A giugno si è svolto il Grande Sinodo Panortodosso, tanto atteso e non del tutto semplice, sia per la complessità delle tematiche, sia per l’assenza delle Chiese di Russia, Bulgaria, Georgia ed Antiochia. Ciò nonostante il lavoro è stato intenso ed ha sottolineano l’importanza del dialogo sotto tutti i punti di vista.
Barbara Bonfiglioli
Un passo avanti verso l’unità
Si è celebrato il Santo e Grande Sinodo Panortodosso
di Michele Papi
missionario cappuccino a Istanbul
L’unità da ritrovare
La tenacia del patriarca ecumenico Bartolomeo ha prevalso: il Santo e Grande Sinodo Panortodosso si è celebrato a Creta, presso il monastero di Gonia, dal 20 al 25 giugno scorsi.
Molti sono stati i tentativi di boicottaggio, sia da parte di Chiese troppo invischiate nei nazionalismi dei loro paesi, sia ad opera di gruppi fondamentalisti contrari ad ogni apertura al mondo contemporaneo. Delle quattordici Chiese in cui è frammentata l’ortodossia, se ne sono presentate solo dieci all’appuntamento. Come ha sottolineato il patriarca Bartolomeo nel suo discorso di apertura, dopo una così lunga preparazione comune dei documenti sinodali, non si possono giustificare le assenze di queste Chiese, se non con problemi loro interni che nulla hanno a che vedere con i temi dottrinali trattati dal Sinodo. Alla chiusura del sinodo, russi e bulgari hanno dichiarato che, una volta ottenuti i documenti tradotti, non escludono una loro ricezione; Antiochia ha dichiarato che considera l’incontro come un atto preparatorio di un futuro sinodo panortodosso; mentre, continuano a tacere i georgiani.
Sempre nel discorso di apertura Bartolomeo ha palesato lo scopo principale di questo evento epocale, cioè, presentare, a un mondo dilaniato da divisioni e violenze, una Chiesa ortodossa unita e capace di testimoniare il vangelo a milioni di fedeli spesso smarriti. Ha ribadito come, nella tradizione ortodossa, questa unità non si realizzi attorno ad una figura come quella del papa di Roma, ma proprio nella sinodalità, intesa come accordo unanime sui temi della fede e comunione nella sinassi eucaristica. L’auspicio espresso anche da diversi dei primati presenti è che questo atteggiamento sinodale diventi permanente nelle relazioni tra le Chiese.
Il lungo lavoro di preparazione svolto dalle varie commissioni teologiche sulla base dei desiderata inviati dalle singole chiese locali ha portato alla stesura di sei documenti dottrinali, discussi e successivamente approvati dal sinodo.
Il compito della Chiesa Ortodossa
Ogni giorno, al termine dei lavori sinodali, veniva letto un sintetico bollettino stampa utile per contestualizzare i testi infine pubblicati. Il primo documento ad essere affrontato è stato quello sulla Missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo, una specie di Gaudium et Spes ortodossa, in cui si indica come sia preciso compito della chiesa aiutare l’umanità colpita da molti mali e guidarla verso la sua piena realizzazione secondo il modello di Cristo, in piena libertà. Il 21 giugno si è analizzato il documento sulla Diaspora ortodossa, cercando, in particolare, di risolvere il problema canonico della compresenza di più vescovi sullo stesso territorio canonico. Nel terzo giorno di lavori si sono affrontati due temi: quello dell’Autonomia e il modo di proclamarla che regolamenta come un certo territorio, appartenente ad una delle regioni ecclesiastiche esistenti, possa ricevere, pur restando sotto l’autorità del rispettivo primate, un certo grado di autonomia e quello sull’Importanza e osservanza del digiuno, che è stato unanimemente accettato dai vescovi come una mirabile sintesi di rigore canonico ed “economia” pastorale, capace di far apparire l’importanza di questa pratica al fine dell’ascesi spirituale di ogni fedele, senza renderla un peso imposto dall’esterno. Il 23 si è lavorato sia sull’enciclica conclusiva del sinodo sia sul tema del Matrimonio e suoi impedimenti; riguardo al matrimonio si è ribadita la legge divina (Gen 2,23) ad esso sottostante, definendolo come unione libera tra uomo e donna, che, grazie alla benedizione del vescovo, diventa anche segno efficace dell’amore di Cristo per la Chiesa. Le derive etiche e secolaristiche non devono intaccare questo mistero e costituiscono un grande rischio per le famiglie e, soprattutto, per i figli. Tra gli impedimenti a contrarre matrimoni viene considerato superabile quello inerente ai matrimoni misti; mentre, restano assolutamente proibiti i matrimoni con disparità di culto. Il giorno successivo, onomastico del patriarca Bartolomeo, si è analizzato il documento sulle Relazioni tra Chiesa ortodossa e resto del mondo cristiano, nel quale si è cercato un difficile equilibrio tra l’autocoscienza della Chiesa ortodossa come una, santa, cattolica e apostolica e la necessità di ricreare l’unità coi cristiani “lontani”. Molto interessanti dal punto di vista ecumenico, anche se criticati da alcuni, l’uso del termine Chiesa esteso anche ad altre confessioni cristiane e l’indicazione di una gerarchia nelle verità di fede (non tutte impedirebbero la comunione, anzi si condanna chi in nome dell’ortodossia promuove divisioni e spaccature nella Chiesa al pari di chi cerca di fare proselitismo verso l’uniatismo).
Combattere gli stessi peccati
Sia l’enciclica che il messaggio finale al popolo di Dio, pur differendo per ampiezza e linguaggio, riassumono i temi e lo spirito di questo sinodo. Una Chiesa desiderosa di non vivere per sé stessa ma offrire al mondo i doni di Dio, una Chiesa che rifiuta i fondamentalismi e le violenze ad essi connesse (attualissimi gli accenni alle violenze contro i cristiani del Medioriente e alla questione dei rifugiati) definendole frutto di una religiosità morbosa, una Chiesa alla ricerca di un dialogo anche su quegli argomenti più scottanti che attraversano i nostri tempi come le questioni etiche legate alla vita umana e all’ecologia. Vengono denunciati quali pericolosi nemici della fede il secolarismo e il relativismo, ma non si rinuncia ad un impegno profetico della Chiesa verso la politica (senza una diretta commistione) e soprattutto nei confronti dei giovani: l’annuncio della salvezza non è disgiunto da un impegno per l’oggi ispirato dalla triade Dio-uomo-mondo.
Da osservatore esterno e poco esperto di tali argomenti mi pare di scorgere in tutto ciò lo stesso Spirito che ha animato l’azione del patriarca ecumenico Bartolomeo. Suscita speranza vedere come gran parte dei suoi confratelli abbiano condiviso e fatto proprie queste idee. Sicuramente un passo importante è stato fatto sulla via della sinodalità, della comunione fattiva, aperta al dialogo col mondo e con le altre componenti cristiane. Non ci resta che guardare con favore a questa apertura, cercando di favorirla in ogni modo, tenendola ben presente quando ci capiterà di subire azioni di segno contrario, guidate da ricerca di potere o folli nazionalismi spesso camuffati dalla difesa della purezza della fede. Combattere gli stessi peccati dentro le nostre comunità potrebbe essere una testimonianza fondamentale che anche noi cattolici possiamo dare al mondo in comunione con i fratelli ortodossi.