Ricordando padre Gregorio Simonelli

L’amico dei Caldei, missionario vecchio stampo, per 52 anni in Turchia

 

 

 

 

 

 Villafranca di Lunigiana, 1936

† Reggio Emilia, 2025

 

 

 

 

 

 

 

Il 28 febbraio 2025 nell’ospedale di Reggio Emilia ci ha lasciato il confratello padre Gregorio Simonelli.

Ancora due mesi e avrebbe raggiunto il traguardo di 89 anni di cui 52 passati al servizio della Chiesa in Turchia. Ha amato questo paese ed è stato uno dei primi missionari a usare solo il turco nelle celebrazioni grazie alla collaborazione del Signor Mirzan, una colonna della Chiesa cattolica di Mersin. Con Gregorio, Mario Cappucci e Oscar Pellesi ho fatto tutto il cammino formativo fino al sacerdozio, l’11 agosto 1962 a Pavullo.

 A Samsun l’inizio, a Mersin il cuore

Dopo un anno di Teologia pastorale all’università Lateranense con relativo diploma, che teneva ben in mostra nel suo studio di parroco, Gregorio si è preparato per la missione in Turchia, dove è arrivato nell’ottobre del 1963 con destinazione Samsun sul Mar Nero. Si è trovato con un anziano missionario, padre Pio da Sarno, e il rampante fratello laico Roberto Ferrari. Sono stati due anni preziosi per la conoscenza della lingua turca e anche di quella inglese, in quanto prestava servizio alla base militare americana di Samsun; questo gli sarà poi molto utile per il servizio futuro alla grande base americana di Adana dove ha lavorato tantissimi anni e da cui ha avuto tanti aiuti per i cristiani locali e i tanti Caldei che erano immigrati a Mersin.
Nel settembre del 1967 è arrivato nella chiesa di Sant’Antonio a Mersin e per quasi trent’anni ne è stato parroco e superiore svolgendo un’attività molto intensa. Il signor Antoine Mirzan, catechista e organista, e la signora Odet sono stati suoi fedeli collaboratori specialmente con i ragazzi e i tanti Caldei, immigrati dal Sud Est della Turchia. Andandoli a visitare con alcuni parrocchiani, originari di quella regione, fu colpito dalla loro miseria e dal fatto che erano cattolici, con il loro patriarca a Bagdad. Nacque così in lui il progetto di farne venire il più possibile a Mersin per incrementare il numero di cattolici della parrocchia.
Di fatto ne vennero tantissimi e padre Gregorio si adoperò per trovare loro lavoro e alloggio. Nel giardino stesso della chiesa costruì varie abitazioni e un grande atelier per tessere tappeti. Questa attività continuò per molti anni. Poi però questi Caldei iniziarono a emigrare in Francia, Belgio e Australia e in poco tempo partirono quasi tutti con molta delusione di padre Gregorio.
Il periodo più intenso delle attività di padre Gregorio fu dal ’70 al ’90 con tante iniziative pastorali e culturali, come i pellegrinaggi annuali a Efeso sponsorizzati dall’agenzia Eteria, e poi per la festa della Theotokos e in maggio con i simposi o semplicemente alla Casa della Madonna. Organizzava anche tanti pellegrinaggi ai luoghi delle memorie cristiane, come Efeso, Pamukkale, Konya, le Sette Chiese dell’Apocalisse. Allora era uno spettacolo vedere tanti cristiani turchi che pregavano e cantavano nella loro lingua. In quegli anni la lingua turca nella liturgia era usata solo nelle chiese cattoliche del Sud, Mersin e Antiochia! La comunità voleva molto bene a padre Gregorio e l’accettava con i suoi modi a volte piuttosto rozzi, ma dietro i quali si nascondeva tanto buon cuore. Quando poi gli si parlava dei Caldei, semplicemente stravedeva…

 Iskenderun e poi…

Ma, nel 1996, dopo quasi trent’anni, arrivò anche per padre Gregorio il momento di lasciare Mersin per trasferirsi nella chiesa di Iskenderun. Naturalmente la comunità ne fu molto dispiaciuta e ci furono tanti tentativi per fare cambiare la decisione dei nostri superiori, ma senza risultato. Durante la sua presenza a Iskenderun acquistò un terreno sul mare a Arsuz, sul golfo a 30 km dalla città, con una parte dell’eredità ricevuta alla morte di sua madre e vi istallò un prefabbricato regalatogli da una impresa italiana. Realizzò così il sogno di potere fare campi estivi per i suoi parrocchiani e continuò fino a tre anni prima della sua morte venendo dall’Italia in Turchia il mese di agosto.
Dopo tre anni, ritornò a Mersin (1999) e nel 2005 fu destinato definitivamente come parroco e superiore nella chiesa di Yesilköy (Istanbul).
Qui, siccome i Siriaci - cristiani di una antica Chiesa ortodossa con una lingua propria, l’aramaico, la lingua parlata da Gesù, e un proprio rito - usavano la nostra chiesa per le celebrazioni, instaurò con loro un rapporto molto amicale. Erano tutti originari del Sud-Est della Turchia e benestanti, se non addirittura molto ricchi, specialmente i gioiellieri. Il loro desiderio era di avere una chiesa propria e padre Gregorio suggerì loro di costruirla nel nostro ex-cimitero… Qui si aprì una lunga storia tra la Chiesa Cattolica e quella Sirica, in cui venne scomodato addirittura il Papa e si concluse nel 2023 con l’inaugurazione di una chiesa moderna proprio nel vecchio cimitero della parrocchia cattolica di Santo Stefano a Yesiköy.
Nel gennaio 2015 padre Gregorio a malincuore dovette ritornare in Italia e fu destinato al convento di Cento ove rimase per diversi anni, distinguendosi per il grande zelo apostolico, prima di terminare in infermeria a causa di problemi cardiaci. È infine partito per la Casa del Padre alla fine del febbraio 2025.
È stato un missionario di vecchio stampo, pieno di zelo e di iniziative. Faceva parte del suo stile fare l’omelia e il catechismo passeggiando in mezzo alla chiesa, con domande a bruciapelo all’uno o all’altro, esigendo risposte precise, come voleva lui… Ha amato molto san Francesco e i cristiani, soprattutto i Caldei: sperava che fossero loro a continuare la presenza cristiana a Mersin. Ha colpito molto il fatto che al suo funerale hanno partecipato anche alcuni Caldei provenienti da Parigi, dalla Germania e una signora persino dall’Australia, riconoscenti per il bene ricevuto. Dal cielo li avrà certamente visti e se ne sarà vivamente compiaciuto. Ma ora, caro Gregorio, riposa in pace con i tuoi tanti amici Caldei e Siriaci.

Domenico Bertogli

 

Il primo funerale si è svolto a Cento di Ferrara e il secondo a Villafranca di Lunigiana, presieduto dal vescovo di Massa-Pontremoli. Entrambe le celebrazioni hanno visto partecipazioni molto numerose di fedeli.