Dai cappuccini è chiamato necrologio il libro che viene letto ogni giorno in fraternità dopo i Vespri o dopo cena o al mattino dopo le Lodi, nelle cui pagine, associate al susseguirsi dei giorni del calendario, sono annotati i frati defunti, accompagnati da un sintetico ricordo e da una breve preghiera. Nell’ultimo MC dell’anno ecco anche l’ultimo Fioretto cappuccino. (ma sarà poi davvero l’ultimo?).

Nazzareno Zanni

 Il libro delle radici

Chi legge oggi il Necrologio, domani sarà letto e ricordato

 I primi manoscritti

All’inizio della riforma cappuccina (1528), con la fondazione a Ferrara (1537) del primo convento cappuccino dell’Emilia-Romagna, si ebbe l’erezione della provincia di Bologna, che comprendeva tutta la regione e, conseguentemente, il necrologio era unico.

Dal 1679, quando vi fu la divisione in Provincia di Bologna e in Provincia di Parma, il necrologio fu sdoppiato in volumi distinti. Di ogni frate, accanto al nome si trovava indicato l’anno e il luogo della morte, nonché, qualora fossero stati disponibili dettagli conosciuti, alcuni cenni sulla personalità del defunto. Con il passare degli anni, i frati annotati in questi libri si erano andati accumulando giorno dopo giorno, tanto da essere predominanti i frati più antichi e sconosciuti, ma di cui si era conservato solo il nome o poco più.
Questi necrologi erano solo manoscritti, e solo nel secolo scorso si sono avute pubblicazioni stampate. Per la provincia di Bologna il primo necrologio dato alle stampe è stato edito nel 1949, compilato in lingua latina dal padre Umile da Camugnano (1892-1956), e poi tradotto in italiano alla fine degli anni Sessanta dal padre Ignazio Guidanti (1911-2004), ma solo ciclostilato. Nel 1994 il padre Andrea Maggioli lo rifuse completamente arricchendolo con una paziente ricerca da certosino di tutti i dati archivistici possibili; ne risultarono due corposi volumi, più un terzo con i frati dispersi o usciti e con gli indici: un lavoro di notevole valore storico, da lui continuamente aggiornato fino al 2011.
In questo necrologio la breve presentazione dei frati defunti è sintetica, ricavata dai documenti disponibili, anche se talora, soprattutto nel caso di frati vissuti nei secoli più lontani, l’autore ha dovuto ricorrere a formule stereotipate o ne ha indicato solo la data e il luogo di morte, il nome e la provenienza. A questa presentazione segue, particolarmente per i defunti più vicini ai nostri tempi, in cui la documentazione era più ricca, un excursus sulla formazione avuta, sulle attività svolte e sui conventi di residenza, nonché le relative fonti archivistiche. Per la provincia di Parma, il necrologio stampato risale al 1963 e fu compilato in lingua corrente dal padre Felice Molga da Mareto, che, oltre alla data e al luogo di morte, al nome e alla provenienza, e alle fonti archivistiche, presenta il defunto con i ruoli ricoperti in provincia, con tendenza a esaltarne le qualità con espressioni alquanto enfatiche. Pure questo necrologio è stato aggiornato dall’autore fino al 1980, anno della sua morte, e anche successivamente fino al 1999.

