Mi piacerebbe raccontare a chi leggerà queste righe cosa ogni giorno vedono i miei occhi… ma purtroppo non ne sono capace, non mi è possibile poiché vorrebbe dire sminuire, ridurre… Quello che però posso fare è provare a condividere alcuni sprazzi di vita quotidiana che in questi mesi ho vissuto a M’Banza Congo, una cittadina a nord dell’Angola nella regione dello Zaire, sul confine con il Regno Democratico del Congo.
a cura di Michele Papi
Canta e racconta i passi dei giorni
Il cammino quotidiano luogo di incontro
di Alessia Martinelli
suora francescana missionaria del Verbo Incarnato, per diversi anni membro dell’equipe di pastorale giovanile in Emilia-Romagna, ora missionaria in Angola
Sono “atterrata” in questa terra così ricca di vita i primi giorni di luglio 2024, con tanta gioia nel cuore e altrettanta trepidazione.
Tante domande, tanti dubbi, gli occhi erano continuamente catturati da mille cose: paesaggi, villaggi, case, bambini, bambini e ancora bambini. È grazie a loro che il mio sguardo pian piano ha trovato pace, l’impatto iniziale non è stato immediato.
Arrivando alla nostra missione, oltre alle sorelle della comunità e le giovani in formazione, nei giorni successivi, ho incontrato il sorriso e la gioia di un centinaio di bambini/e, ragazzi/e che vivono al Centro di accoglienza frei Giorgio Zulianello OFM Cap., luogo in cui prestiamo servizio quotidianamente. Il Centro è nato come risposta all’esigenza di molti bambini abbandonati e che frei Giorgio (morto nel 2007 in un incidente aereo) incontrava per strada soli; è la stessa esigenza che anche oggi incontriamo dopo una ventina di anni.
Tutti al centro
Il Centro di accoglienza ospita ad oggi 98 bambini e adolescenti in età compresa tra i 3 e i 18 anni, i quali arrivano qui per diversi motivi di abbandono: a volte la morte dei genitori, accuse di “fetiseria” (sono accusati di stregoneria, portatori del male) e altre motivazioni, tra le quali la fatica da parte delle famiglie di mantenere i figli. L’obiettivo primario del Centro è quello di aiutare i bambini a crescere nella dimensione fisica, intellettuale e spirituale. Le giornate al Centro sono scandite dalla preghiera che apre e chiude sempre la giornata, dai lavori di casa: qui tutti fanno tutto dai più piccoli ai più grandi, ciascuno con il proprio impegno quotidiano.
Quasi tutti vanno a scuola; alcuni adolescenti, oltre la scuola, partecipano a corsi professionali per apprendere un mestiere come il fabbro, il carpentiere, la parrucchiera, ecc... Per quanto riguarda la scuola, c’è chi la frequenta al mattino, chi al pomeriggio e chi la sera; nel tempo in cui non vanno a scuola fanno i compiti, giocano, partecipano ad alcune attività. I più piccoli, in età prescolare, stanno in casa e partecipano alla “scuola dell’infanzia casalinga” con attività che gli educatori propongono loro. Tutti partecipano alla catechesi settimanale. È commovente vedere tutti questi bambini e ragazzi andare verso la scuola della missione per partecipare al catechismo e conoscere sempre più la vita di Gesù. Solitamente al ritorno sono ricchi di domande e curiosità, alle quali non sempre è facile rispondere. La vivacità è il nostro cavallo di battaglia, insieme a tanti sorrisi, abbracci, qualche lacrima, litigio, tutto conforme alla vita di qualunque bambino del mondo. Vorrei continuare a raccontare questa esperienza attraverso il cammino quotidiano, fatto di semplicità, di essenzialità, di sfide.
Diversi modi di camminare
In questi mesi vissuti a M’Banza Congo, posso dire che tutto è stato un cammino! Mi piace pensare di aver intrapreso diversi cammini: quello della conoscenza della lingua portoghese, il cammino dell’ascolto della realtà in cui vivo, delle persone con cui vivo, dei giovani e bambini che incontro, il cammino in una Chiesa che porta con sé tradizioni e rituali che richiamano molto la natura, l’onnipotenza di Dio, l’affidarsi al Creatore; è un cammino che a volte mi lascia stupefatta.
