Maura questa volta ci stupisce e fa partire il tè sulle note un po’ arabeggianti di una vecchia (e mai sentita!) canzone di Celentano: di colpo siamo catapultati indietro negli anni Settanta e la musica ci riporta la memoria di quei tempi: libertà, trasgressione, lotte politiche, ma anche la grande creatività che fiorisce in tutti i campi...

a cura della Caritas Diocesana di Bologna

 La sintesi del pozzo

E l’amore si rivelò nella sete dello straniero

 IL TÈ DELLE BUONE NOTIZIE

 Dalla cassa ascoltiamo concentrati le parole del Molleggiato:

«C’è un’oasi nel deserto / dove un giorno a chieder acqua / si fermò un forestiero (…) / Tu sei un Giudeo - gli disse la donna - / con quale coraggio mi chiedi da bere, / son mille anni e più che i tipi come te / non passano di qui, non parlano con noi / ed il primo sei tu, ma perché tu lo fai? / Alla Samaritana i Giudei un po’ d’acqua non chiesero mai».

 Dio è dove c’è libertà

«Ecco» parte Maura mentre le ultime note evaporano nel salone «questa canzone si chiama Il forestiero e come avrete ormai capito il forestiero in questione è Gesù che incontra la Samaritana al pozzo. Ho scelto di cominciare così perché l’argomento di oggi mi ha sinceramente messo in seria difficoltà: siamo sempre sul tema generale delle “prove di dialogo” proposto da MC, ma questa volta ci viene chiesto di approfondire il rapporto fra dogma e carità… e mi son detta: questo incontro fra Gesù e la Samaritana non sarebbe mai dovuto accadere perché i giudei consideravano i samaritani degli impuri, dei miscredenti, inoltre nessun uomo si sarebbe mai fermato al pozzo con una donna, tanto meno con una donna come quella, certamente “chiacchierata”… Tutte le religioni hanno dei dogmi di fede, ma anche la politica o le ideologie laiche hanno dei dogmi, delle certezze rese assolute, non discutibili. Così succede che se una verità non viene mai discussa, viene resa intoccabile e rischia così di essere strumentalizzata ai fini del potere. Io mi e vi chiedo: abbiamo vissuto delle esperienze dove delle “verità” si sono scontrate in qualche modo con la carità? Al contrario, abbiamo vissuto esperienze dove verità e carità si sono armonizzate, facendoci stare bene?».
«Beh, non so se esiste una verità assoluta…», interviene Daniele, «ma io credo assolutamente in ciò che penso, sento e scrivo… Io sono, io ero, io sarò: questo è il mio aforisma e si rivolge a Dio, questa è la verità per me. Lo Spirito abita il nostro pensare e noi dobbiamo lasciarci guidare. Dio per me è proprio in questo: nell’esperienza di esprimermi liberamente!».
«Mah! Io penso che se ci fossero davvero delle verità così assolute, Gesù ce le avrebbe lasciate tutte scritte», si fa avanti Maurizio, la voce pacata, riflessiva, «Ma non ha fatto così: Lui lascia a noi il compito di arrivarci e scoprirle. È come se ci dicesse: “cercate insieme la verità, perché verità diverse si scontrano!”. Allora vedete, non serve a niente continuare sempre a cercare chi ha ragione e chi ha torto: dovremmo solo aiutarci con umiltà e coralmente a comprendere cosa accade…».
«In questi giorni non faccio altro che vedere ovunque immagini strazianti», si inserisce Adelia gli occhi rossi, infossati, «guerre, massacri, morte… e continuo a chiedere “Signore, perché?” Io faccio fatica, il mio cuore si sta staccando! Lo sapete: sono povera, non ho ormai più niente, ma nel mio piccolo pure io ho dato due pacchi della mia pasta per questi profughi… Ma perché invece chi può fermare tutto questo non lo fa? Ecco: per me la verità è qualcosa di concreto: nella vita delle persone sono tutti quei gesti che dimostrano all’altro che è stato visto!».

