I profeti dell’arancia blu

Tante le persone, testimoni nel pensiero e nella prassi, da assumere come modello di vita 

di Antonio Nanni
docente di Filosofia e Scienze dell’educazione, codirettore del CEM Mondialità di Brescia

 Testimoni della novità

Domandarsi chi siano i testimoni coraggiosi della nostra epoca e quali siano le principali caratteristiche che li contraddistinguono significa, a nostro avviso, stabilire che cosa renda la vita di un uomo meritevole di essere ricordata nel tempo e dove risieda lo spirito che indica il coraggio.

Ciò che qualifica come “coraggioso” un testimone è una serie di elementi come la carica di novità di cui è espressione la sua vita, la profonda coerenza tra il dire e il fare, il suo essere non conformista e controcorrente, la radicalità delle scelte, che sono sempre dalla parte degli ultimi, e non di rado fino alle conseguenze più estreme.
Si tenga conto, inoltre, che ci sono uomini che, pur presentando nella loro biografia ognuna di queste caratteristiche, non entrano però a far parte della galleria di quelli che sono percepiti e riconosciuti come testimoni coraggiosi dalla coscienza popolare, dall’opinione pubblica o dall’immaginario collettivo, perché privi di quella “forza di esemplarità” che sembra essere un tratto determinante in quanto capace di imprimere su quella testimonianza il sigillo della umanità e dell’universalità.
Alla luce di questa lunga premessa possiamo subito affermare che, nel nostro tempo, esempi concreti di coraggiosa testimonianza sono quelli del vescovo salvadoregno Oscar Romero (ucciso sull’altare mentre celebrava la messa) e del piccolo sindacalista pakistano Iqbal Masih che è il simbolo di chi lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile.
Il punto fondamentale da capire è che il coraggio dei testimoni non si vede tanto dal pensiero e dalle parole quanto piuttosto dai “gesti” che hanno compiuto nel corso della loro esistenza. Il più delle volte questi gesti diventano una provocazione per le coscienze e non lasciano mai indifferenti. Ciò significa che oggi, nella nostra società dello spettacolo e della chiacchiera, il cambiamento della realtà passa soprattutto attraverso il coraggio della testimonianza. Papa Francesco è forse il testimone più noto, efficace e anticonformista del nostro tempo. La forza della sua testimonianza sta nella semplicità, nella spontaneità e nell’immediatezza dei suoi gesti e delle sue parole che creano un effetto-verità che lo pone al di sopra di ogni sospetto. A ciò si aggiunga uno stile di vita improntato alla sobrietà e ad una essenzialità davvero “francescana”.

 Con la vita e con le opere

Se proviamo a chiederci quali siano stati (o ancora sono) i testimoni coraggiosi del Novecento, in particolare degli ultimi decenni, non possiamo non ricordare le figure di Ghandi e di Martin Luther King, di Madre Teresa e di Raoul Follereau, dell’abbé Pierre e di don Tonino Bello, il vescovo che amava parlare della “Chiesa del grembiule”. Spesso i testimoni coraggiosi più conosciuti sono stati anche dei “martiri” che hanno pagato con la propria vita la radicalità delle loro scelte (si pensi a Marianella García Villas o ad Annalena Tonelli), in altri casi tali testimoni sono stati riconosciuti “premi Nobel” (si pensi a Wangari Maathai, icona della Madre Terra o a Muhammad Yunus, fondatore delle Grameen Bank).
Ma le caratteristiche dei testimoni coraggiosi sono anche altre e tutte da rimarcare per la loro importanza, come mostrano, ad esempio, le opere realizzate da padre Bruno Hussar, fondatore in Israele del villaggio Neve Shalom Wahat al-Salam, dove convivono insieme famiglie di ebrei e di palestinesi, o di Jean Vanier, testimone dell’inclusione dei disabili e fondatore della Comunità dell’Arca, o anche Paulo Freire, l’educatore brasiliano che ha elaborato la “pedagogia degli oppressi” come modello di liberazione. Al di là di queste persone straordinarie ed indimenticabili, non sarebbe giusto trascurare come oggi siano forse soprattutto i “migranti” i nuovi testimoni coraggiosi (anche se silenziosi) della libertà, fino a diventare i nuovi martiri della speranza e della ricerca di vivere nel rispetto del diritto alla dignità.
Efficace e straordinaria è la forza dell’esempio e della testimonianza più di altri fattori ideali e positivi ma non altrettanto trainanti e capaci di spingere in avanti. Certamente più della testimonianza è la santità la nota distintiva più alta e il perimetro più comprensivo che abbraccia in sé e supera anche l’universo dei testimoni coraggiosi, o quello dei maestri o di altri campioni o uomini eccellenti che si sono distinti per virtù, merito e talento. Qui però non ci stiamo occupando della santità né della sapienza, ma appunto della testimonianza che si è arricchita, storicamente, di quel coraggio civile che è proprio di chi ha saputo osare il futuro.
È possibile distinguere i testimoni coraggiosi per singole nazioni o per aree continentali, ma, poiché ciò che più interessa è la forza esemplare della loro testimonianza, appare opportuno mettere in evidenza l’orizzonte umanitario e valoriale piuttosto che il radicamento territoriale. Questo dato è ben visibile nelle figure di Falcone e Borsellino e nella loro lotta contro la mafia.

 Fin dai primi tempi

Nella storia della Chiesa siamo davanti ad una verità evidente e accettata come tale fin dalle origini. Non è un caso che dopo i quattro vangeli nel Nuovo Testamento troviamo il libro degli “Atti degli Apostoli”, dove la parola greca per dire “atti” è appunto praxis, cioè le azioni, i fatti, i comportamenti, i gesti, gli stili di vita degli apostoli nei primi tempi del Cristianesimo. È questa loro testimonianza che unita a quella unica ed irripetibile di Gesù rappresenta la spinta propulsiva, la forza esemplare e trainante della Chiesa delle origini. Se il messaggio cristiano ha rivoluzionato la storia è perché esso non ha riguardato soltanto il piano del pensiero, delle idee e dunque della ortodossia (la corretta dottrina), ma anche e soprattutto il piano della vita, dell’agire, delle azioni e dunque dell’ortoprassi (il corretto stile di vita). Questa inoppugnabile verità è stata ribadita costantemente da figure di santità e di profezia che hanno accompagnato duemila anni di cristianesimo e che in tempi più recenti è stata richiamata da uomini e donne  che ci hanno sollecitato a guardare anche al di là dei confini della cristianità, per imparare da tutti i grandi testimoni dell’umanità perché pur se di fedi e religioni diverse, viviamo comunque sotto lo stesso cielo e abitiamo la stessa “Arancia blu” che naviga nell’universo stellato ed in espansione.

Dell’Autore segnaliamo:
Profeti di mondialità
EMI, Bologna 2007, pp. 176