Gli occhi sgranati, il fiato mozzato

Fede e scienza condividono lo stesso stupore per l’infinito mistero che ci circonda

 di Giovanni Abbiendi
fisico, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, lavora in esperimenti del CERN di Ginevra

 Ad una lettura superficiale religione e scienza appaiono come due mondi divergenti e spesso in conflitto tra loro.

Circa quattro secoli fa Galileo veniva condannato per eresia dal tribunale dell’Inquisizione per aver affermato che la terra ruota intorno al sole e non viceversa, il che sembrava contraddire le Sacre Scritture. Nonostante questo fatto, la Chiesa, che poi ha ammesso gli errori e di recente anche cancellato la condanna, ha da sempre generato uomini che univano la scienza alla fede. Copernico stesso che aveva proposto il sistema eliocentrico era un religioso. Mendel, il fondatore della genetica moderna, era un monaco. Lemaitre, padre della teoria sull’evoluzione dell’universo, ora nota come teoria del Big Bang, era un prete cattolico. È vero, ci sono stati periodi bui in cui la Chiesa ha avuto un ruolo di conservazione e di egemonia culturale in opposizione alla libera scienza. Ma generalizzare questa idea per sostenere una incompatibilità tra scienza e religione è una affermazione priva di fondamento. Paradossalmente Stephen Hawking, il famoso scienziato inglese scomparso due anni or sono, conosciuto per la sua teoria sui buchi neri e gli studi di cosmologia, ha fatto parte per molti anni della Pontificia Accademia delle Scienze, nonostante avesse più volte dichiarato di non credere in un dio creatore e negli ultimi anni si fosse dichiarato ateo.
Scienza e fede sono complementari, nessuna delle due può sostituirsi all’altra. Questo non significa che non abbiano nulla in comune. La teologia è anch’essa frutto del pensiero umano e in quanto tale utilizza procedimenti razionali, pur se il soggetto della ricerca, Dio, rimane comunque irraggiungibile dalla razionalità umana. Gli scettici non credono nella sua esistenza e quindi vedono la teologia come un inutile esercizio. Tuttavia non si possono fare affermazioni sull’esistenza o meno di Dio che siano veramente scientifiche. Sostenerlo è un esercizio di presunzione che talvolta può condurre anche a ragionamenti ridicoli, come in talune affermazioni di Richard Dawkins, noto biologo e divulgatore, ateo militante. La sua posizione estrema appare come una ideologia, ove il darwinismo, da teoria scientifica qual è, diventa un dogma alla luce del quale tutto viene reinterpretato. La religione viene da lui avversata come incompatibile con la scienza, anzi intrinsecamente negativa e portatrice di male alla società. E ovviamente i credenti sono derisi o nel caso migliore bollati di irrazionalità.

 Semplicità è bellezza

Certo la scienza non può imparare dalla religione, perché il metodo scientifico non prevede nessuna rivelazione, ma solo l’osservazione della natura e la comprensione dei fenomeni. Inoltre, una conclusione scientifica rimane valida fino a prova contraria. Questo significa che si può trovare una legge che spiega alcuni fenomeni ma successivamente scoprire che era una approssimazione e determinarne le correzioni necessarie. È a questo punto che nel progresso scientifico entra in scena la bellezza: quando si arriva a un livello di conoscenza superiore le leggi fisiche, espresse in forma matematica, diventano più semplici ed eleganti. Questo non è un fatto scontato, desta meraviglia e corrisponde a bellezza per gli scienziati. Non si tratta solo di una bellezza formale, esteriore. Infatti, questo passaggio spesso porta con sé un regalo stupefacente: la capacità di predire nuovi fenomeni, non ancora osservati.
Uno degli esempi più suggestivi è la teoria dell’elettromagnetismo di Maxwell, formulata completamente nel 1873. Quattro equazioni differenziali che descrivevano tutti i fenomeni elettrici e magnetici allora conosciuti. Ma non solo, anche quelli che non erano ancora stati scoperti! Infatti, queste equazioni prevedevano l’esistenza delle onde elettromagnetiche, scoperte successivamente, che sono ciò che ci permette di avere radio, televisione, telefoni cellulari, oltre alla cosa forse più essenziale: la luce! In effetti la velocità predetta per queste onde si rivelò essere la velocità della luce, anticipando così ciò che fu confermato anni dopo, cioè che anche la luce è un’onda elettromagnetica. La teoria di Maxwell fu la base su cui si poggiò Einstein per formulare la sua teoria della relatività speciale. Maxwell compì molti altri studi tra i quali realizzò la prima fotografia a colori, ideò la teoria cinetica dei gas, capì la natura degli anelli di Saturno… insomma, fu un gigante della scienza. E qui è interessante notare che Maxwell era anche un fervente cristiano (protestante) e aveva fatto del binomio scienza-fede quasi un suo programma fin dai tempi degli studi universitari. Non era certo un sempliciotto, anzi aveva dichiarato che tutto doveva essere attentamente esaminato, incluse le Sacre Scritture, senza che vi fossero tabù di alcun genere.

