Futuro semplice… sarà…! Con da una parte (anzi, da ogni parte) lo slogan e dall’altra il dubbio, sono volate via le giornate bolognesi del 9° Festival Francescano, tre in piazza, dal 22 al 24 settembre, più una - giovedì 21 - al “coperto”, con gli appuntamenti per le scuole e per l’Ordine dei Giornalisti.

a cura di Saverio Orselli

 Tre o quattro giorni da raccontare

La ricca offerta del Festival Francescano è un patrimonio apprezzato dalla piazza

 Un luogo di incontro

È davvero un’impresa ardua raccontare il festival se si è coinvolti nell’organizzazione.

È un’impresa soprattutto non farsi prendere dall’entusiasmo, scatenato dal vedere centinaia e centinaia di persone fermarsi ad ascoltare i personaggi di turno nei vari appuntamenti. Per molti l’iniziale curiosità si è rapidamente trasformata in interesse, fino a spingere a rimanere per tutto l’incontro, rimandando a più tardi quel che si doveva fare. Per celebrarli tutti, mi piace ricordare un elegante signore dalla stazza monumentale, in procinto di attraversare la piazza spingendo la bicicletta; attratto dalle parole del relatore - non serve dire chi, perché sono stati tutti interessanti - si è ritrovato seduto nella platea ad ascoltare attento, mantenendo in equilibrio con un braccio e per quasi un’ora la bici priva del cavalletto. Come si dice dalle nostre parti, senza fare una piega.
Non è stato il solo! Pare infatti che il Festival Francescano sia stato luogo di incontro per quasi 50mila persone, senza distinzione di età, dai giovanissimi agli anziani. Un evento nell’evento è stato vedere intere scolaresche partecipare agli incontri, senza smanettare sul cellulare, mantenendo un livello di attenzione quasi impressionante, a testimonianza delle ottime capacità di chi era stato chiamato per provare a dimostrare che può stare insieme quello che sembrerebbe un ossimoro: futuro semplice.
Il festival ha avuto un prologo di notevole spessore culturale, con il seminario organizzato in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti, nel quale si è cercato di guardare al futuro di quell’informazione messa in seria difficoltà dal diffondersi delle false verità, che piacciono, attraggono e si diffondono più delle vere notizie, anche grazie alla rete di comunicazione garantita dal diffondersi dei cellulari. La stessa diffusione capillare degli smartphone è stata analizzata nei suoi vari aspetti, particolarmente positivi in continenti poveri come l’Africa, dove in gran parte si è passati direttamente dal niente al cellulare, saltando la comunicazione via cavo. Nel futuro della nostra comunicazione - si è detto - è importante la voce dell’Africa, che può trovare proprio nella rete di smartphone il veicolo giusto, purché utilizzata da parte degli operatori dell’informazione con attenzione nei confronti delle fonti, costrette spesso a correre rischi.
Poi è arrivata la piazza, affollata di curiosi, di volontari dalle riconoscibili magliette arancioni, di frati di tutte le famiglie francescane - quest’anno, più di tutte le precedenti edizioni - di suore e, soprattutto, di giovani, tantissimi, rumorosi e particolarmente interessati agli appuntamenti festivalieri, dalle conferenze di approfondimento alle serate musicali, dagli incontri di preghiera alle fast conference, dai laboratori ai workshop.

 Con la complicità del meteo

Messor lo frate Sole - come lo chiama san Francesco nel Cantico delle Creature - è stato buon amico, facendo apparire tanti cappellini arancioni per la piazza, dal venerdì alla mattinata della domenica, quando s’è fatto sostituire da frate Nubilo che, sospinto da frate Vento, ha fatto temere che il fitto programma di incontri previsto dovesse essere rivoluzionato. Anche sorella Acqua, caduta con discreta intensità, è sembrata far parte del programma, limitata alla pausa pranzo domenicale, per poi lasciare spazio a un timido sole, imprevisto anche dalle previsioni meteo. Lavate e asciugate le poltroncine, il Festival Francescano è filato liscio fino alla fine senza alcun cambiamento.

 Testimonial della vita

Anche gli appuntamenti musicali hanno riempito la piazza, sia il venerdì sera, quando è andato in scena “Parole Note live”, uno spettacolo di poesia, immagini e musica realizzato da Maurizio Rossato e Giancarlo Cattaneo in collaborazione con Radio Capital, una emittente radiofonica molto seguita da giovani e adulti. «Non immaginavo una serata così bella», commentava il giorno dopo una professoressa bolognese. Lo spettacolo del sabato sera, ideato e condotto da Federico Taddia e trasmesso in diretta nazionale da Tv2000, non è stato da meno, con canzoni e danze intervallate da testimonianze toccanti, come quella della campionessa paralimpica Martina Caironi, capace di presentarsi in scena sorridente, con in spalla la protesi con cui corre e la battuta «arrivo, gambe in spalla», o quella di padre Ibrahim Alsabagh, parroco nella Aleppo delle bombe e dei massacri.
Padre Ibrahim è stato protagonista anche di un incontro affollato, nonostante le nubi minacciassero pioggia; il suo racconto coinvolgente ha fatto sì che nessuno si allontanasse neppure quando le gocce si sono fatte più intense: doversi difendere con ombrelli, cappucci e cappellini è parso a tutti normale, sentendo di prime comunioni disturbate dai bombardamenti, con un missile caduto anche in chiesa, senza esplodere. Per padre Ibrahim e i suoi parrocchiani il futuro è semplicemente un sogno di pace.
Tanti gli appuntamenti che andrebbero ricordati, come, ad esempio, Nemo in piazza che ha visto la testimonianza di quattro ragazzi molto stimolanti, oltre ai più noti relatori Giaccardi, Borghi e Piloni. Di certo il futuro sarà più semplice se sapremo andare oltre la ricerca del nostro interesse personale, come ha fatto capire Nando Pagnoncelli, quando, citando uno studio fatto dalla sua società di ricerche sulla pubblica opinione, ha svelato che tutte le riforme più urgenti indicate dagli intervistati interessavano le categorie degli altri e mai la propria.
Ricordando che il festival è stato anche un luogo di incontro ecumenico, con riflessioni bibliche, canti e preghiere fatte in comunione con tutti i cristiani e con altre fedi, concludo con l’entusiastico commento di una signora che aveva partecipato all’incontro con Sandra Gesualdi, Federico Ruozzi, Eraldo Affinati e Aldo Bozzolini (un allievo della Scuola di Barbiana) in ricordo di don Milani, a cinquant’anni dalla morte: «Anche se gli altri erano di ottimo livello, questo è stato l’appuntamento più bello a cui ho partecipato a questo festival… continuate così». Con padre Dino abbiamo incassato il complimento, ripetendoci la domanda stampata sul volto di tutti i volontari sul futuro e sul prossimo Festival Francescano. Malgrado il successo delle giornate bolognesi, non è detto che sia un futuro semplice.