Ricordando fra ARCANGELO PANCIROLI

San Bartolomeo (RE), 12.1.1922

† Reggio Emilia, 11.12.2016

Entusiasta e disponibile, era l’uomo dei tre anni, spesso cappellano d’ospedale 

Agire dove c’è bisogno

Romeo entra a dodici anni nel Seminario Serafico di Scandiano e tre anni dopo fa il suo ingresso nel prenoviziato a Modena.

L'anno successivo, nel 1938, è ammesso al noviziato di Fidenza e qui gli viene assegnato il nome di fra Arcangelo. Emette la sua professione temporanea il 15 ottobre 1939, e quattro anni dopo, nel 1943, in piena seconda guerra mondiale a Reggio Emilia si consacra definitivamente al Signore con la professione perpetua. Viene ordinato sacerdote il 3 giugno 1945 sempre a Reggio Emilia, da mons. Eduardo Brettoni, vescovo della città.
L'anno successivo, al termine degli studi teologici, è trasferito a Parma come insegnante e formatore delle vocazioni adulte, e l'anno dopo a Scandiano come insegnante nel Seminario minore. Nel 1949 lo troviamo all'Ospedale di Modena come cappellano, e questa è la prima delle sue esperienze come assistente spirituale degli ammalati in ospedale. Nella sua vita altri ospedali lo vedranno camminare per le corsie a confortare gli infermi.
 Nel 1955 un cambiamento radicale: è trasferito in provincia di Catanzaro, impegnato nella POA (Pontificia Opera di Assistenza), un'associazione nata nel secondo conflitto mondiale per dare assistenza ai profughi di guerra, e che, nel dopoguerra, fa dell'assistenza ai poveri il fulcro della propria azione. Fra Arcangelo, ormai divenuto meridionale, nel 1959 viene nominato guardiano del noviziato intercommissariale di Reggio Calabria - Catanzaro - Salerno - Cosenza fino al 1962. Finalmente il suo ritorno in Provincia, dove ricomincia la sua esperienza di cappellano da un ospedale all’altro: a Reggio Emilia, a Picenza, di nuovo a Reggio Emilia come capellano di quello che una volta veniva chiamato manicomio criminale, oggi in completo abbandono. Quando era ancora operativo, era una ambiente tetro: portoni robusti che delimitavano ogni cella con spioncini da cui si potevano scorgere gli internati con tutte le sofferenze mentali e morali che si portavano dietro; alle finestre vi erano spesse inferriate di ferro, che lasciavano penetrare da fuori una luce quasi accecante, mentre nel lungo corridoio di ogni padiglione echeggiavano urla di disperazione, spesso udite anche nelle case vicine. Fra Arcangelo, pur vivendo nella quiete del convento, sentiva come sue le sofferenze di quegli internati, non del tutto colpevoli dei misfatti da essi messi in atto, ma invisi alla società dei normali.
 Il pellegrinaggio di fra Arcangelo non doveva fermarsi in quel luogo così triste. Dopo un triennio, fu per nove anni all'ospedale di Parma, ricoprendo gli incarichi di cappellano, superiore e vice-parroco. Nel periodo successivo la sua vita è caratterizzata da una ininterrotta serie di esperienze in contesti diversi, che lo portano a cambiare luogo e mansione quasi ogni triennio. Era nei progetti di Dio che egli fosse l’uomo dei tre anni, e vagasse continuamente da un luogo a un altro, ma da parte sua nessuna rimostranza.
Nel 1976 diviene parroco della parrocchia di S. Antonio a Salsomaggiore Terme (PR), ma tre anni dopo è trasferito a Puianello (MO) come guardiano e rettore del Santuario. Nel 1982 altri tre anni come guardiano a Pavullo, e nel 1985 a Lagrimone (PR) come assistente spirituale e confessore del locale monastero di suore cappuccine. Fu per lui una breve pausa dedicarsi alla predicazione nel convento di Scandiano per tre anni, ma poi fu destinato nel convento ligure di Monterosso a picco sul mare, a cui si accedeva inerpicandosi lungo una ripida scalinata senza fine. Di nuovo, sempre tre anni dopo, in ospedale a Piacenza, quindi a Pavullo e poi nel convento di Piacenza come sagrista. Negli ultimi anni della sua vita, che ormai pareva alquanto stanca, si dedica prevalentemente al ministero della confessione nei conventi di Puianello, Pavullo e Pontremoli.
Con l'aumentare degli anni cominciano a farsi sentire problemi di salute; in particolare gli fa difetto la vista, progressivamente compromessa da una malattia degenerativa alla retina. Questo lo porterà nel 2013 nell'infermeria di Reggio Emilia, dapprima temporaneamente per cure all'occhio, e poi, in seguito a un peggioramento delle condizioni cardiache e neurologiche, dal 2014 in modo permanente. Un ictus lo ha colpito nel novembre del 2016, e da questo non si è più ripreso. È deceduto l'11 dicembre 2016 presso l'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.
Fra Arcangelo per vari anni era stato assistente spirituale di vari gruppi del Rinnovamento nello Spirito. Era un uomo entusiasta, di indole poetica, creativo, originale, a volte imprevedibile, portato al dialogo e animato da un grande slancio pastorale. Amava il canto, e anche negli ultimi mesi della sua vita si entusiasmava quando sentiva cantare i classici inni alla Madonna, alla quale era particolarmente devoto.
La liturgia di commiato si è svolta nella chiesa del convento di Reggio Emilia il 14 dicembre 2016 e la salma è stata poi accompagnata e tumulata nella tomba dei cappuccini presso il Cimitero Monumentale della stessa città.
                                                                                                                                                                                                                                                                                     Fra Giacomo Franchini e fra Nazzareno Zanni