 La biblioteca e l’universo

L’ordine e l’armonia che si trova nelle leggi della natura appare agli occhi dello scienziato credente come una traccia della creazione divina. Il fatto stesso che le leggi della natura siano comprensibili alla razionalità umana sembra un miracolo, indica l’affinità della mente umana a quella del Creatore (“fatti a sua immagine e somiglianza”). Quindi per un credente la scienza può avvicinare alla fede. Vi sono molti scienziati che pur senza giungere alla fede in un Dio personale arrivano alla convinzione che l’universo con le sue leggi non possa che essere stato creato da una entità superiore. Non si tratta ovviamente di dimostrarlo scientificamente. Citando un passo di una lettera di Albert Einstein: «Noi siamo nella situazione di un bambino piccolo che entra in una vasta biblioteca riempita di libri scritti in molte lingue diverse. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Egli non conosce come. Il bambino sospetta che debba esserci un ordine misterioso nella sistemazione di quei libri, ma non conosce quale sia. Questo mi sembra essere il comportamento dell’essere umano più intelligente nei confronti di Dio. Noi vediamo un universo meravigliosamente ordinato che rispetta leggi precise, che possiamo però comprendere solo in modo oscuro. I nostri limitati pensieri non possono afferrare interamente la forza misteriosa che muove le costellazioni».

Queste impressioni vanno in senso contrario all’idea che il progresso scientifico stia eliminando le illusioni religiose. Certo accettare la rivelazione contenuta nelle Sacre Scritture richiede la fede. Ma liquidare i Vangeli e la figura di Gesù di Nazareth come favole destinate a popoli primitivi e uomini poveri di intelletto è un segno di ignoranza anche storica oltre che di presunzione. Del resto, la scienza da sola non potrà mai colmare la dimensione spirituale dell’uomo. La dimensione etica, la libertà, la creatività espressa anche nell’arte o nella musica rimandano a qualcosa che sfugge alla dimensione puramente materiale.

 Cammina, cammina

Sul tema della fede gli scienziati non si differenziano molto rispetto agli altri uomini. Pochi sono davvero atei convinti, mentre alcuni si possono considerare agnostici o disinteressati a porsi il problema, convinti che la ragione non possa trovare una risposta soddisfacente. Molti accettano l’idea che esista un creatore anche se non lo identificano con il Dio del cristianesimo. La frazione di scienziati credenti rispecchia quella della popolazione generale, dipende dai luoghi e dallo spirito del tempo.
Analizzando gli atteggiamenti contemporanei nei confronti della scienza non mi sembra di poter dire che essa abbia sostituito la religione. La scienza e la tecnologia fanno ormai parte della vita di tutti i giorni, ma il loro utilizzo è spesso passivo e non richiede grande consapevolezza. Si assiste quotidianamente a un proliferare di opinioni, facilmente ingigantite dai social, che sono completamente irrazionali, come moderne superstizioni.
È attuale e preoccupante la diffidenza se non l’avversione aperta di molti ai vaccini, cosa che purtroppo crea un problema ulteriore in questo tempo di pandemia. Parallelamente molti cercano rimedi a problemi medici in campo pseudoscientifico, affidandosi a un fiorire di teorie e pratiche prive di fondamento scientifico. Un esempio è l’omeopatia, che molti ritengono sia efficace come e più della medicina tradizionale, anche se le evidenze scientifiche indicano che la sua efficacia corrisponde a quella dell’effetto placebo.
In conclusione, religione e scienza hanno certamente dei punti in comune: la meraviglia per la bellezza della natura e delle sue leggi universali e la fiducia nell’uomo, nel suo desiderio infinito di conoscenza e nella sua capacità di progredire e di migliorare l’intera società.
Onestamente si può prevedere che il cammino del progresso scientifico non finirà presto o forse non finirà mai: ogni nuova scoperta ci presenta novità sconosciute, per cui sembrano sempre più numerose le cose da capire di quelle già note. Anche questo cammino senza fine sembra accomunare la fede, che anima la religione, alla scienza.