 Chi cerca trova

«È difficile tra verità e dogma!», dice Carla, «Torno indietro alla mia adolescenza. Quando avevo sedici anni nella mia scuola l’universo era diviso in due: o eri di supersinistra o eri fascista. Qualunque cosa fossi, tu detenevi la verità e gli altri erano il tuo nemico… Ho capito lì come “scatta” l’idea di nemico: ad un certo punto individui nell’altro delle caratteristiche precise e lo chiudi in quella scatola che gli hai costruito intorno senza nemmeno renderti conto di averlo fatto. O meglio: siccome ti senti “dalla parte della verità” puoi farti dell’altro l’idea che vuoi senza alcun reale confronto. Passato quel momento, non mi son mai più sentita “dalla parte della verità” e oggi credo solo nella luce della ragione, perché mi sono convinta che credere di seguire la verità è invece pericolosissimo. L’unica verità è la ricerca della verità!».
«Guardate, io non so proprio cosa sia la verità», prende la parola Maria, «e posso dire che la carità come verità non mi fa mai stare molto bene… Vi faccio questo esempio: io ho senso di umanità e con quello riconosco che oggi esistono profughi di serie A e profughi di serie B. Va benissimo accogliere generosamente gli ucraini. Certamente ci assomigliano di più, sono più vicini, ma la carità vera non fa distinzioni… capite? E poi: la verità deve necessariamente farmi star bene? Perché poi va a finire che la carità che mi fa star bene in realtà non è verità, magari è solo egoismo…».
«Anch’io mi interrogo molto su questi temi e sento di vivere molte contraddizioni», la voce di Lisa dolcemente si fa spazio, «Mi chiedo: perché faccio le cose per gli altri? Una percentuale di piacere io credo debba esserci anche in questo e non la vivo come egoismo. Certo, so che faccio solo un pezzetto di bene, che lo scelgo in modo arbitrario e certamente scelgo solo ciò che in questo momento riesco a fare. Se oggi vado alla marcia della pace per l’Ucraina, sono consapevole di non essere andata a quella per la Siria. Sono ipocrita? Certo che lo sono! Ma è anche vero che oggi sono lì a manifestare per la pace! Quindi come amo? Sempre a pezzettini, ma quel pezzetto cerco di viverlo pienamente.  Mi sento impotente? Certo che sì, ma scelgo di essere comunque consistente nel portare il bene e la luce. Mi interrogo molto spesso anche sulla verità e alla fine penso che davvero sia un cammino, una ricerca.  E la verità che più risuona in me è quella che sperimento nella condivisione e nella comprensione dell’altro».

 Oh verità parziale: tu non sai tutto!

«Grazie per tutte queste belle riflessioni», si avvia alla conclusione Maura, «Stavo pensando che spesso, attraverso il nostro linguaggio, noi cerchiamo di costruire delle piccole “verità” ed anche questo è molto pericoloso: quando diciamo “quello è un ladro, un tossico, un alcolista” ma non teniamo conto che certamente è anche un figlio, o un nipote e potrebbe essere molto di più: un artista, un esperto di qualcosa, un poeta… insomma cerchiamo di farci grandi fabbricando delle verità parziali».
«Sapete cosa penso?», ci interroga d’improvviso Maurizio, il sorriso sulle labbra, «Le verità ci sono, ma dovremmo semplicemente smettere di opporle! E a proposito di canzoni, aveva proprio ragione la Caselli: “Nessuno mi può giudicare / nemmeno tu, / la verità mi fa male lo so!”… ve la ricordate?».
Una risata generale sigilla il pomeriggio, mentre decidiamo di riascoltare il brano di Celentano: perché certo Lui era un giudeo e lei una samaritana, ma senza alcun dubbio era una donna in ricerca ed è bello scoprire che non serve altro per incontrare la Verità.