi a Lui devo farmi io stesso silenzio, mettere a tacere tutte le voci della ragione. Questa nostra ragione così preziosa e unica che ci rende padroni dell’universo, questa ragione ha generato per la fede cristiana un linguaggio da computer, un linguaggio tecnicistico, fatto di alternative secche, indiscutibili: vero, falso. (…) Come se non si camminasse tutti, credenti o no, uomini di ogni fede e non fede sullo spartiacque sottilissimo, su questo filo di rasoio, sul ciglio del Nulla che scrivi con la maiuscola, lontano dalla esultanza dei facili trionfalismi da resurrezione, ma anche dalla disperazione e dalle angosce della morte.
Noi stiamo davanti al sepolcro, in silenzio, ma ad occhi aperti (…). Se sei disposto ad attraversare tutti gli strati del silenzio di Dio, se hai il coraggio di consegnarti nudo alla rivelazione del silenzio, e non fai storie e non ti scandalizzi del tuo vuoto, farai la vera esperienza della fede e la farai non nella testa, ma nella profondità più profonda del tuo cuore”.
Lei rappresenta perfettamente lo stato d’animo della Maddalena, quella domenica mattina. Davanti a quel sepolcro vuoto la sua ragione si ferma, il suo cuore no! E al di là di ogni dato reale resta lì spinta da qualcosa di incomprensibile razionalmente, ma che da qualche parte dentro di sé le si impone. E alla fine Lui le ridona il suo vero nome “Maria”.
Moltissimi giovani oggi sono nelle condizioni esistenziali della Maddalena. Speranze infrante ancora prima di poterle vivere, senso di vuoto che riempie il loro futuro, una razionalità che vede solo con la mente e non sa più ascoltare il cuore e metterli insieme. Perciò stanno lì, in attesa che qualcuno squarci quel silenzio interiore non voluto, che così tanto li spaventa e così presto hanno imparato a fuggire attraverso mille e mille sollecitazioni sensoriali. Sono mistici potenziali, e non lo sanno.
Per questo il nostro silenzio, il parlare meno a vanvera di Dio, il centellinare questo nome e la sua Parola diventa essenziale oggi, per non sciuparne l’immenso valore quando il cuore non è ancora abbastanza in silenzio per poterle percepire.
Forse il loro desiderio non è riempibile tanto con la radiosità dell’esperienza piena della gioia del risorto ma con quello che Thomas Merton metteva in bocca a Dio: “Ti darò ciò che tu desideri. Ti condurrò nella solitudine. Ti guiderò nella via che tu non potrai capire, perché voglio sia la più breve. Sarai lodato, e sarà come essere bruciato al rogo. Sarai amato, e questo ti spezzerà il cuore e ti spingerà nel deserto. E dopo che sarai stato un poco lodato e un poco amato, Io ti priverò di tutti i doni e di tutta la lode e tu sarai completamente dimenticato e abbandonato e sarai un nulla, una cosa morta, un relitto. Ma gusterai la vera solitudine della mia angoscia e della mia povertà e ti guiderò sulle vette della mia gioia e tu morirai in Me e troverai tutte le cose nella Mia misericordia che ti ha creato per questo. Affinché tu possa diventare il fratello di Dio e imparare a conoscere il Cristo degli uomini ardenti”.
Un carissimo saluto.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  Gilberto Borghi