 La successione dei criteri adottati

Nel necrologio per l’unica Provincia dell’Emilia-Romagna si è preferito adottare criteri alquanto diversi, pur conservando l’impianto di fondo dei due precedenti. Si è giunti alla decisione di tralasciare i frati defunti prima del 1950, dei quali tutto era già scritto nei precedenti due necrologi, e di riportare solo i nominativi dei frati morti dopo quell’anno. Tale scelta è stata suggerita dal fatto che i frati defunti prima di quella data risultavano pressoché tutti sconosciuti, e la loro lettura si presentava solo come un elenco di nomi, pur rimanendo la testimonianza della vita di tanti cappuccini lungo gli ultimi cinque secoli della storia della nostra regione, una testimonianza a volte eroica, come si evince dall’espressione spesso ricorrente “vittima di carità verso gli appestati”. Il minor numero di frati da annotare ha così favorito la possibilità di presentare ciascun religioso non solo con una breve nota biografica più oggettiva, ma anche con annotazioni personali, che più dettagliatamente ne esprimono il temperamento e l’attività, nonché l’impatto religioso e sociale sul contesto in cui è vissuto. Infine è stata mantenuta fino al 29 marzo 2005, giorno di riunificazione delle due province in Provincia dell’Emilia-Romagna, la distinzione tra Provincia di Bologna e Provincia di Parma.
Dopo la data e il luogo di morte, il confratello defunto è presentato attingendo il materiale dalle lettere necrologiche delle due Province, più essenziali le meno recenti e più diffuse quelle degli ultimi decenni, ed evitando di ricorrere a formule stereotipate o generiche o iperboliche. Seguendo il necrologio di padre Andrea Maggioli, sono stati aggiunti, in paragrafi distinti, l’iter di formazione, l’attività svolta nei conventi dove il defunto ha dimorato e, qualora sia stato possibile, anche alcune brevi annotazioni sul suo temperamento o episodi singolari desunti dalla lettera necrologica o dall’archivio della memoria del compilatore, per renderne più vivace la rievocazione e per favorire un dialogo fraterno con ricordi personali sul confratello che ci ha lasciato. Infine è indicato il numero, l’anno e le pagine del Bollettino in cui è possibile trovare la relativa lettera necrologica. A tale riguardo, l’estensore del nuovo necrologio si è dovuto rileggere pazientemente tutte le lettere necrologiche, sia di Bologna che di Parma, dando doveroso atto che per i frati di Bologna il necrologio di padre Andrea Maggioli ha facilitato enormemente il lavoro, contenendo giù quasi tutte le informazioni possibili. Per i defunti di Parma, mancando nel necrologio del padre Felice da Mareto notizie più precise e dettagliate, il compilatore ha ricostruito il quadro sintetico della loro vita limitandosi alle lettere che ne annunciavano la morte alla provincia.

 L’esigenza di una nuova opera

E ora, perché un necrologio? Per una doverosa riconoscenza verso quanti sono stati testimoni del carisma cappuccino arricchito della propria sensibilità e personalità prima di noi, e hanno consentito anche a noi, nell’evoluzione dei tempi e nello spirito di nuovi orizzonti, di percorrere la medesima strada, e per un fraterno ricordo di chi «ha combattuto la buona battaglia, ha terminato la corsa, e ha conservato la fede» (cfr. 2Tm 4,7), come è scritto nel frontespizio del volume. È doveroso rendere loro rispetto e stima, non cedendo alla presunzione di credere che il mondo fratesco cominci da noi, e che tutto sia da reinventare, una pretesa, più o meno latente, da cui derivano solo progetti effimeri, quando invece la conoscenza del nostro passato può esserci di prezioso aiuto nell’evitare di camminare nel provvisorio. Se le varie fasi della storia cappuccina, da quella più antica a quella attuale, devono incontrarsi e integrarsi, a questo ci sono di supporto i confratelli che hanno già sciolto le vele e ai quali il Signore, giusto giudice, ha già consegnato la corona di giustizia (cfr. 2Tm 4,6.8).
La convinzione che ciascuno di noi, come cappuccino, ha le radici su un supporto stratificato di ideali e di esperienze già vissuti da altri, ci favorirà nel conoscere meglio il nostro carisma e nell’apprezzarne i protagonisti anche più lontani nel tempo. La fraternità della nostra Provincia è composita, con frati giovani e meno giovani, e chi oggi è vecchio una volta era giovane, e chi oggi è giovane diventerà vecchio… ben che gli vada. Le fasi della vita si susseguono immutabili e ineluttabili, come ci ricorda la saggezza di un proverbio popolare: «La scarpa nuova diventa ciabatta, così come una bella donna diventa nonna». Oggi chi legge i nomi dei frati annotati nel necrologio, domani sarà lui stesso a esservi annotato e letto, e apprezzerà di venire ricordato con la semplice preghiera al termine della lettura: «Le anime di questi confratelli defunti e degli altri morti in questo giorno per la misericordia di Dio riposino in pace».