Proponiamo qui un resoconto dell’incontro nazionale dei frati incaricati della Pastorale Giovanile e Vocazionale tenutosi a Frascati dal 4 al 7 novembre scorsi. Annualmente sono due gli appuntamenti che riuniscono i frati che si occupano di pastorale giovanile. Questo di Frascati ha le caratteristiche di un vero e proprio corso di formazione su tematiche inerenti al nostro servizio.
Un altro momento in primavera è rivolto soprattutto ai giovani impegnati nella prima fase del loro discernimento vocazionale (un percorso che può svolgersi sia attraverso cammini di accompagnamento spirituale che esperienze residenziali nei conventi, fino alla vera e propria accoglienza vocazionale stabile). Questo prossimo incontro si svolgerà dal 30 maggio al 3 giugno 2025 in una cascina a 2000 metri di quota in Valtellina e rifletteremo sul Cantico delle Creature in occasione degli ottocento anni dal suo componimento aiutati dall’ambiente incontaminato di quei luoghi.

a cura di Michele Papi
incaricato della pastorale
giovanile e vocazionale

  Fragili e allora forti

Pellegrini in letizia, tra precarietà e speranza

 Il Giubileo è alle porte, così anche noi frati cappuccini impegnati nell’animazione vocazionale con i giovani, convocati come ogni anno ai primi di novembre, presso il centro di formazione dell’Ordine nel convento di Frascati, siamo stati invitati a riflettere sul tema della speranza. Si tratta del ventiseiesimo convegno:

infatti questo genere di incontri sono iniziati a ridosso del grande giubileo del Duemila, ma quest’anno dobbiamo registrare una grande novità: con la ridefinizione delle nostre “conferenze” (così si chiamano i raggruppamenti su base geografica e linguistica delle province cappuccine nel mondo) a Frascati non erano presenti solo i delegati delle circoscrizioni italiane ma anche quelli di altre zone afferenti alla nuova CEMCap (Conferenza Euro Mediterranea dei Cappuccini) che ha preso il posto della CIMPCap (Conferenza Italiana dei Ministri Provinciali Cappuccini). In particolare avevamo con noi due frati dal Portogallo, uno dalla Spagna e uno da Malta.

 Presentazioni

Ma veniamo al contenuto del corso appena tenutosi. Dicevamo che il tema era ispirato a quello del prossimo giubileo, infatti il titolo era “Pellegrini di speranza” e lo svolgimento aveva come asse portante l’idea di movimento, di cammino per superare i nostri confini non solo geografici ma molto più profondamente spirituali, trasformando noi stessi. Gli organizzatori, fra Raffaele Orlando della Lombardia, responsabile nazionale, e il suo consiglio, hanno trovato due relatori adattissimi sia per lo spessore delle loro testimonianze umane e spirituali, che per la capacità di farci riflettere e lavorare insieme costruendo con noi il materiale del corso.
Fra Andrea Ferrari, frate minore della Provincia del Nord Italia, dopo anni di intenso servizio pastorale con i giovani e presso i poveri e gli ultimi della dinamicissima Lombardia, da alcuni mesi si sta impegnando in una esperienza di vita eremitica presso la Diocesi di Aosta. Don Rossano Sala è sacerdote salesiano, professore ordinario di Teologia pastorale presso la Pontificia Università Salesiana di Roma, nominato da papa Francesco nel 2017 Segretario Speciale per il Sinodo dei giovani. Ad introdurli anche fra Sergio Lorenzini, Ministro provinciale delle Marche, accompagnatore del nostro servizio per conto della CEM Cap, che ha anche presieduto la concelebrazione eucaristica di apertura.

