Nel Centro missionario di Imola, dieci giorni prima di Natale, erano una settantina, tra cattolici, evangelici, ortodossi e musulmani: hanno preso un buon tè insieme, con dolci di ogni tipo e con tanta gioia che si leggeva sul volto di tutti, nello spirito di Assisi. Ricordiamo poi due confratelli che ci hanno lasciato: Patrizio, pellegrino e forestiero in questo mondo e Teodoro, come un bicchiere di vino schietto.

Nazzareno Zanni

 Il tè della pace

Lo “spirito di Assisi” è arrivato anche a Imola 

di Saverio Orselli della Redazione di MC

 La famiglia del Mercatino si allarga

Il Mercatino dell’usato del convento di Imola, nato nel lontano 1981 nell’ambito del Campo di lavoro, da molto tempo è in grado di camminare sulle proprie gambe e lo fa per tutto l’anno.

Non si ferma mai la raccolta degli oggetti donati, recuperati dai volontari a domicilio ma, soprattutto, accolti direttamente alla porta del convento, dove gli imolesi hanno imparato a portare libri, vestiti, utensili vari, mobili non ancora completamente consumati, per garantire ad essi una seconda vita, con nuovi proprietari pronti a portarseli via, dando in cambio una offerta per le popolazioni di terre lontane – Etiopia, Repubblica Centrafricana, Turchia, Georgia – dove sono impegnati i missionari cappuccini dell’Emilia-Romagna. Non è un segreto per nessuno che la maggior parte del ricavato del Mercatino sia offerto da clienti spesso provenienti proprio da quelle terre lontane bisognose di aiuto. Poveri che cercano aiuto e, allo stesso tempo, aiutano altri poveri. Senza porsi il problema del colore della pelle o della fede professata dagli uni e dagli altri.
Grazie al lavoro dei volontari e dei frequentatori del Mercatino, da sempre fioriscono iniziative di solidarietà e, da qualche tempo, anche di pace e dialogo tra le fedi, non solo per i tanti popoli rappresentati negli spazi del convento, ma anche tra chi sistema “tesori” e chi li cerca. L’ultima iniziativa, nata dalla proposta di Elvio, uno dei volontari, e subito accolta dalla fraternità, è stata intitolata “il tè della pace”, con l’aggiunta di un sottotitolo non meno impegnativo, “nello spirito di Assisi”, un appuntamento da vivere in famiglia… la famiglia allargata del Mercatino.
Dopo l’acqua, nel mondo la bevanda più diffusa è proprio il tè, che nel consumo mette insieme popoli spesso in guerra tra loro. La pace invece – e tutti ne siamo consapevoli – non sembra essere diffusa come il tè, anche se ce ne sarebbe bisogno a tutti i livelli. La pace da sola non si costruisce: ha bisogno di volontari pronti a esserne costruttori. Per questo l’iniziativa “il tè della pace” è un esempio da presentare e da seguire, perché ormai ogni situazione della nostra vita – nel lavoro, in famiglia, nella scuola, nel tempo libero, per strada – ci sollecita a confrontarci con una realtà fatta di popoli sempre più rimescolati. Di fronte a ciò si può reagire con la paura e il rifiuto o con gesti concreti di amicizia, se non addirittura di fratellanza. Il mondo del Mercatino ha scelto di rifiutare la paura per condividere la festa, forse una piccola festa, ma pur sempre un’occasione di incontro, di conoscenza, di ringraziamento reciproco.

 Tra fedi religiose e fedi calcistiche

Dopo una prima prova generale in primavera, realizzata quasi in sordina per rompere il ghiaccio, è arrivato l’appuntamento del 14 dicembre, all’ora canonica del tè, le 17, quando le porte del Mercatino si sono spalancate straordinariamente di mercoledì per accogliere una settantina di persone, tra volontari, frequentatori abituali, scout, francescani secolari e vari rappresentanti di alcune fedi presenti in città. Oltre ai frati, che hanno fatto gli onori di casa, erano presenti alcuni rappresentanti della Comunità evangelica rumena, con il pastore Janel Bosna, la cui figlia Lidia fa volontariato al nostro Mercatino; della Chiesa Ortodossa, con padre Doru Vasile Garboan, parroco ortodosso rumeno di Faenza e Imola; della Casa di Cultura Islamica di Imola, con il responsabile Mohamed Sabir, pronti tutti ad accogliere calorosamente l’invito.
E mentre nella sala san Paolo ci si scambiavano i saluti, in cucina alcuni amici di Sabir preparavano un favoloso tè alla menta, servito in teiere luccicanti, versato da mani esperte che l’hanno fatto cadere con precisione nei bicchieri dall’alto, “perché si possa ossigenare e diventare così ancora più buono” ha rivelato Sabir, spiegando così un gesto visto tante volte, ma mai compreso. La conoscenza reciproca è un elemento fondamentale per costruire la pace e spesso la condivisione è facilitata se accompagnata da un dolce o da un bicchiere di tè, in famiglia. E in famiglia si può sorridere insieme, magari giocando sulle rispettive passioni calcistiche: Sabir ha simpaticamente sottolineato che condivideva con padre Nicola Verde la fede calcistica per il Napoli e padre Dino Dozzi ha auspicato la sua conversione alla fede juventina.
Un invito a prendere un tè insieme presuppone che ci sia anche un biscotto o una fetta di torta. All’appuntamento con “il tè della pace” i volontari non avevano fatto mancare né i biscotti né le torte, così come non mancavano nemmeno i dolci tipici della Tunisia preparati dagli amici della Casa di Cultura Islamica. Nonostante fossero già ottimi così come erano stati preparati, potevano essere arricchiti con il miele che gli ospiti islamici avevano disposto su alcuni piattini, mostrando grande attenzione anche per i particolari.

L’appetito vien mangiando

Davvero una festa riuscita, con tante persone impegnate non solo a bere e mangiare, ma anche a chiacchierare insieme, per conoscersi. Con grande piacere voglio registrare che ancora non era finita la festa che c’erano già delle volontarie che facevano progetti per il futuro, per un prossimo appuntamento, da organizzare pensando anche alle tante clienti del Mercatino che alle cinque del pomeriggio trovano qualche difficoltà a lasciare figli e fornelli, mentre in altri orari potrebbero partecipare più numerose, magari assieme ai figli. Attenzioni di questo tipo dicono meglio di tante parole la voglia di essere costruttori di pace fraterna, nello spirito di Assisi, dove in settembre 2016, nel ricordo dell’incontro voluto da papa Giovanni Paolo II nel 1986, si erano ritrovati i rappresentanti delle fedi del mondo per chiedere a Dio il dono della Pace.
Finita la festa, il Mercatino ha ripreso il suo consueto percorso, con le aperture del martedì pomeriggio e del sabato mattina, gli oggetti sistemati, le code per accedere a scarpe e tessuti, ma certamente il profumo del tè alla menta e dei dolci speziati condivisi continuerà ad aleggiare per le sale e tra gli sguardi di volontari e clienti. In attesa del prossimo appuntamento extra-vendita, con tè, biscotti, torte, chiacchiere, canzoni, risate… in una parola, pace. Pace e bene, avrebbe detto in modo beneaugurante san Francesco. E noi con lui.