Come comunicare ciò che non si vede a chi sembra non volerne sapere? In un precedente articolo (Mayday, Mio Dio. MC 05/2019, p. 9) provavo a rispondere alla difficile domanda su come trasmettere ai giovani, con le antenne rattrappite, il fascino del vangelo. La strada a cui timidamente accennavo era quella artigianale e pratica, di una vita di adulti conquistati dall’Amore e riconciliati col sé, capaci di vicinanza con i giovani.

a cura di Michele Papi 

I fantastici 4

Libri per conoscere e approfondire 

A proposito di religioni

Dato che per comunicare abbiamo bisogno anche di parole (Dio stesso d’altronde si è fatto Parola, significato, si è reso raggiungibile, si è fatto capire dagli uomini), vorrei presentare qui quattro libri che mi è capitato di leggere negli ultimi anni.

Il loro intento è quello di parlare ai giovani di fede, di religione (e di religioni) e addirittura di teologia cristiana con un linguaggio che intercetti le domande esistenziali di tutti, a volte sepolte sotto coltri di oggetti consumistici, passioni tristi e dolorosi disagi.
L’obiettivo di fondo di questi testi resta quello di favorire l’esperienza di fede, intesa come relazione personale con un Dio personale; lo strumento utilizzato è quello della conoscenza il più precisa e attualizzata possibile di quei sistemi religiosi che caratterizzano la storia dell’umanità. Parlare di religioni al plurale non vuole essere un invito al sincretismo (quel supermarket delle religioni fai-da-te che viene spesso additato come uno dei problemi della post-modernità) ma una presa d’atto che il mondo che ci circonda e in cui vivono i nostri giovani è multiculturale e multireligioso e che proprio le commistioni ci rendono quello che siamo, abbiamo una identità meticcia. Enzo Pace, docente di sociologia delle religioni, nel suo saggio Raccontare Dio. La religione come comunicazione (Edizioni Il Mulino, Bologna 2008) descrive le religioni come grandi sistemi di credenze accomunati dal “potere della parola”, capaci di fissare i confini degli universi di senso ma in un modo dinamico e mai definitivo, in confronto continuo con il contesto sociale e con le altre forme religiose. Non possiamo nascondere questi dati se vogliamo trovare la strada per leggere la nostra identità e metterci in relazione con Dio in modo sincero e dinamico. Penso che le opere che elenco di seguito vadano in questa direzione.

 Le religioni spiegate ai giovani. Convivenza e dialogo nella diversità

Mauro Leonardi, Diarkos, Santarcangelo di Romagna 2020.

Questo sacerdote, scrittore e blogger, vive e lavora con i giovani a Roma; cerca di presentare in modo chiaro il sistema di religioni in cui ogni giovane si trova immerso perché oggi è importante avere strumenti per “abitare la diversità”. Dando voce all’autopercezione di credenti-credibili, non per fare di tutta l’erba un fascio né per decidere quale sia la “vera” religione, ma perché il rispetto e il principio fondamentale dell’amore per il prossimo sono il punto di partenza per ogni cammino verso Dio, trovano spazio nel testo sia le domande di senso profonde che le curiosità che nascono dall’esperienza quotidiana. Dice l’autore: «Il nostro libro parla di religione, religioni e fede. E lo fa guardando ai giovani. Nei giovani c’è una grande domanda religiosa. Il problema però è la questione del linguaggio, la questione concettuale. Il giovane che ha la domanda religiosa, la sa esprimere? E, in caso affermativo, quando la esprime come la esprime? E, ancora sempre in caso di risposta positività, c’è qualcuno capace di raccogliere quella domanda, di recepirla? […] ho accettato di raccogliere la sfida bella, avvincente, ma anche complicata di scrivere questo libro, l’ho fatto perché mi è sembrata un’altra occasione per lavorare sulla via della pace, visto che conoscere l’altro è il primo passo per rispettarlo».

 Le religioni secondo Andrea

Piero Stefani, Laterza, Roma-Bari 2007.

Stefani è filosofo, biblista, esperto di ebraismo e teologo impegnato nel Segretariato Attività Ecumeniche di cui è presidente. In questo testo a metà tra saggio, romanzo e narrazione, immedesimandosi nel protagonista, «un ragazzo curioso e inquieto, uno come tanti, trapassato dal sottile bisturi del perché», cerca di condurci attraverso le risposte che le diverse religioni danno alle domande esistenziali. «Sono sempre più convinto che vale la pena impegnarsi a conoscere le religioni. Si può mettere in forse l’esistenza di Dio ma è impossibile dubitare che la maggior parte dell’umanità ci creda. Le religioni sono un fatto da prendere sul serio. Questo vale sia che si creda, sia che le si rifiuti. Andrea ragionava tra sé pressappoco in questi termini». Anche in questo testo si parte dalla convinzione che per dire qualcosa del sacro, è necessario prima viverlo, sperimentarlo, conoscerlo. «Catalogare le fedi senza esserne coinvolti. Ciò gli suonava distante»: quindi Andrea bussa alla porta di varie persone per assaggiarne i frutti di fede senza farne una macedonia, ma convinto che «Chi crede in Dio non può avere a cuore una sola religione».

 Il re, il saggio e il buffone. Il gran torneo delle religioni

Keshavjee Shafique, Einaudi, Torino 2005.

La vita di questo teologo e pastore protestante, nato in Kenya da una famiglia in parte cristiana e in parte musulmana, che vive a Losanna e lavora per il centro di dialogo interreligioso de l’Association de l’Arzillier, porta in sé il germe del dialogo.

Sotto gli occhi di un re, turbato da strani sogni premonitori, si svolge un torneo tra gli esponenti delle più diffuse religioni che snocciolano le loro perle più preziose per vincere la medaglia d’oro. Alla fine la vittoria si rivelerà essere la scoperta che solo nel dialogo profondo fra uomini e idee differenti può circolare liberamente l’amore che è il segno della presenza di Dio. Alcune righe dal discorso conclusivo del re: «Io propongo dunque di conferire, tra quattro anni, una medaglia d’argento, la sola che sia permesso accordare, alla religione che avrà fatto più sforzi per comprendere a fondo e servire i fedeli delle altre. Tale religione proverà in questo modo che è capace di staccarsi da se stessa, di ascoltare veramente cosa provano gli altri credenti e non credenti, e di fare loro del bene. Non è questo il segno dell’azione dello Spirito? Slegare e collegare, decentramento e accoglienza dell’altro. Il che, naturalmente, non significa accettazione acritica delle dottrine e delle pratiche degli altri. Ma questo modo di empatia e di aiuto reciproco rivelerà quella capacità di ascolto, di comprensione e di solidarietà che sola merita di essere ricompensata».

 Da Bart a Barth. Per una teologia all’altezza dei Simpson

Brunetto Salvarani, Claudiana, Torino 2008.

L’eclettico teologo e affermato scrittore, animatore del dialogo interreligioso, in questo serio manualetto usa il linguaggio dei cartoni animati per parlare di cose difficili. Attingendo al mondo dei famosi Simpson, serie ideata dal geniale Matt Groening, cerca di narrarci l’attualità teologica. La bravura di Salvarani sta nel trovare, attraverso una minuziosa analisi di personaggi ed episodi, proprio nei contenuti dei cartoons i germi delle intuizioni di illustri teologhi, come appunto la differenza tra religione e fede al centro della riflessione di Barth (Karl).