 Non è la forza

Martedì è stato il giorno affidato a fra Andrea il quale ha preso spunto dalla vicenda biblica del profeta Elia narrata nel primo e secondo Libro dei Re per mostrarci come Dio non ci chieda di essere dei super eroi, autosufficienti, invincibili, capaci di “chiudere il cielo” o “far scendere il fuoco”, bensì a lui interessi che il nostro lavoro proceda sui suoi passi, alla sua sequela perché possiamo condurre a lui quelli che accompagniamo. Possiamo vederci anche noi in un tempo di crisi della fede nel quale l’idolatria sta minando la relazione con il vero Dio che non si conosce più, essendoci costruiti al suo posto delle immagini, ma la risposta suggerita dalla Rivelazione non è una contrapposizione machista, sentendoci gli unici depositari della verità, che spesso mettiamo noi in bocca a Dio.
Questo genere di atteggiamenti esercitati da Elia hanno sì degli effetti eclatanti, ma non estirpano il problema mentre generano tanto dolore collaterale, hanno costi umani altissimi. Il cuore non si cambia con gesti clamorosi! È la promessa dei profeti: vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo. Gesù compiva prodigi, faceva miracoli, ma sapeva che non erano queste cose che avrebbero convertito le persone. Erano gesti che rivelavano l’amore di Dio per l’umanità, in un modo straordinario. Ma non è la potenza in quanto tale che conquista l’uomo. Questo non funziona!
Siamo destinati al fallimento e alla delusione se ci poniamo su un piano di forza, di gesti eclatanti. A fronte di una delusione però siamo costretti a verificare la nostra immagine di Dio: ci è data la possibilità di intraprendere il cammino che ci porta a conoscere la verità autentica di Dio e insieme possiamo conoscere la verità su noi stessi. Sull’Oreb Dio dice a Elia: non sei tu che devi decidere che cosa accade, soprattutto non sei tu che devi intervenire facendo soffrire, addirittura con atti di forza che arrivano all’uccisione degli empi. Non è così che si rivela il volto di Dio!
Il profeta, come noi operatori pastorali, è sempre colui che deve avere la sapienza e l’umiltà di ritirarsi quando si rende conto che questo gli viene chiesto, non deve pensare che la sua persona sia indispensabile, determinante, che senza di lui tutto precipita. Il nostro compito si svolge solo nell’obbedienza alla parola di Dio che si realizza spesso in modi inaspettati, nella cura personale verso chi ci viene affidato (come Dio si prende cura di Elia nutrendolo nel deserto), nella scoperta della comunità dove non siamo noi i soli depositari della vera fede ma dove possiamo scoprire la fecondità dello Spirito, ad esempio nei giovani con la loro irripetibile originalità.

 Nel vaso di creta

Mercoledì è stata la volta di don Rossano, che ha presentato alcune tabelle, sintesi mirabile del lavoro del Sinodo sui giovani, nelle quali veniva illustrata la condizione giovanile attuale nella sua precarietà, confusione e inquietudine, ma anche luogo esistenziale di ricerca di senso, desiderio di fraternità tanto da poterlo definire un tesoro in vasi di creta. Dai successivi lavori di gruppo sono emerse alcune parole chiave sottolineate dal relatore come atteggiamenti da mettere in atto nel rapportarsi coi giovani: l’ascolto, la trasparenza, il riferimento costante a Gesù nella vita della Chiesa.
Successivamente ci ha introdotti ad un metodo di lavoro che è stato quello fatto proprio dal Sinodo, ispirato alla vicenda dei discepoli di Emmaus accompagnati da Gesù, che si articola attraverso le fasi di “osservare”, “interpretare” e “scegliere” per arrivare poi a “accompagnare”, “annunciare” e “discernere” sia a livello ambientale (nostre comunità e vita fraterna) che comunitario (le esperienze che facciamo con i giovani), ma soprattutto personale (intendendo il dialogo di accompagnamento vocazionale).
Non ci resta che ringraziare il Signore per questa opportunità di formazione e di scambio. Per noi frati è fondamentale unire all’apprendimento frontale e intellettuale il sapere del cuore, che può scaturire solo dalla condivisione fraterna e dal contagio affettivo; in questo senso ogni momento del convegno, gli incontri in plenaria e nei gruppi di lavoro, come il dialogo informale e la ricreazione, come i tempi di preghiera, sono stati parte di un processo di crescita i cui frutti si vedranno nel servizio di ognuno al ritorno nelle proprie realtà locali.