Ho incontrato Dina Sivilia. Una donna dolce, sicura, centrata. È una catechista del Buon Pastore da molti anni. Da tempo avevo il desiderio di trovare una esperienza di catechesi per i bambini che cercasse di rendere l’annuncio di Gesù più vivo e gioioso delle nostre catechesi. Credo che qui ci sia una risposta interessante.

Gilberto Borghi 

Dio e i bambini se la intendono

Intervista a Dina Sivilia, fautrice di un metodo di catechesi innovativo 

Insieme a Patrizia Cocchini, Dina Sivilia ha avviato a Faenza una nuova esperienza di catechesi per bambini, a cominciare dai tre anni.

La catechesi del Buon Pastore è nata a Roma nel 1954, quando a Sofia Cavalletti, biblista e studiosa di ebraismo, venne chiesto da Adele Costa Gnocchi, allieva e collaboratrice di Maria Montessori, di preparare alcuni bambini alla prima comunione. Sofia ci provò e, non avendo né esperienza, né materiale, lesse con loro la Bibbia. La risposta dei bambini fu così straordinaria da spingerla a continuare, fino a farle scoprire la capacità eccezionale che hanno i bambini di stabilire un rapporto personale con Dio e di goderne pienamente. L’esperienza è oggi diffusa in molti paesi dei cinque continenti.

 Qual è l’idea centrale della catechesi del Buon Pastore?

Innanzi tutto vorrei dire che la catechesi del Buon Pastore ha sempre conservato un carattere “sperimentale”. Infatti, secondo i principi della pedagogia montessoriana, l’osservazione delle reazioni dei bambini stimola ad una continua verifica e perfezionamento, sia dei “contenuti” che del “modo” di presentarli.
Una collaboratrice diretta di Maria Montessori, Adele Costa Gnocchi, dopo anni di lavoro nella Casa dei bambini, soleva dire: «Dio e il bambino se la intendono». A titolo esemplificativo, ma non riduttivo, sottolineo la risonanza profonda, documentata da disegni e osservazioni di diverse provenienze, che la parabola del Buon Pastore suscita nei bambini piccoli.
Essi si sentono “chiamati per nome” e profondamente amati da Gesù Buon Pastore. Naturalmente, nell’annuncio ai bambini, si tratta di scegliere temi e modi adeguati all’età. La catechesi per i piccoli impone una fedeltà all’essenzialità. Quando il catechista resta su pochi temi essenziali non solo corrisponde alle esigenze profonde dei piccoli, ma offre un nucleo vitale che in seguito potrà essere approfondito e sviluppato secondo le età dei bambini.

 Come funziona concretamente un incontro di catechesi?

“Atrio” è il nome dello spazio della catechesi, ricorda lo spazio antistante la chiesa. È un ambiente preparato con cura e attenzione, dall’arredo ai materiali di lavoro, secondo i bisogni dell’età, in cui i bambini si muovono liberamente dentro alcune semplici regole. Non è un’aula scolastica, né un luogo di istruzione religiosa, ma di “vita” religiosa in cui il bambino e l’adulto, insieme, si mettono all’ascolto della parola di Dio. Ogni incontro di catechesi dura circa due ore. Dopo l’accoglienza, una parte del tempo è dedicata all’annuncio, un brano biblico letto dal catechista, ascoltato e meditato insieme ai bambini. Il catechista non aggiunge nulla al testo. Il catechista non “spiega” la Parola di Dio ai bambini, ma medita insieme a loro, indica alcuni punti, ma poi si ritira e lascia spazio alla conversazione con il “Maestro interiore”.
Nel tempo restante i bambini, scegliendo liberamente, lavorano con il materiale messo a disposizione. Il materiale non è didattico, non serve alla spiegazione, ma è un aiuto alla meditazione del bambino, gli permette di continuare a riflettere su quanto ha ascoltato, indipendentemente dalla presenza dell’adulto. Riproduce episodi della vita di Gesù, elementi di una parabola, segni liturgici e mette nelle mani del bambino, anche dei piccoli incapaci di leggere, le fonti del messaggio cristiano: la Bibbia e la Liturgia. 

E con i sacramenti dell’iniziazione cristiana come funziona?

Il battesimo è il sacramento che il bambino riceve ancora del tutto incosciente: è importante che ne prenda coscienza non appena è in grado di farlo. Non bisogna aspettare che il bambino entri nella scuola primaria, i primi basilari elementi possono essere presentati già a partire dai tre anni. Per questi motivi il battesimo è un tema fondamentale nella catechesi del Buon Pastore. Il catechista non deve inventare nulla, perché, nella concretezza dei segni liturgici troverà tutto il necessario. Inizialmente viene presentato ai bambini con il segno della “luce”, un aggancio ricco di significato che si rivolge prima di tutto all’intuizione. Un altro segno liturgico molto importante è la “veste candida” che copre tutto il corpo del battezzando e viene dato per far vedere anche al di fuori la luce ricevuta nel cuore.
Successivamente si danno ai bambini tutti gli altri segni liturgici, analizzandoli uno per uno per scoprirne la grande ricchezza di significato. L’Eucarestia ha un posto centrale nella catechesi del Buon Pastore. Nell’atrio dei piccoli si fa un lavoro di carattere sensoriale, adatto all’età dei bambini. Attraverso modellini dell’altare e degli arredi il bambino ne impara i nomi e l’uso. L’approfondimento che il bambino fa individualmente con il materiale accende nel suo cuore il desiderio di nutrirsi del cibo speciale che il Buon Pastore ha preparato per le sue pecorelle. Sarà ogni bambino a decidere in maniera del tutto autonoma, anche se aiutati dal sacerdote, dalla catechista e dai genitori, quando si sente pronto ad accostarsi al sacramento della Riconciliazione e all’Eucarestia.

 Ho l’impressione che sia una forma di catechesi che richiede molti cambiamenti rispetto alla tradizionale organizzazione di una parrocchia. È così?

Certo, ma ben vengano. Si richiedono innanzi tutto alcuni cambiamenti di mentalità. Le parrocchie si rivolgono ai bambini a cominciare dai sei anni, trascurando gli anni d’oro durante i quali essi sono in grado di stabilire un rapporto intenso e profondo con Dio. Prima dei sei anni il bambino non ha preoccupazioni di carattere morale, dunque è completamente libero di rispondere all’ amore di Dio. Dopo i sei anni, quando nascono in lui interessi morali precisi, il suo agire morale scaturirà proprio da quella relazione d’amore che ha stabilito con Dio nella sua prima infanzia. Certo il cambiamento non può essere che graduale, ma le parrocchie dovrebbero cominciare a pensare ai piccoli.
Un altro fondamentale cambiamento è nel modo di iniziare i bambini di tutte le età ai contenuti della nostra fede. Il catechista ha il compito di mettere in contatto il bambino con la Bibbia e la Liturgia, in maniera adeguata all’età, senza fare esemplificazioni e tentativi di mediazione con la vita del bambino. Poi deve mettersi da parte e favorire l’ascolto del “Maestro interiore” per la rielaborazione personale di quanto è stato annunciato.
Nei piccoli centri, poi, questa catechesi tende a ricostruire i tessuti sociali, perché le attività preparatorie che sono necessarie tendono a coinvolgere molte persone con differenti abilità. E in questo modo si riattiva la comunità, perché lavorare sul materiale per farlo spinge a riflettere sul senso di quello che si fa.

 

 Segnaliamo il volume:
SOFIA CAVALLETTI
Il potenziale religioso del bambino. Descrizione di una esperienza con i bambini da 3 a 6 anni,
Città Nuova, Roma 2000, pp. 328