Nel bellissimo palcoscenico dei laghi di Cancano in Lombardia dal 30 maggio al 3 giugno si sono incontrati gli animatori vocazionali e i giovani in accoglienza nei nostri conventi italiani. Per l’Emilia-Romagna i giovani erano tre: Andrea Marani, 35 anni, e Matteo Lasalvia, 28, attualmente in accoglienza presso il convento di Cesena e Alex Pezzani, 28 anni in cammino di discernimento. “Con tutte le creature. Il creato e la relazione che viviamo con esso”, questo il tema del ritiro, che ci ha messo di fronte a come viviamo il rapporto con ciò che ci circonda.

di Michele Papi

 Lassù, sui monti di Cancano

Cercare Dio, incontrare i fratelli 

Come già scritto su MC 2 2025, nell’anno pastorale 2024-2025 non abbiamo svolto i ritiri vocazionali che l’equipe di pastorale giovanile della nostra provincia aveva programmato.

Questo strappo alla tradizione, in parte motivato dalla scarsità di adesioni ai primi due appuntamenti, non ha significato però uno stare con le mani in mano e nemmeno un gesto di rassegnazione, infatti sono state tante le iniziative che hanno visto impegnati i membri del nostro gruppo di lavoro e numerosi sono i frutti ugualmente maturati. L’accompagnamento spirituale, la predicazione delle Dieci Parole, il lavoro con gli scout, il percorso per ragazze ideato dalle Suore Francescane Missionarie di Cristo, la Gioventù francescana… da questi cammini non sono stati pochi i ragazzi e le ragazze che hanno avuto la possibilità di prendere sul serio la loro relazione con Dio per iniziare un discernimento vocazionale.

 Andrea, Matteo e Alex

Per quanto riguarda la settimana di Cancano, diamo la parola ai nostri tre partecipanti.
Si chiede Andrea: «Ciò che mi sta di fronte lo incontro? L’appello a cambiare modo di vivere da “disincarnati” ad “incarnati” ed entrare in uno stile di vita nuovo è possibile? Il Buon “Sanfra”, nonostante la malattia agli occhi, ha cambiato sguardo sulla realtà, uno sguardo in profondo rapporto affettivo con ogni cosa. Come nel film Matrix, Neo, l’eletto, così san Francesco vede il mondo con occhi nuovi, vede la “matrice” generativa dietro ogni cosa, vede l’autore della vita che lo riempie personalmente di amore, per il semplice fatto che si accorge che ogni cosa è fatta per l’uomo e questa continua esperienza lo rende pieno. Sperimentare la montagna come luogo di rivelazione, mi ha aiutato».
Dice Matteo: «Fin dal primo incontro i formatori ci hanno spiegato come ogni cosa, nel creato, è significazione di Dio, porta cioè una caratteristica di Dio e del suo amore per ognuno di noi. È questo il modo in cui san Francesco vedeva il mondo, è questo lo spirito con cui scrisse il Cantico di Frate Sole in un momento di grave malattia. Ispirati dalle parole dei frati ognuno di noi ha cercato, nei momenti di meditazione, l’incontro con Dio nella sua creazione. Personalmente la cosa che più mi ha colpito in quei giorni è stato il fatto che le vette delle montagne, luogo privilegiato nell’incontro con Dio, erano spesso nascoste ai nostri occhi dalle nuvole. Perché mi ha colpito? Perché anche se le vette erano coperte dalle nuvole, la montagna, è ancora lì e niente la può spostare, così come Dio che, se a volte ci sembra lontano e irraggiungibile, in realtà è sempre lì, nascosto dietro alle nuvole del nostro io, del nostro dolore e dei nostri dubbi e non chiede altro che un po’ di perseveranza nel cercarlo».
Afferma Alex: «L’essere in montagna circondato da vette imponenti e da una natura così viva, mi ha fatto sentire come abbracciato da tutto il creato e per questo ha lasciato in me un senso di protezione. Grazie alle riflessioni dei frati mi sono lasciato andare alla possibilità di guardare ed andare oltre, accettando il rischio, lasciandomi trasformare e lasciando che il mio sguardo potesse cambiare nell’abbandono nelle mani del Signore. Un abbandonarsi in un abbraccio per incontrarlo in maniera integrale, come fece Francesco, e vederne e sentirne la presenza in tutte le creature, nella loro bellezza e non solo al “sicuro” in un santuario. Una bellezza che si può attuare anche dentro i nostri cuori se ci lasciamo raggiungere dal suo sguardo».

