Costruire in noi una casa per Dio è il commento alla Regola non bollata che fr. Paolo Raffaele, studioso dei padri della Chiesa e in particolar modo della tradizione siriaca, conoscitore e amante delle Fonti francescane, propone ai lettori.

                                                                                                                a cura della Redazione di MC

Ogni volta che c’è un discepolo

La Regola, i Padri e le Fonti 

di Fabrizio Zaccarini
della Redazione di MC

 L’Autore presenta non la cronaca storica, ma l’essenza evangelica dell’ «avventura di un povero cristiano».

Perché la citazione dell’opera teatrale che Ignazio Silone dedica a Celestino V? La Regola non bollata non è di san Francesco? Sì, certo. Anzi, tra tutti, quello è il suo scritto più importante, «specchio fedele della primitiva esperienza francescana» e non del solo Francesco. La regola, allo stesso tempo, di lui ci mostra «l’anima e la sensibilità», «il suo sogno di fraternità, la sua intuizione di Dio, la sua proposta di spiritualità».

 Una Regola vivace

Fr. Paolo non commenta asetticamente il testo con il rigore freddo e distaccato dello studioso. Si propone invece, per ogni argomento toccato dalla regola, di «incrociare una doppia direzione»: verso il presente e verso il passato. Il suo commento, appassionato e partecipe, guida con sapienza il lettore a sperimentare la vivace attualità della proposta minoritica e, d’altra parte, a verificare come essa abbia radici antiche. «Vedremo», scrive fr. Paolo, «l’esperienza del Frate di Assisi sullo sfondo delle testimonianze di grandi figure di folli, innamorati, cercatori di Dio dei primi secoli, in particolare dei Padri del deserto e di alcuni monaci siriaci». Il suo commento sarà utile a chi desidera conoscere il volto autentico di San Francesco. Ma lo sarà molto di più se, laico o religioso che sia, egli unirà alla curiosità intellettuale, il proprio desiderio di avventurarsi, con tutto sé stesso e ogni giorno, sui sentieri della sequela di Cristo, povero e servo. guardando a frate Francesco come a un maestro di vita nello Spirito.

 Non fu il primo

Fr. Paolo, da buon patrologo, non dimentica che prima di lui, molti altri hanno gettato tutta la vita nella stessa avventura. Così, chiede ai lettori di porsi in ascolto delle similitudini armoniche che uniscono lui alla lunga schiera di testimoni di Cristo che l’hanno preceduto. Non vuole dimostrare la dipendenza di una tradizione dall’altra, ma, piuttosto, «gustare come, lo Spirito, pur agendo in tempi e luoghi diversi, sappia forgiare esperienze molto simili, capaci di profondissime assonanze». Risulta particolarmente stimolante accostare Francesco d’Assisi e Isacco di Ninive (VII sec. d. C.), pertanto, a conclusione del volume, fr. Paolo dedica un’intera appendice a questo parallelo.
Ecco, allora, perché ho citato Silone. In questo libro, sono in gioco tanti di coloro che hanno giocato e lottato là dove solo lo Spirito di Dio ama e agisce per primo, nel campo della conformazione a Cristo. Nella chiesa delle origini, nel medio evo, e poi oggi (e domani perché altri continueranno a giocare e lottare), molti gli avventurieri, consapevoli della propria inconsistenza, poveri di sé, perché innamorati di Cristo, il «Ricco povero che avendo tutto, si è spogliato di ogni cosa, colui che potendo tutto ha deciso di abitare il limite, colui che governando tutto ha deciso di abitare nella mitezza. La sua onnipotenza non è stata imporsi, ma limitarsi per fare spazio. Non avere nulla di proprio è primariamente abitare questa attitudine di Dio».
Questo lavoro offre un altro contributo: fr. Paolo, partendo dagli argomenti toccati dai diversi capitoli della regola, invita ad allargare lo sguardo alle fonti francescane e, soprattutto, agli scritti di frate Francesco. Chi vuole andare oltre a una devota conoscenza da santino, per incontrare in pienezza il Povero di Assisi, anche da questo punto di vista, trova qui uno strumento di largo respiro e perciò certamente prezioso. Così il capitolo VII dedicato al lavoro, con il suo richiamo finale a «non mostrarsi tristi all’esterno e rannuvolati come gli ipocriti», diventa l’occasione per allargare il discorso alla perfetta letizia e di lì al Cantico delle creature. Dopo il quale fr. Paolo commenta: «In Francesco ogni parola scaturiva da un vissuto, in questo senso egli era un vero monaco, ossia un uomo unificato, e a ogni sua parola corrispondeva un fatto. Come la Perfetta Letizia rispecchiava il suo atteggiamento vitale, conquistato dall’abbandono totale a Dio, lo stesso avvenne per il Cantico» straordinario testo di lode radicato in una terribile ora di dolore fisico.

 Qualche gustoso assaggio

Ma sarà bene che i lettori di MC gustino qualche altro assaggio della scrittura di fr. Paolo in dialogo con la Regola non bollata. Al capitolo XXIII, avviandosi ormai a conclusione, la regola dice: «Tutti amiamo con tutto il cuore, tutta l’anima, con tutta la mente, con tutta la capacità e la fortezza, con tutta l’intelligenza, con tutte le forze, con tutto lo slancio, tutto l’affetto, tutti i sentimenti più profondi, tutti i desideri e le volontà» e poco oltre: «Ovunque, noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, ogni giorno e ininterrottamente crediamo veramente e umilmente e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo adoriamo, serviamo, lodiamo e benediciamo, glorifichiamo ed esaltiamo, magnifichiamo e rendiamo grazie all’altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui, e amano lui che è senza inizio e senza fine».
Fr. Paolo commenta così: «Ogni parte di noi sia unificata! Non ci siano interstizi per ombre e doppiezze, ipocrisie e finzioni: tutto in noi sia uno, proteso verso la fonte della vita e della bellezza! La fede non sia solo mentale o emotiva, ma ogni aspetto sia attraversato dal canto: siamo uno, con le nostre membra, capacità, intelligenza, desiderio e volontà». Ancora: «Quale anelito abita in noi? Cos’è che realmente vogliamo, desideriamo, a cosa aspiriamo? […] L’Assisiate era un uomo del desiderio, ben cosciente che esso è la forza che orienta speranze, scelte, cammini: senza desiderio l’uomo è morto! A volte si vagheggia che il problema è sapere cosa ci sia dopo la morte… forse il problema è sapere se c’è una vita prima della morte, se c’è un desiderio ardente e proporzionale alla profondità dell’umano, altissimo e fragilissimo».
Abbiate pazienza se esagero, ma voglio proprio dirvelo: frate Francesco, Isacco di Ninive e molti altri ancora, santi e beati, saranno contenti se non vi farete sfuggire questo libro. Lo saranno anche di più, quando ci vedranno avanzare gioiosi nell’ “avventura di ogni povero cristiano”.