Prima di rammaricarci per l’ennesimo tè freddo e senza pasticcini, in forzata distanza, vorremmo inviare il pensiero degli amici del tè a coloro che hanno perduto persone care e a coloro che, a tutt’oggi, lottano per la vita.

a cura della Caritas Diocesana di Bologna 

Perché restassimo liberi

Tra andate e ritorni da Dio

IL TÈ DELLE BUONE NOTIZIE

Se vado lontano, là tu sei

Il “temone” ha stimolato contributi corposi e salta subito agli occhi un elemento che accomuna, pur con diverse sfumature, quasi tutte le esperienze: la religione come imposizione.

«Nella mia infanzia ho vissuto la religione come un obbligo, il catechismo, i sacramenti e tutte quelle nozioni che non mi fornivano certo chiavi di lettura per la mia realtà bambina. Ricevuta la Cresima mi sono dileguata», attacca Morena e, ancor più radicale, Lucia: «Una rigida imposizione che mi creava un profondo disagio, una scatola chiusa che dovevo accettare per forza, altrimenti ero fuori anche dall’amore della mia famiglia. Regole, solo regole, e netta divisione tra chi era religioso e chi no, una violenza che ha scatenato un rifiuto dirompente e, nell’adolescenza, ho bruciato nelle fiamme catechismo, messa e tutto il resto».
Rita, che si appresta ad affrontare una nuova, difficile battaglia, aggiunge una nota di amarezza: «Del catechismo che mi è stato indottrinato da piccola mi è rimasto ben poco, solo una serie di norme che, se sgarri, sei in peccato e meriti il castigo. Da allora mi sono sempre sentita cattiva e, ancora oggi, quando sento “vegliate perché non sapete quando il padrone di casa ritornerà” rabbrividisco e mi terrorizza il pensiero dell’inferno eterno». Senza appello, come sempre, Gabriele: «Religione? Un potere oppressivo fondato sul nulla». Ma il fuoco che ha bruciato tutto questo non ha estinto, o ha acceso, la fiamma della spiritualità: «L’ho riscoperta - si inserisce Carla - in mille modi e forme e persone di tante culture, spesso molto diverse dalla nostra, e di altre, o nessuna, religione. Per me è un perenne cammino di ricerca del sé. Religione e religiosità le ho nascoste e cercate più volte, non le ho mai ritrovate dove le avevo messe. A volte è bastata una parola, altre un evento che ha devastato la mia vita, il bisogno della mano di mio padre sulla spalla... in dissolvenza ho percepito la paternità di Dio. Oggi, nell’ascolto di una persona, nel tentativo di aiutarla, sento di percorrere, e con affanno, solo un cammino tra gli uomini».

 

Nel giardino dell’incontro

Per Serena la spiritualità è un percorso a fasi alterne: «Adesso che sono adulta, Dio ha un posto speciale e grande nella mia vita. A volte mi è sembrato di cogliere un suo disegno, a volte lo sento lontano, ma, se mi rifugio in quel pezzetto di cielo che è dentro di me, lo ritrovo facilmente. Sento che cosa vuol dire l’amore di Dio attraverso l’amore delle persone, non solo quelle che mi vogliono bene adesso, ma anche quelle che non ci sono più, perché il loro amore mi raggiunge ancora. Allora capisco che la spiritualità è il giardino dell’incontro tra Dio e me». Nessuna imposizione, invece, per Denise: «Solo l’esempio della nonna, semplice, il segno di croce, le preghiere... molto più tardi ho trovato la mia strada frequentando gli incontri biblici di padre Alberto Maggi a Montefano. Lì ho scoperto un Dio vicino, un Dio fra noi, con cui entrare in dialogo, con cui camminare insieme ogni giorno, e questo mi riempie di gioia».
Si è fatto dolce lo sguardo di Morena mentre ricorda «la scoperta di quell’Amico che stava alla mia porta aspettando di essere accolto. Non è stato un colpo di fulmine, ma, cautamente, gli ho aperto, due spaghetti insieme e ci siamo conosciuti. Certo non mancano alti e bassi; l’abisso è l’altra faccia della vetta, canta Simone Cristicchi, comunque ci vogliamo bene e continuiamo a frequentarci». «Troppo spesso il comportamento della Chiesa Cattolica è stato la pietra tombale di qualsivoglia idea di spiritualità e trascendenza», tuona Gabriele... ma anche lui, pur nel suo cinismo cosmico, ha trovato una sua via: l’arte, la cultura, la musica che coltiva con grande passione e competenza. E le limitazioni imposte dalla pandemia sono una delle cause del suo furore.
La bellezza sì, anche per Rita: «Non so bene cosa sia la spiritualità, ma quando i miei occhi sono disponibili ad aprirsi al mistero di tutta la perfezione che mi circonda: le stelle, la luna, l’arcobaleno, la natura e le sue stagioni, le montagne, gli animali... mi viene da credere che ci sia qualcuno che, nonostante tutto, insiste a farci degli splendidi doni gratis». Da un silenzio profondo riemerge la voce di Lucia: «Dopo avere bruciato tutto, ho ripreso la mia ricerca, grazie a don Massimo e, piano piano, ho sentito che non c’era più il vuoto intorno a me. Quando le mie forze non bastavano è sempre arrivato qualcuno a raccogliere i pezzi di me stessa che non riuscivo più a tenere insieme, per problemi gravi di salute o familiari; e queste persone hanno agito come se conoscessero profondamente ciò di cui avevo bisogno... Ho appena subito un quarto intervento al cervello, complesso e molto rischioso; ho attraversato, dolorosamente, una vera catarsi, morte e rinascita. Dio, adesso, è la mia guida nella continua scoperta di me, è l’atmosfera che mi avvolge, l’aria che respiro».

 Le piccole e le proprie cose

Come sempre, in punta di piedi Maurizio: «Io ho abbastanza anni per dire di avere visto due mondi, quello di prima, quando eravamo tutti più religiosi, se non altro per educazione, e quello attuale con la sua nuova religione, la scienza. Mi piace la scienza, mantengo però una visione della vita forse un po’ ingenua, ma molto spirituale. Chi lo dice che credere e pregare non conta? Io non riesco a capire come si possa pensare che l’uomo sia il massimo dell’intelligenza nell’universo e non, come tutto il resto, una parte di esso. Ogni giorno siamo bombardati da notizie e dati che non approfondiamo quasi mai, per poco tempo o poca voglia. Tutto va sempre più veloce, ma la spiritualità ha bisogno di riflessione e Dio di essere ascoltato, spesso nelle piccole cose che ci sfuggono».
Apre a una dimensione e a una responsabilità comunitarie Leone: «Purtroppo, dalle mie esperienze recenti, vedo vacillare questi valori, complice quello che stiamo vivendo. La Chiesa dà delle indicazioni giuste, ma la gente le recepisce a modo proprio e invece di creare unità crea divisioni e contrapposizioni; questo mi fa dubitare dell’effettiva fede di questi soggetti, proprio come per i farisei – io sono in regola, faccio questo, faccio quello, perché dovrei fare ancora di più adesso?». Leone, vediamo se ho capito bene: Lei sta dicendo che questa situazione mette allo scoperto il fatto che, in fondo, ognuno pensa per sé e, invece di capire che siamo tutti sulla stessa barca, adotta il “si salvi chi può”? Sorride... ecco, così è più elegante.