Quando mi guardo attorno, i miei occhi vedono che tutto è precario: la vita, le strutture, le strade… ma ciò che percepisco non esserlo è la fiducia in Dio, in quanto Essere Supremo che ha in mano la nostra vita, ci accompagna, ci guida e custodisce. Un Dio che spesso non ha un nome concreto, né una chiesa particolare, ma c’è, è nella vita delle persone, nelle loro gioie e nei loro dolori.Un altro cammino intrapreso, e questa volta nel vero senso della parola, lo sto facendo “con i piedi” che ogni giorno calpestano la terra rossa, a volte con tratti di asfalto e molte volte nel fango che le piogge torrenziali portano con sé. È il cammino che ogni giorno faccio dalla nostra comunità al Centro di accoglienza, alla Parrocchia e altri luoghi di servizio: in questi mesi tutto a piedi perché siamo senza la macchina e ho scelto, fino a dove è possibile, di camminare.
Questo mi sta permettendo di fare moltissimi incontri. Ogni giorno il mio sguardo incrocia quello di molte donne con bambini avvolti sulla schiena che vanno nella campagna per guadagnarsi il pane quotidiano, incontro fiumi di bambini e ragazzi che camminano per andare a scuola, altri per accompagnare e custodire i fratelli e le sorelle più piccoli, tutti sulla stessa strada, tutti con mete diverse. La cosa che più amo del mio cammino è la bellezza dei sorrisi che si sanno meravigliare e a volte spaventare davanti al mio volto bianco. Alcuni sono incuriositi, altri diffidenti, ma amo guardare le loro reazioni e a mia volta anche io incontro volti che a volte mi fanno gioire, altre volte mi lasciano con alcune domande, su alcuni volti percepisco la gioia e la pace, su altri la fatica e la sofferenza di una vita difficile.
Parole chiave per riassumere i mesi
In tutto questo camminare spesso penso alla strada che Gesù ha calpestato per incontrare, guarire, conoscere, amare, perdonare, e mi piace pensare che lo fa ancora attraverso la vita di tanti missionari che ogni giorno provano ad essere testimoni credibili di un Dio che si è fatto uomo per camminare con gli uomini e le donne di ogni tempo. Se dovessi riassumere questi mesi in poche righe, userei alcune parole chiave come: gratitudine, reciprocità, pazienza, attesa, essenzialità e sfide.
Gratitudine per la bellezza della natura e delle persone che mi circondano; reciprocità per l’aiuto che incontro ogni giorno dai bambini, adolescenti, dai giovani, dalle suore e i frati e che provo a ridonare nella semplicità; pazienza e attesa perché mi stanno aiutando a ridimensionare la vita, a saper rispettare tempi e modalità differenti; essenzialità perché dona un altro sapore alle mie giornate e infine sfide, perché ogni giorno mi aiutano a restare attenta alle situazioni, a cercare il bene e a riconoscere e accettare i limiti.
Potrei dire, usando una metafora, che i diversi cammini intrapresi sono come andare a scuola. Mi stanno permettendo di conoscere cose nuove, stanno cambiando la mia vita, la stanno arricchendo, le stanno facendo conoscere nuovi sapori, colori e visioni come se stessi aggiungendo nuovi aspetti alla mia vita. È come aver ripreso ad andare a scuola, alla scuola di vita dei piccoli e del vangelo e a questa scuola ogni giorno è possibile fare memoria di ciò che è già stato vissuto, ma allo stesso tempo è possibile sperimentare qualcosa di totalmente nuovo e inedito.
«Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo» sono le parole che Gesù lascia ai suoi discepoli e quindi anche a noi, l’espressione “tutto il mondo” non è qualcosa di astratto, ma è proprio lì dove siamo, dove Lui ci ha chiamati, quello è il nostro mondo al quale far conoscere l’amore, la misericordia e la passione che Dio ha per ogni uomo e donna.