La chiesa ha vissuto e vive continue riforme ed è chiamata dallo Spirito ad un perenne processo di rinnovamento. La Riforma protestante, di cui abbiamo celebrato il V Centenario, si rivela tuttora un pungolo a crescere nella fedeltà al Vangelo.

a cura di Barbara Bonfiglioli

  La comunione dell’uno e dell’altro

Dalla Riforma del XVI secolo al continuo bisogno di riformarsi

 di Roberto Giraldo
frate minore, già Preside dell’Istituto di studi ecumenici “S. Bernardino” di Venezia

 Cos’è stata la Riforma protestante

Quando pensiamo alla Riforma protestante dobbiamo renderci conto che siamo di fronte a un fenomeno molto complesso che non va riferito al solo luteranesimo e alla sola Germania:

la Riforma risulta composta da vari movimenti riformatori non sempre interagenti perfettamente tra di loro e con delle differenze anche dal punto di vista dottrinale. Non tanto per quello che riguarda la sostanza della dottrina, espressa nella formula sola Scriptura, solus Christus, sola gratia, sola fide, dove si riscontra un’unità sostanziale, ma per come vengono vissuti e applicati i concetti generali.
Oltre a Lutero ci sono altri attori che concorrono al formarsi della Riforma, tra cui la stessa curia romana, i teologi cattolici, gli umanisti, l’imperatore, i principi e via dicendo. La Riforma, inoltre, è intimamente collegata con le riforme operanti all’interno della chiesa cattolica tanto da poter dire che ne sono il fermento.  In realtà, è tutto il Medioevo e i secoli XV-XVI ad essere percorsi da una serie di movimenti e ideali di rinnovamento che in parte sono poi sfociati nella Riforma.

 Cos’è oggi per noi cattolici la Riforma

La Riforma ha influito sul rinnovamento intrapreso dalla chiesa cattolica e continua a interpellarci, come si evince guardando ai documenti preparati insieme da cattolici e luterani in vista di una comune lettura del V Centenario della Riforma:  “2017: la Riforma. Dal conflitto alla comunione”, dovuto alla Commissione luterana-cattolica sull’unità e la commemorazione comune della Riforma nel 2017 e Guarire le memorie, dichiarazione comune della Conferenza Episcopale Tedesca – Chiesa Evangelica in Germania.
Questi documenti ci aiutano a capire il senso di quanto accaduto e a proiettarci nel futuro con una cognizione migliore della storia e con uno spirito libero da pregiudizi e paure. Ci richiamano innanzitutto alla centralità del Vangelo: è qui che ci dobbiamo confrontare se vogliamo ritrovare l’unità che cerchiamo ed è da qui che si deve ripartire per realizzare ogni vera riforma nella chiesa. Questa era anche la preoccupazione di Lutero e degli altri riformatori: volevano rendere accessibile a tutti la comprensione del Vangelo di Gesù Cristo. Ed è questo il dono che i nostri fratelli protestanti intendono condividere con noi oggi ricordando la Riforma.
La riforma rappresenta un processo sempre in fieri, una purificazione continua, una vigile attenzione allo Spirito. Dobbiamo in definitiva ricordare che «il compito comune cruciale rimane la testimonianza missionaria della fede nel mondo».

 Necessità di rivedere alcuni “luoghi della memoria”

