Sono io il sogno di Dio!

Comigi 2018: i giovani e la missione

 di Matteo Ghisini
Segretario delle Missioni

 A Sacrofano

Sabato 28 aprile, ore 9,30: un pulmino da san Martino in Rio e un’auto da Imola partono, destinazione Sacrofano (Roma).

Quattro frati cappuccini e sette giovani adulti che frequentano i nostri due centri missionari hanno deciso di partecipare al convegno missionario giovanile promosso dalla Fondazione Missio, dal titolo: “Sulla tua parola getterò i miei sogni”. La Fondazione Missio è nata nel 2005 come organismo pastorale costituito dalla Conferenza Episcopale Italiana al fine di sostenere e promuovere, anche in collaborazione con altri enti e organismi, la dimensione missionaria della comunità ecclesiale italiana, con particolare attenzione alla missio ad gentes e alle iniziative di animazione, formazione e cooperazione tra le Chiese. Ogni tre anni organizza per i giovani italiani impegnati nell’ambito missionario un convegno Missionario Giovanile (chiamato Comigi): ci ritroviamo in circa trecento giovani provenienti da tutta Italia, venuti con il desiderio di formarci alla missionarietà, per ascoltare e conoscere testimoni del mondo missionario, per condividere la nostra esperienza di missione.
Il convegno, ben preparato, ha offerto tante opportunità formative. Ha aperto il convegno mons. Arturo Aiello, vescovo di Avellino, tra i relatori più apprezzati. Ha esordito così: «Se la Chiesa si trova in difficoltà oggi è perché ha privilegiato i punti esclamativi su quelli interrogativi, limitando il tempo delle domande…». Egli ha toccato temi molto importanti, prendendo spunto dal brano biblico dove Gesù invita Pietro – che invano ha pescato tutta la notte - a prendere il largo e a gettare le reti, incoraggiando i giovani a non lasciarsi abbattere dal fallimento, bensì di sfruttarlo come un “luogo di grazia”. Ha poi attinto dalla sua esperienza personale, dalla musica, dalla poesia. Ha suggerito ai partecipanti di vivere lo slow invece che il fast: «La stoffa dei sogni si chiama desiderio: bisogna rieducarci al senso del desiderare senza fretta. Abbuffandoci con il tutto e subito, ammazziamo il desiderio. I sogni hanno a che fare col tempo di attesa e non con l’offerta speciale». E infine: «I’m a dream, io non ho un sogno, ma io sono un sogno: il sogno di Dio».

 Sotto il baobab

Le relazioni erano alternate a momenti più conviviali e di condivisione. Bella e stuzzicante l’iniziativa dell’aperitivo missionario, in cui una decina di missionari divisi in gruppetti da circa quindici persone, portavano la loro testimonianza di vita missionaria, mentre si degustavano alcune bevande fresche. Interessante anche il modello laboratoriale “sotto il Baobab”, in cui i partecipanti, divisi in piccoli gruppi, erano aiutati da un facilitatore a condividere e a rielaborare i tanti spunti ricevuti nelle diverse relazioni ascoltate nell’aula magna.
Molto incisivo l’intervento di padre Claudio Monge, missionario domenicano e teologo delle religioni che vive a Istanbul e si occupa di dialogo interreligioso. Presentando i sogni di Giuseppe e Maria, soffermandosi soprattutto sull’episodio dello smarrimento e del ritrovamento di Gesù dodicenne al Tempio di Gerusalemme, che costituisce uno squarcio di luce sulla vita della sacra famiglia, padre Claudio ha affermato con forza che «solo chi è capace di fare il lutto dei propri desideri può evitare di appropriarsi dell’altro, divorandolo con le proprie pretese». Questo cammino è da fare con fUn aspetto importante di questo convegno è stato quello di facilitare l’incontro tra le persone, il creare rete e conoscenza tra le tantissime realtà che lavorano nell’ambito missionario. Questo si è verificato grazie anche ai momenti di preghiera liturgica comune e di adorazione, di spettacolo e di festa vissuti insieme, e ai pasti che davano la possibilità ogni volta di sedersi vicino a qualche sconosciuto, che presto diventava familiare.

 Con le maniche rimboccate

Giovanni Rocca, Segretario Nazionale di Missio Giovani, al termine del Convegno consegna ai suoi coetanei un messaggio d’azione nel presente e nel futuro e afferma: «C’è bisogno che ognuno di noi, a testa alta pronunci un convinto ‘si’ e faccia una scelta per la sua vita e per quella della ChiesaPossiamo uscire da questo convegno con le maniche rimboccate. Non più da spettatori ma da protagonisti. Ragazzi, abbiamo idee grandi, forti, ben chiare e definite, nulla ci impedisce di realizzarle. Spetta a noi ora!».
Il Sinodo dei vescovi sui giovani, che si svolgerà il prossimo ottobre, riceverà anche questo contributo: molti si sono auspicati che quell’importante appuntamento, rimasto come sfondo qui a Sacrofano, sia non solo sui giovani ma anche dei giovani.
Il convegno finisce ed è arrivato il tempo di rientrare con i nostri mezzi in Emilia-Romagna, carichi di spunti, di volti e di persone conosciute, più consapevoli che è proprio bello far parte di una chiesa così in movimento, dinamica, missionaria. Mentre guardo dallo specchietto del pulmino la cupola di san Pietro allontanarsi dietro di noi, penso al prossimo incontro di agosto che il papa ha voluto a Roma con i giovani, in vista del Sinodo. Non possiamo mancare. La storia continua.