 Incontri ed esplorazioni

Tornando sulla terra, oltre all’incontro con Dio vi è stato anche l’incontro con la “fauna” di cui sopra, compagni di questa avventura con cui abbiamo esplorato sia le montagne circostanti sia quelle dentro di noi. Differenti per età, esperienze e caratteri, durante la presentazione sono venuti fuori i lavori più diversi: c’era chi era ancora studente, chi ha fatto il pizzaiolo per anni (fatto che ha scatenato l’entusiasmo di chi avrà la possibilità di viverci assieme per i prossimi anni) e chi invece, con una laurea in ingegneria al politecnico di Torino, non ha riscosso lo stesso plauso.
Per Andrea: «Ciò che porto a casa sono alcune serate fraterne. Diversissimi tra noi, non solo per storie e provenienza, ma anche per età, una sera ci siamo messi a cantare spontaneamente come se fossimo un tutt’uno. Poco dopo il pizzaiolo ha iniziato a fare evoluzioni con un asciugamano ed è partita una tarantella! Ma l’apice è stato raggiunto quando dal nulla ci si è inventati il padel dei poveri con i vassoi della cucina. Non l’effetto di alcolici, nemmeno azioni da fuoriclasse o spettacolari da parte di qualcuno, semplicemente il bello di essere lì in quel momento».
Matteo ricorda: «Durante le camminate ci sono stati diverse occasioni di condivisione e di apertura l’uno con l’altro. Con i frati certo, ma soprattutto con gli altri ragazzi, con cui abbiamo condiviso sia momenti di ilarità che di ascolto reciproco. È stato bello rendersi conto che non si era soli a cercare una certa pace e radicalità, che non si era soli nel credere in parole che per il mondo sono solo ideali astratti, che non si era soli nelle difficoltà condivise da molti di noi».
Aggiunge Alex: «Oltre all’abbraccio del Signore, è stato un abbraccio anche passare questi giorni insieme in fraternità, condividendo esperienze, condividendo cibo buono, come i vari prodotti tipici portati da tutta Italia. Circondati da tanta bellezza ci si sentiva piccoli e fragili, bisognosi di quell’abbraccio concreto che riscalda il cuore, ma a nostra volta ci si scopriva capaci di abbracciare anche solo con un gesto o una parola chi trovavamo davanti a noi».
Concludendo, ringraziamo dunque Dio, i frati della PGV nazionale, le due bravissime cuoche e i nostri ragazzi per queste giornate meravigliose, e non possiamo che straconsigliare, a chi ne avrà l’occasione, il prossimo appuntamento! 

Grandi novità

Non mancano nemmeno grandi novità per il prossimo anno: come ormai saprete, le province cappuccine di Emilia-Romagna, Marche e Toscana stanno compiendo un cammino di conoscenza e avvicinamento in vista di una probabile unificazione nel 2029. Già in questi mesi sono state numerose le occasioni di incontro e di collaborazione tra i frati. Come equipe di pastorale giovanile delle tre province si è pensato ad un unico programma per il 2025-2026 che prevederà alcuni momenti condivisi e altre occasioni vissute individualmente ma secondo tematiche comuni.
Il 17 giugno, a Vignola, si sono incontrate al completo e in presenza le tre equipe; queste sono composte, oltre che da alcuni frati, anche dalle sorelle degli istituti religiosi che collaborano con noi e da alcuni laici appartenenti alla Gioventù Francescana della Toscana i quali ci hanno contagiato con il loro entusiasmo e aiutati ad entrare nel linguaggio e nelle aspettative dei loro coetanei, soprattutto attraverso la comunicazione digitale. Saranno proprio Mattia e Matteo a curare in gran parte la nostra presenza sui social che si vorrebbe sempre più integrata e uniforme tra le tre province. Come tema per il prossimo anno abbiamo scelto “Un segreto sottile” offerto dalla CEI. Oltre alle iniziative di ogni Provincia, tre appuntamenti saranno svolti insieme (la Camminata sotto le stelle ad Assisi il 13-14 settembre; il campo di Natale dal 3 al 6 gennaio e l’incontro conclusivo dal 30 maggio al 2 giugno).