Questi due documenti ci richiamano, inoltre, a prendere coscienza che viviamo in un tempo ecumenico, globale e secolarizzato dove il ricordo di fatti passati non deve più essere fatto secondo logiche di contrapposizione. Il dialogo cattolico-luterano intrapreso ha permesso di rivedere la storia “insieme”, con la conseguente revisione dei così detti “luoghi della memoria”. Grazie al processo di guarigione delle memorie li si può rivedere per capirne la complessità ed assumersi ognuno le proprie responsabilità.
Tre, soprattutto, sono i luoghi della memoria da rivedere in quanto furono usati per costruire immagini contrapposte di Lutero.
L’affissione delle 95 tesi (31 ottobre 1517) che fa di Lutero un eroe coraggioso che si affranca da una chiesa dominata e oppressa dal papato per i protestanti; un monaco corrotto e angosciato che ha diviso la chiesa per i cattolici. Storicamente, sembra che l’affissione non ci sia mai stata e che sia frutto di una leggenda dovuta a Melantone. Ammesso ch’essa fosse avvenuta realmente, non sarebbe altro che una normale consuetudine della vita accademica di quei tempi.
La Dieta di Worms, su cui si è costruito il mito di Lutero quale antesignano della libertà religiosa e della moderna civiltà per gli uni, rappresentante di una repressione violenta nella guerra dei contadini e di strutture autoritarie per gli altri. Alla Dieta non ci fu alcuna discussione sulle tesi di Lutero: a lui venne semplicemente intimato di ritrattare le sue idee, cosa ch’egli rifiutò con decisione appellandosi alla sacra scrittura.
 La distribuzione territoriale delle varie confessioni a seconda della fede del principe. L’avere affidato l’attuazione della Riforma ai nobili comportò una deriva autoritaria che avrà la sua consacrazione con la pace di Augusta (1555) dove si stabilisce che spetta ai principi scegliere la religione per i loro sudditi: “cuius regio eius et religio”.
Il cammino fatto insieme in preparazione del ricordo del V Centenario della Riforma ci ha reso più coscienti che apparteniamo allo stesso corpo di Cristo, ci ha dato modo di conoscerci e apprezzarci di più, di aiutarci, di correggerci reciprocamente e di lasciarci trasformare gli uni dagli altri come raccomanda uno dei cinque imperativi ecumenici propostici dal documento Dal conflitto alla comunione: «luterani e cattolici devono lasciarsi continuamente trasformare dall’incontro con l’altro e dalla reciproca testimonianza di fede ».

Lasciamoci trasformare dagli altri

Per lasciarci trasformare dall’incontro con l’altro e dalla reciproca testimonianza di fede, è importante per noi guardare all’eredità lasciataci da Lutero, teologo, predicatore, pastore, compositore di inni e uomo di preghiera.  Lui ha testimoniato ed esaltato con una forza spirituale straordinaria e in modo nuovo il messaggio biblico del dono divino della giustificazione liberatrice; sempre a lui dobbiamo il primato alla parola di Dio nella vita, nella dottrina e nel servizio della chiesa. Lui ci ha insegnato ad intendere la grazia come una relazione personale di Dio agli uomini, che è incondizionata e rende liberi. È lui che ricorda ai teologi che la conoscenza della misericordia di Dio si manifesta a coloro che pregano e meditano ed infine è lui che sottolinea che la comunità cristiana può esistere là dove viene rispettata la «regola dell’amore», «che pensa sempre bene di ognuno, non è sospettosa, crede il meglio a proposito del prossimo e… chiama santo chiunque è stato battezzato».
Di fronte a questi insegnamenti e inviti, mi pare doveroso dire che dobbiamo essere coscienti che non esiste alcuna “chiesa riformata”, ma solo chiese da riformare. Dal momento che Cristo è il nostro punto di riferimento e la fedeltà a lui il nostro compito, la chiesa sarà continuamente chiamata alla conversione, ad uscire da sé per vivere in Cristo e in lui dare il giusto primato a Dio: Ecclesia semper reformanda. Inoltre dobbiamo essere grati dello stimolo di ritornare continuamente al Vangelo per poi ripartire da lì. Guardando ai frutti prodotti dal cammino ecumenico, dovremmo renderci conto che l’ecumenismo è un forte motore di riforma e di conversione. È fondamentale per farci uscire da noi, per farci incontrare realmente l’altro, per rispondere alle sfide che ci pressano e per un reale rinnovamento della chiesa. Intendo qui l’ecumenismo visto soprattutto come un “lasciarci trasformare dagli altri” mediante il reciproco scambio di doni.

 

Per approfondire:
2017: la Riforma. Dal conflitto alla comunione
in Supplemento a Il Regno documenti 11 (2013), pp. 353-384
Guarire le memorie
Dichiarazione comune per il 2017 in Regno documenti 5 (2017), pp. 171-191